Fonte:
la Repubblica edizione di Milano
Autore:
Franco Vanni
“Quella t-shirt istiga all’odio razziale”
La difesa della commerciante
cinese che le vendeva:
“Non sapeva che il simbolo è associato
alla religione ebraica”
Ha esposto in negozio sei camicie con stampata la stella di Davide e la parola “kill”. Vale a dire, “uccidere” in inglese. Per questo, una commerciante cinese è al centro di un’inchiesta ( a carico di ignoti) avviata dalla procura, che procede per il reato di istigazione all’odio razziale.
La vicenda giudiziaria comincia lo scorso febbraio, quando al comando provinciale della Guardia di finanza arriva la segnalazione di «indumenti antisemiti» in un negozio di via Rubens. Sei ore dopo i militari guidati dal colonnello Ugo Poggi sequestrano le camicie, con il disegno stilizzato di una croce cristiana con la scritta “love” ( “amore” ) e la stella di Davide con scritto “kill”. Il sostituto procuratore Piero Basilone il 7 febbraio convalida il sequestro e apre un fascicolo.
La titolare del negozio – nata nel 1965 nella Cina rurale, in Italia da pochi anni – si rivolge all’avvocato Davide Pozzi, che il 20 febbraio presenta in Tribunale una istanza di riesame, chiedendo la revoca del sequestro. «Cosi come io non ho idea di come si dica “uccidere” in cinese, cosi la mia assistita non conosce il vocabolo inglese – spiega il legale – né sapeva che la stella di Davide sia associata alla religione ebraica».
Lo scorso 9 marzo, i giudici della XXII sezione penale rigettano l’istanza. Citando «la Convenzione internazionale di New York del 7 marzo 1966, relativa all’eliminazione di ogni forma di discriminazione raziale», l’ordinanza afferma che la camicia sarebbe «veicolo di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio raziale». Più nel dettaglio, «nella semplicistica simbologia proposta, la stella a sei punte viene contrapposta a una croce, per cui la successione è “amare la religione cattolica”, “uccidere gli ebrei”».
In attesa della chiusura delle indagini, la Guardia di finanza ha sequestrato camicie uguali a Roma. Per Walker Meghnagi, imprenditore influente nella comunità ebraica milanese, «la pronta risposta di magistratura e forze dell’ordine è un ottimo segnale. L’antisemitismo è anche nelle piccole cose e va contrastato con durezza».