Fonte:
www.mosaico-cem.it
Autore:
Daniele Nahum
Daniele Nahum lascia il Partito Democratico: “diverse ambiguità sulla politica estera e il clima dopo il 7 ottobre”
Grazie Presidente,
una celebre frase di Marco Pannella diceva che “il personale è politico”. Per questo, annuncio oggi in quest’aula, che la mia esperienza all’interno del Partito Democratico è conclusa. Lo dichiaro… senza alcun risentimento, anzi con gratitudine verso questa comunità politica che ha accompagnato la mia vita per 10 anni.
Prima di spiegare le motivazioni politiche che sono alla base di questa decisione voglio precisare che non è in discussione il mio appoggio totale a questa Giunta e al nostro Sindaco Beppe Sala che considero la personalità politica più forte del centrosinistra milanese.
Ritengo esaurite le ragioni che mi portarono ad iscrivermi, alla fine del 2013, al Partito Democratico. A quei tempi, aderii perché intravedevo l’inizio di una linea marcatamente riformista di un Partito che sapeva stare nella contemporaneità con l’ambizione anche di rappresentare mondi con cui la sinistra italiana aveva poco dialogato. Penso alle P.Iva e alle piccole imprese. Mondi che oggi praticamente abbiamo delegato completamente al centrodestra.
Non voglio però girarci troppo intorno, nella mia decisione di lasciare il Partito Democratico hanno pesato diverse ambiguità sulla politica estera ed il clima che si è prodotto in vari settori del mondo di sinistra dopo il 7 ottobre.
Si è sdoganata, soprattutto all’interno della giovanile del Partito Democratico, la parola genocidio in riferimento alla gravissima crisi umanitaria che sta vivendo la popolazione civile all’interno della Striscia di Gaza, iniziato dopo il Pogrom di ebrei compiuto da Hamas il 7 ottobre. È un termine pericoloso, falso e inadeguato utilizzato in quel contesto. Questo termine fu coniato da un giurista ebreo-polacco, Raphael Lemkin e viene definito con le seguenti parole “gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”. Nell’azione militare israeliana non c’è alcuna volontà di cancellare dalla faccia della terra il popolo palestinese. Questo, lo voglio sottolineare, non sminuisce affatto la tragedia umanitaria in atto e come ho dimostrato sul voto di settimana scorsa sono favorevole per un cessate il fuoco immediato, per il rilascio degli ostaggi e per la ripresa dei colloqui di pace che devono portare alla soluzione” due Stati per due popoli”.
Come si dice… “non esiste una via per la pace, la pace è l’unica via”
Non possiamo però girarci intorno: l’utilizzo improprio e strumentale di questo termine ha scatenato un’ondata di antisemitismo, mascherata da antisionismo, che personalmente non avevo mai vissuto in 41 anni di vita.
In chi lo utilizza c’è una voglia conscia e inconscia di fare passare le vittime di ieri nei carnefici di oggi, di comparare gli ebrei ai nazisti.
Vogliamo dircela tutta? L’antisemitismo di destra, macchiettistico ed esecrabile di quei quattro gatti che alzano il braccio salutando il duce, è numericamente inferiore, meno diffuso e meno infiltrante rispetto a coloro che paragonano il sionismo al nazismo. Io, finché avrò voce e finché farò politica, mi batterò contro questo scempio, da qualunque parte arrivi.
Le prossime elezioni europee sono uno spartiacque tra chi sogna e vuole l’Europa federale che immaginarono Colorni, Rossi e Spinelli mentre erano al confino sull’isola di Ventotene e chi vuole invece l’Europa dei muri e chiusa in sé stessa di Salvini, Meloni ed Orban. Tra chi rivendica di aver giustamente armato l’esercito ucraino e chi invece non vorrebbe più inviargli le armi come Giuseppe Conte.
All’interno del centrosinistra va costruita e rafforzata una vera forza riformista, saldamente europeista e fieramente atlantista. Una forza che sappia coniugare e imprimere una svolta maggiore sul campo dei diritti civili ma che al contempo sappia dialogare con le imprese e con i lavoratori. Il mio impegno politico futuro sarà in questa direzione e capirò nelle prossime settimane in che modo portarlo avanti. Ringrazio dal profondo dell’animo le colleghe e i colleghi del gruppo del Partito Democratico per questo lungo pezzo di strada che abbiamo percorso all’interno dello stesso gruppo e che continueremo a percorrere insieme nei prossimi anni.
Grazie.
Daniele Nahum