Fonte:
La Repubblica edizione di Milano
Autore:
Manuela Messina
Arrivano quattro condanne per i nazisti di buona famiglia
Tra i 20 e i 21 anni, volevano “il caos” ed erano pronti a colpire uno straniero musulmano Negli zaini coltelli e immagini di Hitler
Sognavano il ritorno del duce e si ispiravano a tesi suprematiste e xenofobe. E si erano anche dati dei nomi di battaglia: “Breivik”, come il terrorista norvegese autore nel luglio 2011 della strage di Utoya, “Maggiore Volpi”, “Milite Zucht” e “Comandante G”. Ieri sono arrivate a Milano le condanne in abbreviato a 2 anni e a un anno e mezzo di carcere per due dei quattro ventenni accusati di avere messo in piedi un’organizzazione neonazista e a cui avevano dato il nome di “Avanguardia Rivoluzionaria”. La gup Sofia Fioretta ha anche accolto i patteggiamenti proposti da altri due imputati, in accordo con la Procura, a un anno e mezzo di carcere. Per tutti è stata decisa la pena sospesa e la non menzione. La Procura aveva chiesto tre anni e due annidi carcere. I quattro sono tutti di età compresa tra i 20 e i 21 anni, di buona famiglia, e hanno frequentato le migliori scuole di Milano. Secondo l’indagine condotta dalla Digos meneghina guidata dal dirigente Guido D’Onofrio, e coordinata dal pm Enrico Pavone e dal capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili, avrebbero anche preso contatti con l’organizzazione svizzera “Junge Tat”. Stando all’accusa, poco prima che la loro “organizzazione” venisse smantellata, stavano organizzando un violento pestaggio ai danni di un uomo di origine straniera e di religione musulmana per creare il “caos assoluto”. Un’azione che avrebbe sancito la nascita della loro organizzazione. La sera in cui avrebbero dovuto mettere in pratica i loro propositi, però, lo scorso 16 giugno, avrebbero infine temporeggiato perché per strada c’era troppa gente visto che l’Italia giocava gli Europei. Proprio in quegli istanti, inoltre, era arrivata una Volante che fingendo un normale controllo, li aveva fermati in via della Moscova e identificati tutti. Nei loro zaini erano stati ritrovati manganello, coltello e passamontagna e immagini di Hitler e Mussolini. Nell’interrogatorio di garanzia davanti alla gip Manuela Accurso Tagano i tre – avevano cercato di ridimensionare la gravità dei fatti. Uno dei difensori, l’avvocato Davide Steccanella, obietta: «È una sentenza ingiusta che condanna idee e non fatti come rivela la esiguità della pena. Faremo ovviamente appello».
Photo Credits: La Repubblica edizione di Milano