Fonte:
Corriere del Ticino
Autore:
Alessandro Carlini
Gli ebrei a Londra: «C’è paura» E per le strade s’inneggia alla jihad
REPORTAGE / Sabato scorso una manifestazione pro Palestina di ben centomila partecipanti ha messo in ulteriore allarme la comunità ebraica della metropoli – Allerta anche dal premier Sunak – Le scuole sono blindate o temporaneamente chiuse – Gli atti dl antisemitismo aumentano
LONDRA Sono giorni di grande paura per gli ebrei di Londra, che vivono soprattutto nella zona est, come la comunità ultra-ortodossa fra i condomini di Stamford Hill, e a nord, nel sobborgo periferico di Barnet. Mentre infuria la nuova guerra in Medio Oriente tra israeliani e palestinesi, la tensione è salita anche nelle strade della capitale britannica, fra le quali si inneggia perfino alla «jihad». Come accaduto sabato scorso nella grande manifestazione di solidarietà alla popolazione di Gaza sotto attacco: un enorme corteo con 100 mila partecipanti – una iniziativa senza pari negli altri Paesi occidentali – ha percorso le vie del centro fra bandiere e anche qualche slogan pro Hamas, e in tutto sono stati compiuti 10 arresti. Troppo pochi per il Governo conservatore di Rishi Sunak che ha scatenato una forte polemica contro i vertici di Scotland Yard in quanto non c’è stato nessun fermo per sospetti d’istigazione all’odio ma solo per infrazioni minori all’ordine pubblico. Questo mentre sono cresciuti gli atti di antisemitismo nella metropoli, come nel resto del Paese: la polizia di Londra ha registrato almeno 250 incidenti nelle ultime settimane, con un aumento esorbitante del 1350% rispetto al periodo precedente, e in nove casi su dieci non scatta l’arresto. Qualcosa di «disgustoso», lo ha definito Sunak, che ha decretato l’immediato aumento delle misure di sicurezza a difesa delle comunità ebraiche. Solo nella capitale sono stati schierati centinaia di agenti in più ed è stata rafforzata la vigilanza privata come non si era mai visto in precedenza ma la gente resta fortemente intimorita «Molti vivono nella paura, eppure non siamo nell’Europa del 1923, ma nella Londra del 2023» ha detto Isaac Zarfati, responsabile dell’associazione di volontariato StandWithUs UK. E ha aggiunto: «C’è chi non sa se andare al lavoro con quello che sta accadendo o mandare i figlia a scuola». Spostandosi per le vie della città si può toccare con mano quanto dice Zarfati. Alcune scuole ebraiche sono state chiuse temporaneamente, per il timore di attacchi contro gli studenti. È stato perfino consigliato ai genitori di coprire eventuali simboli sulle uniformi dei figli che li rendessero riconoscibili: dalla kippah in testa alla stella di David sulla giacca. C’è una percezione di pericolo diffusa, in molti quartieri della città, mentre quanto accade a Gaza con la tv e internet arriva in tempo reale anche qui. «Tutti gli ebrei vivono con una grande paura da sempre, è radicata nel nostro DNA, nella nostra storia e nella nostra memoria» ha affermato Raymond Simonson, direttore di JW3, un centro culturale ebraico a Camden. «Abbiamo dovuto aumentare la nostra sicurezza qui, così come lo ha fatto ogni sinagoga e ogni scuola ebraica – ha aggiunto – le persone sono molto nervose». E anche sulla sua famiglia il clima generato dalla guerra in Medio Oriente ha avuto ripercussioni. «Mia figlia di 12 anni ha dormito nel nostro letto nelle ultime notti. Ha visto cose online, postate da altri ragazzi che conosce, cose che celebravano l’attacco di Hamas. I dodicenni non dovrebbero avere a che fare con tutto questo». Il timore più grande è che gli atti di antisemitismo si trasformino in un attentato vero e proprio condotto casomai da qualche «lupo solitario». Del resto la storia recente è stata segnata anche dagli attacchi perpetrati da persone che si erano radicalizzate anche in modo del tutto autonomo, tramite i social media e il vasto materiale legato al terrorismo islamista. Intanto si allarga la frattura fra la comunità ebraica e quella palestinese, o in generale musulmana: si sta passando infatti dalla convivenza o nei casi peggiori da una reciproca indifferenza a un allarmante clima di ostilità, perfino fra persone insospettabili. Un esempio è quanto successo alla stazione della metropolita di Mornington Crescent, come si vede in un video diffuso da Sky News. Due ragazze col velo hanno strappato i cartelli sopra un muro con le foto di alcuni bambini israeliani tenuti in ostaggio da Hamas recanti la scritta «rapito», come quelli affissi per le persone scomparse. Una passante è intervenuta e ha chiesto spiegazioni: «Perchè lo fate, sono dei bambini, sono persone innocenti?». E una delle due ragazze ha urlato in risposta un’altra domanda: «E allora i bambini palestinesi?».