Fonte:
Corriere del Mezzogiorno Napoli Campania
Autore:
Luca Marconi
«Saremo in piazza con la Stella di Davide contro il negazionismo su ambiente e tumori» Gli ammalati di cancro: «Stop Biocidio»
Napoli. «Sfileremo con la Stella di Davide 048», laddove 048 sta per esenzione ticket per le cure antitumorali: tutt’altro che una provocazione, dicono le rappresentanze di cento ammalati di tumore che manifesteranno oggi al corteo di Stop Biocidio da piazza Mancini alla Regione che, travolta dall’inchiesta di Fanpage, ha appena azzerato i vertici della società in house all’ambiente, la Sma. Solo cento ammalati indosseranno la Stella «perché tanti sono gli adesivi pagati di tasca nostra» dice il presidente dell’Isde-Medici per l’Ambiente Napoli, Antonio Marfella, «eppure marciano per migliaia». Ma perché la Stella della Shoah? La Stella è sia per l’eccezionale incidenza delle malattie tumorali in alcune province campane, sia per l’aspettativa di vita che a Napoli è minore di 8 anni rispetto alla media europea e di 4 anni rispetto a Firenze stando alle stime dell’Iss rivelate dal direttore Ricciardi. E c’è chi ha scelto un’espressione più colorita per accompagnare gli appelli alla mobilitazione («marceranno agenti 0048 con licenza di sp..’nfaccia») anche per la diatriba infinita che oppone i Medici per l’Ambiente e i comitati – che già si sono contati nel 2013 al corteo ribattezzato #fiumeinpiena – a istituzioni e professionisti bollati di “negazionismo”, che davanti ai tumori attribuiscono maggiore peso agli «stili di vita» piuttosto che ai veleni nell’ambiente, mentre l’Isde e i comitati insistono chiedendo la pubblicazione dei dati del Registro Tumori Asl Napoli 1 « in ritardo di vent’anni, che siano validati e finalmente resi noti» dice Marfella. Una crociata per la salute, che vede all’incrocio dei venti soprattutto la Sanità campana, «composta da ottimi professionisti» ma sotto un fuoco d’accuse per le disfunzionalità organizzative, operative e soprattutto la prevenzione scarsissima ovunque, dalla ex area Sin oggi Sir di Castel Volturno ad Acerra, col comprensorio delle discariche delle ecomafie a ridosso del mercatone ortofrutticolo di Giugliano e le piramidi di “balle” di rifiuti (capitolo riaperto da un nuovo giudizio in cui Fibe-Impregilo rischierebbe la condanna alle spese per la bonifica) fino ad Avellino-Ferrovia dove le analisi dell’aria riconfermano, immutato, l’allarme amianto per l’ex Isochimica. Ma la Campania è costellata di emergenze e il credere che l’indiscriminato interramento di rifiuti catalogati apposta come “tossici” non provochi conseguenze non ha logica ed è giudicato irresponsabile o criminale. Quindi al corteo di Stop Biocidio con una selva di associazioni ci sarà anche la Stella di David e così la spiega in una nota il direttivo Isde (Marfella, Costanzo, Tommasielli ed Esposito): «Contro il “negazionismo” sanitario della Shoah ambientale in Campania appunteremo sul petto la “Stella 048” mentre continuiamo a non ricevere alcun dato certificato dai registri tumori per Napoli Centro, dopo trent’anni di disastri. Questo “negazionismo” e la continua omissione o sottovalutazione dei dati ambientali e della salute vanno combattuti con tutte le nostre forze. Il popolo della Campania non vuole cedere al ricatto mortale di chi nega il disastro ambientale e sanitario per coprire gravissime responsabilità gestionali sull’Ambiente e in Sanità. A testimonianza di questa discriminazione “razziale” e “negazionista” abbiamo predisposto cento adesivi con la Stella di David centrata dallo 048 dei codici degli ammalati di cancro, che ancora non hanno, specie a Napoli Centro, neanche il diritto di sapere quanti sono. Cento “048” equivarranno ad un solo giorno di certificazioni dei cittadini che si ammalano di cancro, ma la comunità non ha diritto di disporre di dati certi e completi su cui basare valide azioni di prevenzione primaria. Ancora, oggi non abbiamo alcun controllo dei flussi dei rifiuti speciali — come ha dimostrato Fanpage — non tracciati e senza impianti finali a norma anche per gli scarti ospedalieri radioattivi. Sinora ci si è preoccupati soltanto di garantire tracciabilità e qualità delle nostre preziose pummarole ma niente è stato fatto per la tracciabilità dei rifiuti speciali a protezione della salute di tutti o dei manufatti o per la tutela della dignità dei lavoratori “a nero” (scarpe, borse e vestiti che producono rifiuti bruciati e interrati, non solo pomodori). Siamo ancora all’anno zero contro il lavoro “nero” che è la Terra dei Fuochi e ci affidiamo alla sola azione di contrasto, preziosa ma insufficiente, delle forze dell’ordine. Per questo, e contro il “negazionismo” sanitario nella regione, che ci sta facendo ammalare senza poter poi disporre di risorse sufficienti per curarci, saremo in piazza con la Stella della Shoah ambientale dei campani, discriminati come gli ebrei sotto i nazisti e fascisti prima di perdere la propria salute». Luca Marconi
Lydia Schapirer «Ma la Shoah non può essere utilizzata così»
Lydia Schapirer, presidente della Comunità ebraica di Napoli non è contenta dell’utilizzo della Stella di Davide da parte degli ammalati di cancro e dei manifestanti che oggi scenderanno in piazza a Napoli.
Signora Schapirer, ci spiega la ragione della sua contrarietà?
«La Stella di Davide venne utilizzata, come tutti sanno, come il distintivo degli ebrei internati nei campi di concentramento».
Gli organizzatori della manifestazione hanno voluto, a mo’ di provocazione, tracciare un parallelo tra il negazionismo della Shoah e quello sui danni all’ambiente e alla salute.
«Per quanto ne sappia prima di utilizzare l’adesivo giallo a forma di Stella di Davide, non ci hanno chiesto alcun parere né coinvolti in questa vicenda, noi non siamo stati consultati».
Da qui il suo dispiacere?
«Al di là di questo va aggiunto che non può essere fatto alcun paragone con i campi di concentramento, essi sono stati qualcosa di inimmaginabile per cui nessuno può compenetrarsi e capire cosa sia stato fatto nei campi di sterminio».
Ma gli ambientalisti e gli ammalati hanno voluto sottolineare fortemente un problema di rimozione.
«La società civile per scuotersi non ha bisogno di un paragone con i campi di concentramento. Non dico che è una cosa inappropriata, perché i problemi ambientali e della salute umane esistono. Ma il mio pensiero personale è che i campi di concentramento non possono essere strumentalizzati per altri fini. Tutto ciò che riguarda la Shoah non può essere utilizzato per altri fini. Detto ciò la manifestazione di oggi è degna del più grande rispetto su questo non c’è alcun dubbio» . Ro. Ru