Fonte:
Moked.it
Autore:
Adam Smulevich
“Almirante un riferimento grillino?
Non c’è da sorprendersi”
“Nella politica, come nella vita, bisogna fare delle scelte. E invece, purtroppo, si ha la conferma che talvolta fare politica è come andare al supermercato. Si mette tutto insieme, un grande ammasso. Questo specifico riferimento rivela inoltre una concezione totalitaristica del proprio mandato, cosa che non mi sorprende più di tanto a onor del vero”.
Lo storico sociale delle idee David Bidussa commenta così le dichiarazioni di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei deputati e tra gli esponenti più in vista del Movimento 5 Stelle, che nelle scorse ore ha sostenuto l’esistenza di un’eredità delle idee di Giorgio Almirante tra i valori su cui si basa l’azione di alcuni aderenti al Movimento.
Ricordiamo le sue idee, allora. “Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue” scrive il futuro segretario del Movimento Sociale Italiano su La Difesa della razza, il 5 maggio del 1942. E ancora: “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza”. Due stralci, tra i tanti che potrebbero essere citati, che segnano il percorso di Almirante nell’estrema destra italiana.
“La Memoria serve per riflettere, sennò è inutile. Non è tutto uguale, non tutto può essere rappresentato sotto una stessa bandiera. Purtroppo Di Maio e il Movimento si confermano per quello che sono” osserva amaramente Bidussa.
Sulla stessa lunghezza d’onda la storica Anna Foa. “Questo pastrocchio colossale, perché di ciò si tratta – afferma Foa – rivela molto del Movimento 5 Stelle: della sua storia, del suo presente, del suo futuro. Non si tratta di trasversalismo ideologico come alcuni sostengono, è ben altro: questo è, mi si perdoni l’espressione un po’ forte, buttare tutto nell’immondizia senza fare la raccolta differenziata”.
L’impressione di Foa è che Di Maio non abbia gli strumenti culturali adeguati per cogliere e far emergere le differenze tra diverse forze politiche che hanno animato la storia italiana del dopoguerra. “Ma questo – ammonisce – non lo giustifica in alcun modo, così come non giustifica chi l’ha messo nella posizione in cui si trova adesso”.