Fonte:
Pagine Ebraiche
Autore:
Daniel Reichel
MILANO – Memoria, responsabilità e impegno: il convegno OSCAD sulle vittime dell’odio
«Verso chi mi odiava all’inizio provavo incredulità. Ricordo di come ho vissuto da bambina, da piccola italiana, questa incredulità assoluta. Quella di una famiglia che si vede umiliata, allontanata, deportata e uccisa. Quando si vive il resto della vita — con vicende anche meravigliose — con questo passato sempre presente, ci si domanda ‘perché?’. Non ho la risposta, avessi avuto la risposta così negativa che ho ora non avrei avuto figli, nipoti e la mia bisnipote». Non ha rimedi contro l’odio la senatrice a vita Liliana Segre. Ma non per questo non siamo obbligati a combatterlo, ha ricordato Segre, invertendo all’incontro Le Vittime dell’Odio, tenutosi al Memoriale della Shoah di Milano. L’evento, organizzato dall’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (OSCAD), ha rappresentato un’occasione di confronto sui fenomeni d’odio e sulle strategie per contrastarlo, con particolare attenzione all’antisemitismo.
Lotta all’odio: tra vigilanza e libertà di espressione
A dialogare con Segre al termine dell’evento è stato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha l’importanza del lavoro dell’OSCAD, sottolineando un dato allarmante: le segnalazioni di messaggi d’odio sono quadruplicate. A fronte di questa crescita, ha spiegato il ministro, la vigilanza su luoghi sensibili è stata rafforzata, con un impegno costante delle forze dell’ordine nel monitorare le manifestazioni di odio sia fisiche che digitali. Piantedosi ha anche sottolineato la necessità di un equilibrio tra sicurezza e libertà di espressione: «La libertà di manifestazione del pensiero è sacra, ma non deve superare i limiti imposti dalla Costituzione». Lo stato, ha concluso, ha sia il compito di prevenire e reprimere, sia di educare e sensibilizzare i cittadini, dotandoli degli strumenti necessari per arginare la diffusione dell’intolleranza.
Il valore della memoria e la collaborazione tra istituzioni
Nel suo discorso di apertura, il presidente del Memoriale della Shoah, Roberto Jarach, ha ribadito il valore simbolico del Memoriale. “Siamo soddisfatti dell’affetto che riceviamo, della partecipazione degli studenti, ma dobbiamo ancora lavorare per aumentare la partecipazione del pubblico non scolastico”.
Sulla necessità di un impegno condiviso si è soffermata la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni. «La lotta all’antisemitismo, custodire la memoria della Shoah non è solo una sfida ebraica, non lo si fa da soli, ma insieme. Serve sinergia tra le istituzioni per ottenere un risultato importante e duraturo». L’antisemitismo, ha ribadito Di Segni, non è solo una minaccia per la comunità ebraica, ma un pericolo per la società nel suo complesso, che richiede una risposta collettiva e coordinata.
Una strategia concreta contro l’antisemitismo
Risposta che si prefigge di dare la nuova strategia nazionale contro l’antisemitismo, presentata brevemente dal generale Pasquale Angelosanto, coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo. Il documento, elaborato da un gruppo di lavoro istituito dal governo, punta a un’azione mirata contro le discriminazioni. «La strategia avrà probabilità di successo se avremo la capacità di declinarla in frazioni di azioni concrete», ha affermato Angelosanto.
«La parola ‘indifferenza’ è centrale. Ci troviamo di fronte a una normalizzazione del discorso d’odio, e la nostra risposta è sempre più rassegnata. Dobbiamo interrogarci su come intervenire per contrastarla», ha spiegato Milena Santerini, vicepresidente del Memoriale della Shoah, nel corso di un panel dedicato all’odio online. «Non dobbiamo demonizzare la rete, ma regolamentare i monopoli delle piattaforme digitali, affinché non diventino strumenti al servizio di governi autoritari. Serve più Europa, più regole e un’azione educativa e culturale per contrastare la normalizzazione dell’odio».
Il ruolo delle nuove generazioni nella trasmissione della memoria
Un altro panel ha affrontato il tema della trasmissione della Shoah. In dialogo con Stefano Pasta, ricercatore di “Didattica generale” dell’Università Cattolica di Milano, c’erano tre discendenti di tre sopravvissuti della Shoah: Luca Spizzichino, presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI) e pronipote di Angelo Frascati, Davide Fiano, nipote di Nedo Fiano, e Shulamit Bondì, pronipote di Mario Limentani. I tre hanno raccontato della responsabilità di trasmettere la storia di chi ha vissuto la persecuzione e la deportazione. Il rischio della perdita di testimonianze dirette è una delle grandi sfide del futuro, ma i giovani sono pronti a raccogliere la sfida, ha dichiarato Spizzichino, presentando alcuni dei progetti dell’Ugei.
“Ho tre nipoti, guardando i ragazzi, ho pensato ai miei. Che eredità lasciamo? Che eredità morale noi lasciamo?”, l’interrogativo aperto espresso in conclusione da Segre, con un appello a tutti di impegnarsi sia nel contrasto all’odio, sia nel conservare la memoria della Shoah.