Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Paola Di Caro
La piazza? Il clima è pesante Da quando è esploso il conflitto 456 episodi di antisemitismo»
Ciriani: non vietiamo il dissenso, evitiamo i rischi per i cittadini
ROMA «Non vogliamo vietare l’espressione del dissenso, ma dobbiamo impedire che manifestazioni di stampo antisemita, a forte rischio di infiltrazioni violente, mettano a rischio la sicurezza dei cittadini». È molto netto Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, e parla non solo a nome del suo partito Fratelli d’Italia ma del governo tutto quando spiega perché c’è allarme in vista del 7 ottobre e perché non bisogna abbassare la guardia.»
Lei ha risposto in Parlamento sul tema degli insulti e delle minacce di stampo antisemita verso esponenti di religione ebraica e non solo. Vede davvero una recrudescenza del fenomeno?
«Sì. Il rischio che dietro le proteste contro il governo di Israele riprenda vita un mai cessato e strisciante antisemitismo c’è. Spesso non si contesta Netanyahu, ma la stessa esistenza dello Stato di Israele. II clima è pesante, l’osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori ha segnalato 456 episodi di antisemitismo da quando è esploso il conflitto».
Però contestare la politica di un governo non è un reato. Una democrazia può vietare manifestazioni?
«Nessuno pensa di vietare per sempre manifestazioni di contestazione delle politiche del governo di Israele, ma quella per il 7 ottobre sarebbe stata — secondo quando ci risulta — una manifestazione a forte rischio di infiltrazioni, pericolosa per l’ordine pubblico. Quindi è stata vietata in via preventiva. II 7 ottobre c’è stata una strage sanguinaria, e scagliarsi contro quella che è stata una ferita terribile per il popolo ebraico non è possibile».
Ma molti pensano semplicemente che la risposta di Israele all’attacco sia stata sproporzionata, stanno dalla parte dei civili palestinesi. Lei che direbbe a un figlio che volesse scendere in piazza per questo?
«Io capisco la solidarietà al popolo palestinese, il dolore per vittime innocenti. Ma gli direi che non si può pensare che il torto sia da una parte e la ragione dall’altra. Anche noi come governo abbiamo agito per chiedere il cessate il fuoco ed evitare in tutti i modi il coinvolgimento di civili innocenti, come presidenti del G7 e come Paese, ma non si può dimenticare che da decenni Israele lotta per la propria sopravvivenza e contro chi vorrebbe eliminare il suo Stato dalla faccia della terra».
Ieri la premier Meloni si è sentita con la leader del Pd Schlein: si può arrivare a una posizione comune?
«In realtà all’inizio del conflitto ci sono stati più voti convergenti su diverse risoluzioni, della maggioranza e dell’opposizione, ed è stato positivo. Come è positivo che il presidente del Consiglio mantenga un dialogo con la leader del primo partito dell’opposizione. Ma oggi ci sembra difficile anche capire quale sia la posizione del centrosinistra. E quella di Boldrini, di Fratoianni, di Conte, di chi mette sullo stesso piano l’invasione dell’Ucraina con il conflitto a Gaza? Queste sono posizioni che ci porterebbero fuori dal consesso europeo e atlantico. E’ difficile capire cosa pensino e quali posizioni comuni si possano avere».
Anche il centrodestra però non è così granitico. Sono tanti i temi che fanno litigare i partiti.
«Sono scaramucce, normali in qualsiasi maggioranza. Sui grandi temi abbiamo sempre deciso con compattezza. Non cadremo e non ci divideremo, nessuno lo vuole tra noi. Anzi, siamo il governo più solido, unito e forte in Europa in questo momento».