Fonte:
Corriere della Sera edizione di Milano
Autore:
Elisabetta Andreas
Mussolini tra i gadget del luna park
Vai in rete e vinci la maglietta nera
Il Duce con Pirlo e i pupazzetti. Il gestore del gioco: faccio marketing
El Shaarawy, Pirlo, Palacio, Tevez. E poi Benito Mussolini. Tra gli idoli dei bambini, a giudicare dai premi in palio al luna park del Sempione – banco «Mai dire goal (o quasi)», ci sarebbe anche lui. Otto palle in rete? Vincita, e si compie la scelta. A sinistra le magliette coi campioni delle varie squadre di calcio. Al centro, pupazzi e orsacchiotti. E a destra sfilza di maglie nere. Primo piano del duce, richiami ad una certa storia, scritte poco amichevoli: «Boia chi molla», «L’Italia soltanto agli italiani», l’«Italia nera». «Vincere e vinceremo». Ma cosa c’entrano in un gioco per bambini?, è la domanda di un papà – l’unico in mezz’ora ad interrogarsi su quello strano spettacolo, tra l’indifferenza degli altri passanti. «Non sono solo per i piccoli, ho tutte le taglie, dalla large alla extra small. Sono apprezzatissime, soprattutto dalle mamme e dalle ragazze», spiega il gestore Remo Miletto, circa 35 anni («ma l’età non si chiede, non sia maleducata»). Insomma, propaganda? «E anche se fosse? Potrei dirle che avevo pure le magliette di Che Guevara e sono finite, ma la verità è un’altra: io tengo ciò che piace. È questione di marketing». E mostra le altre chicche della sua lista premi. Sfondo sempre nero, lato sempre «destro»: «Che dio ce la mandi bbona. E possibilmente in mutande», e «Gli uomini sono come le macchine…», «Bevo soltanto quando guido», o «Per la donna ci vuole il mattarello…». In giro turisti, famiglie, adolescenti. Nessuno si stranisce, alla visione dei premi. Non i genitori, non gli stranieri, non i vicini di banchetto. Tutto permesso, con la crisi? «Ognuno mette in campo ciò che vuole, pur di vendere», alza le spalle Laura Sacchi, impiegata, facendo tirare il pallone al figlio di sei anni (che fortunatamente sceglie in premio la maglietta di Totti). «Se la polizia non dice niente, che problema c’è?», taglia corto anche il venditore di palloncini. Un occhio, andando via, cade sul chiosco dei souvenir. In primo piano campeggia un grembiule, «David di Michelangelo», frecce rosse corrono a mettere in risalto parti del corpo statuario. Milano è anche questa? Modaiola, acculturata e aperta, per qualcuno persino altezzosa. Ma poi, girato l’angolo, irrimediabilmente modesta?