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https://milano.repubblica.it
Romano La Russa e il saluto fascista, la procura di Milano apre un’inchiesta esplorativa. Salvini: “Se lo poteva risparmiare”
Per ora il fascicolo è senza ipotesi di reato e senza indagati. Indaga la Digos su delega del procuratore Alberto Nobili
La Procura di Milano ha aperto un fascicolo esplorativo, senza ipotesi di reato e senza indagati, sulla vicenda del saluto romano dell’assessore lombardo alla sicurezza Romano La Russa al funerale del cognato.
L’indagine ‘perlustrativa’, coordinata dal pm Alberto Nobili, è stata aperta sulla base degli articoli di stampa e dei video circolati sul web e sui social. Gli accertamenti sono stati affidati alla Digos della Questura di Milano, che deve verificare in modo ufficiale quanto accaduto.
Ma il caso è anche e prima di tutto politico. E le polemiche non si limitano al centrosinistra. Dopo il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, interviene anche il leader della Lega, Matteo Salvini. “Io quando vado a un funerale prego e non alzo il braccio teso. Sicuramente se la poteva risparmiare”. Ai giornalisti che a Milano gli hanno chiesto se La Russa si dovrà dimettere, Salvini ha risposto che “il governatore Fontana farà le sue scelte, mi sembra veramente qualcosa di cui l’Italia non ha bisogno. Quando uno va in chiesa prega, stringe la mano nel segno della pace, non alza il braccio teso. Questo è evidente”.
Il saluto romano e la denuncia dell’Anpi: “La magistratura indaghi per apologia di fascismo”
A invocare subito un’indagine era stata l’Anpi “Quanto accaduto, aggravato dalla presenza di un rappresentante delle istituzioni, è oltraggioso nei confronti di coloro che hanno combattuto contro il nazifascismo per la Libertà di tutti noi e si pone in aperto contrasto con i principi della Costituzione repubblicana”, aveva detto Roberto Cenati, presidente provinciale Anpi di Milano. Chiedendo alla magistratura di “individuare i responsabili e di applicare le leggi Scelba e Mancino per apologia di fascismo”.
Il “presente” e il saluto romano, cosa è accaduto al funerale di Alberto Stabilini
E’ avvenuto tutto lunedì 19 settembre a Milano al funerale di Alberto Stabilini, storico esponente dell’estrema destra milanese e in passato membro del Fronte della Gioventù: il rito fascista del “presente!”, scandito tre volte di fila e accompagnato dalle braccia tese nel saluto romano. Tra le fila dei presenti, appunto, anche Romano La Russa, fratello di Ignazio, appena rientrato nella giunta lombarda come assessore alla Sicurezza. Un ritorno in Regione per sostituire Riccardo De Corato, candidato alle Politiche.
Il saluto romano al funerale, Romano La Russa: “Solo una tradizione militare”
Nessun saluto romano, si è giustificato lui, ma solo il “presente” per un “militante di vecchia data, un amico fraterno” ovvero suo cognato Stabilini, che ha chiesto prima di morire di passare davanti alla sua vecchia sede” cioè quella della Giovane Italia, l’associazione studentesca legata all’Msi, e “di fare il presente”. “Chi vuol confondere il rito del presente con il saluto fascista è ignorante, nel senso che ignora una tradizione militare che vige da secoli”, ha detto La Russa. “Non è stato commesso alcun atto illecito – ha rimarcato -, come fior di sentenze di numerosi tribunali confermano. I fatti oggetto dell’odierna polemica sono lontani anni luce da tutto ciò che può essere accostato al fascismo”.
Eppure, al di là dell’inchiesta aperta e di quali potranno essere gli esiti, le polemiche sono state soprattutto politiche. Lo stesso governatore lombardo, il leghista Attilio Fontana, ha preso le distanze dal saluto romano dicendo che “sono comportamenti che
non fanno parte del nostro modo di vedere”. “Noi sostanzialmente ai funerali preghiamo e cerchiamo di esprimere solidarietà ai parenti rimasti”, ha aggiunto. Poi ha spiegato che non gli è stata presentata “nessuna richiesta” di dimissioni. “All’opposizione dico che, dopo aver parlato con lui, ne discuteremo e valuteremo tutto”, ha proseguito il presidente della Regione.
Il saluto romano: processi, condanne e assoluzioni a Milano
Negli ultimi anni molti sono stati i processi portati avanti dalla magistratura milanese su casi di saluti fascisti, a volte col cosiddetto “rito del presente”, in vari contesti, e la giurisprudenza non ha ancora assunto una linea uniforme, in quanto in alcuni procedimenti gli imputati sono stati condannati e in altri assolti, a seconda dei vari gradi di giudizio. Lo scorso luglio, ad esempio, il Tribunale milanese ha assolto un imputato che era finito a processo per apologia di fascismo per aver fatto il saluto romano durante una manifestazione di esponenti di estrema destra nell’aprile 2018 in piazzale Loreto, proprio nel punto in cui nel 1945 era stato esposto il cadavere di Benito Mussolini.
Nelle motivazioni di una sentenza in abbreviato del 2020, con cui erano stati condannati 5 estremisti di destra che avevano fatto “la chiamata al presente e il saluto romano” per onorare il militante Sergio Ramelli, la gup Manuela Cannavale, richiamandosi ad una Cassazione, aveva scritto che l’apologia di fascismo è un “reato di pericolo concreto, che non sanziona le manifestazioni del pensiero e dell’ideologia fascista in sé (…) ma soltanto dove le stesse possano determinare il pericolo di ricostituzione delle organizzazioni fasciste”. E questa del “pericolo di riorganizzazione” e proselitismo è la linea prevalente a livello di giurisprudenza.