Fonte:
Avvenire
Autore:
Lorenzo Rosoli
Antisemitismo, sfida educativa L’appello di Delpini e Arbib
«In questo tempo» segnato dalla guerra, da «volti di minaccia, sguardi ostili, maschere d’odio», «ogni parola può essere un’arma che ferisce, una provocazione che esaspera. Dunque il silenzio. Dunque la preghiera. Dunque l’attesa che da qualche parte si riconosca la scala che consente a Dio di visitare la terra e di farsi riconoscere da tutti i suoi figli, da tutte le famiglie della terra». Dunque la «missione» affidata tutti quelli che non si arrendono alla guerra e all’odio, di «essere benedizione per tutte le famiglie della terra». È l’invito che l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha lanciato dal Memoriale della Shoah dove ha dialogato col rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib. Un incontro promosso da diocesi e Rabbinato Centrale con l’adesione del Consiglio delle Chiese cristiane, e che si inserisce negli eventi legati alla Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cristiani ed ebrei, che ricorre domani, 17 gennaio. Giornata che – è l’indicazione formulata dalla Cei alla luce della tragica situazione in Israele e Palestina – le comunità sono chiamate a vivere nel segno della «speranza contro ogni antisemitismo». Dopo il dialogo con Arbib – introdotto da Roberto Jarach e Milena Santerini, presidente e vicepresidente del Memoriale – Delpini ha visitato il “Binario 21” con 120 adolescenti invitati dalla Fondazione oratori milanesi (servizio su Avvenire di domani, nella pagina Giovani). A ispirare le riflessioni di Delpini e di Arbib, il passo della Genesi dedicato al sogno di Giacobbe: «Una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa». Ma anche l’insorgenza dell’antisemitismo. Dopo la strage del 7 ottobre perpetrata da Hamas, «il più grande massacro dopo la Shoah, gli episodi di antisemitismo in Italia sono triplicati -ha ricordato Arbib-. l’antisemitismo è un virus capace di mutare. E oggi colpisce soprattutto i giovani: perciò sono contento che l’arcivescovo sia qui assieme a 120 adolescenti. Ed è un antisemitismo vissuto spesso in buona fede, con la convinzione di essere dalla parte del bene e degli oppressi, mentre l’ebraismo e Israele sono visti come il male. Come leader religiosi- ha aggiunto il rabbino – dobbiamo agire anzitutto sull’empatia, che dopo il 7ottobre è mancata. E abbiamo l’urgenza di un rapporto educativo». «Condivido questa sottolineatura sulla responsabilità educativa – ha commentato Delpini -. L’invito agli adolescenti dei nostri oratori a visitare il Memoriale della Shoah e altri luoghi significativi di Milano, vorrei diventasse abituale nella nostra pastorale giovanile». «Di fronte al rinascere e mutare del virus dell’antisemitismo e di altre forme di perversione dei sentimenti e del pensiero», ha affermato quindi l’arcivescovo, «viviamo la responsabilità educativa sentendo la nostra fragilità ma con la fiducia che Dio è alleato del bene che facciamo». Ecco: «l’inatteso rivelarsi di Dio» che sperimentò Giacobbe e che possiamo sperimentare nelle notti e nelle incandescenze della storia d’oggi, «confida una speranza: che gli uomini e i popoli siano gli uni per gli altri una benedizione», testimoni e promotori «di una parola nuova che possa essere di riconciliazione e di pace».