Fonte:
www.unar.it
Calcio: L’UNAR interviene sul caso Ibrahimovic-Lukaku
Roma – Si sono sentiti anche ieri e in effetti erano piuttosto straniti. L’ Unar, cioè l’ Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, organismo della presidenza del consiglio dei ministri incaricato di fare esattamente ciò che il nome suggerisce, e la Lega di Serie A: sono in contatto regolare e la gazzarra del derby di Milano con la partecipazione tutt’ altro che straordinaria di Zlatan Ibrahimovic e Romelu Lukaku li ha spiazzati. Incredibile, noi utilizziamo il calcio come strumento di propaganda ed esempio e guarda che cosa succede.
Il razzismo può anche non entrarci, come ha tenuto a ribadire Ibrahimovic, ma vallo a spiegare. Triantafillos Loukarelis, il direttore dell’ Unar, è preoccupato: «Quanto si sta facendo per contrastare gli episodi di razzismo e discriminazione sul campo è una tela di Penelope che rischia di disfarsi. Sono state pronunciate frasi pesantissime. Non è stato un problema di razzismo, bene. Però è quella la percezione che se ne ha all’ esterno». Le parole sul vudù pronunciate da Ibrahimovic sono il nodo. Loukarelis continua: «Bisogna essere particolarmente istruiti per sapere che si sta parlando di una vera e propria religione. Per la maggioranza di noi accennare al vudù equivale a dare del sottosviluppato alla persona con cui si sta parlando. I quasi otto milioni di telespettatori della partita sono un’ aggravante: almeno la metà saranno stati giovani. Significa che questi due calciatori hanno fornito un contributo molto negativo all’ avanzamento culturale che ci aspettiamo dallo sport. Si sono comportati non da razzisti, ma da bambini. Proprio loro che hanno conosciuto il dolore della discriminazione. Da atleti con quel tipo di visibilità ti aspetti altro, ti aspetti il superamento dello stereotipo che pesa sul calcio italiano».
Il vudù è stato evocato da Ibra, l’ atteggiamento di Lukaku è stato a sua volta aggressivo. «Non stilo classifiche. Mi sarei aspettato autocontrollo e maturità da parte di entrambi. Una proposta: vivono nella stessa città, ci vuole un attimo a organizzare a Milano una conferenza stampa in cui entrambi rielaborino quanto è successo e mandino un segnale di pentimento e di pace. Una stretta di mano, un sorriso e tutto è risolto con intelligenza». Per l’ Unar lo sport è un interlocutore ideale. «Avremo a giorni un nuovo workshop con i responsabili della comunicazione di tutte le squadre di A, in vista della settimana contro il razzismo di marzo. Pensiamo a manifestazioni sui campi o meglio ancora in luoghi simbolo delle varie città. Chiediamo creatività ai club. Siamo partiti da qualche mese con l’ osservatorio contro le discriminazioni nello sport, a cui tutte le federazioni hanno aderito. C’ è una risposta significativa e c’ è uno sport consapevole del valore delle diversità». Insomma, funziona. E persino una rissa può trasformarsi in un’ occasione di crescita.
(dal Corriere dello Sport )