Fonte:
Il Giorno edizione di Milano
Autore:
Nicola Palma
II radicalizzatore Ferrara nello scantinato abusivo
L’inchiesta del Ros partita dal monitoraggio di due minorenni in via Carissimi L’indottrinamento di un diciassettenne: «Loro non vogliono che adori Allah»
MILANO Pomeriggio del 14 febbraio 2018, via Carissimi 19. In quel palazzo, nel seminterrato, c’è la sede dell’associazione culturale Al-Nur: è una moschea, abusiva, come sancito un anno fa dal Consiglio di Stato. I carabinieri in borghese sono lì per due motivi. Il primo: «Il luogo di culto e aggregazione islamico – si legge negli atti dell’inchiesta che ieri si è chiusa con l’arresto di Nicola Ferrara – è risultato di particolare interesse investigativo in quanto i membri del direttivo sono a vario titolo emersi in indagini condotte in varie sedi dal Ros». II secondo: è in corso il monitoraggio di due minorenni che frequentano abitualmente il centro; uno, in particolare, viene tenuto d’occhio perché dalla linea telefonica dell’abitazione in cui vive con la madre sono state «operate delle connessioni telematiche al sito di Amaq, agenzia di stampa nota per essere strumento di propaganda» dell’Isis. I militari vedono i due parlare con un uomo e decidono di avviare approfondimenti pure su di lui. In questo modo, risalgono ai contatti e ai profili social di «Issa», che ne tratteggiano un profilo da estremista: i post su Facebook che inneggiano al martirio, le tesi negazioniste sull’11 settembre, le immagini di donne in niqab che imbracciano i kalashnikov, i file audio su SoundCloud con i «nasheed» (unica forma musicale ammessa dall’Islam radicale in quanto non prevede l’utilizzo di strumenti come al tempo di Maometto). Le intercettazioni rimandano frasi che lasciano poco spazio alle interpretazioni: l’Afghanistan, la voglia di raggiungere «la terra dei pashtun» e l’arte della Taqiyya, la pratica della dissimulazione «che ammette l’inganno verso i non-musulmani» e consiste nell’ostentare «un largo sorriso di fronte a certe persone, mentre il nostro cuore li maledice». E poi I viaggi in Qatar e negli Emirati (9 mesi tra 2018 e 2019), dove Ferrara dà prova del suo radicalismo: un giorno, racconterà, ferma un uomo che indossa una maglietta con la bandiera dell’Inghilterra e gli chiede di toglierla «perché non posso ogni giorno uscire dalla moschea e vedermi la croce davanti». «Non un semplice convertito – la sintesi del gip Guido Salvini – ma una persona che da qualche anno a questa parte ha deciso di dedicare la sua vita alla religione islamica con una visuale radicale». Un personaggio molto pericoloso, «camaleontico» per il pm Alberto Nobili, capace di «far breccia nelle menti di giovani più o meno emarginati del mondo occidentale». Giovani come il diciassettenne incontrato in via Carissimi il 25 maggio 2019, al quale proverà a inculcare teorie antisemite («Sono tutti ebrei i massoni, hanno fregato…»). Incitandolo così: «Dobbiamo combattere contro queste persone, loro non vogliono che adori Allah».
Photo Credits: Il Giorno