Fonte:
Il Messaggero
Autore:
Paolo Cacace
Mattarella: antisemitismo non sconfitto
IL MESSAGGIO
Roma «Meditare e tramandare». In questi due verbi adoperati da Sergio Mattarella – ricordando un monito di Primo Levi – a conclusione del suo intervento al Quirinale può essere racchiuso il significato più profondo della «Giornata della Memoria» celebrata ieri in ricordo di quel giorno memorabile di 71 anni fa quando le truppe russe entrarono ad Auschwitz. Una cerimonia non rituale, densa di momenti di autentica commozione, che ha visto la partecipazione non solo delle autorità istituzionali, ma anche e soprattutto di alcuni superstiti di quella immane tragedia che fu la Shoah, voce di quei milioni di ebrei assassinati nei lager nazisti e di numerose scolaresche provenienti da tutta Italia. Sì perchè – come ammonisce Mattarella – l’inferno di Auschwitz «è un buco nero» nella storia dell’umanità, che ha di colpo inghiottito – insieme a milioni di vittime innocenti – secolari conquiste nel campo del diritto, della scienza, del pensiero e dell’arte. E’ la dimostrazione di come «il male assoluto può prendere anche la forma dell’assoluta banalità», sottolinea ancora il capo dello Stato, ricordando il pensiero di Hannah Arendt.
IL MONITO
Per questa ragione nessuno «né oggi né mai in futuro» può sottrarsi al peso che la Shoah colloca sulle spalle dell’umanità». Auschwtiz rappresenta anche uno spartiacque della nostra storia recente. Perchè – come ricorda ancora Mattarella – anche oggi odio, fanatismo, aberrazioni odio, spargono sangue innocente in tante parti del mondo. E ancora: «L’antisemitismo che, talvolta si fa schermo di forme di antisionismo, non è mai completamente debellato». Dunque, occorre non abbassare la guardia e tenere viva la memoria della persecuzione di cui furono vittime milioni di cittadini ebrei. Un’esigenza che vale anche per gli italiani. Perché se è vero che nel nostro Paese ci furono tante persone che salvarono la vita agli ebrei perseguitati è altrettanto vero che da noi ci fu l’onda delle leggi razziali volute dal fascismo e non mancò la spregevole «caccia all’ebreo». Ma l’inferno dei campi di sterminio – spiega Mattarella – è stato l’apice e il punto più acuto e raccapricciante dei decenni del secolo scorso contrassegnati a guerre e progetti di dominio in Europa. La costruzione dell’ Unione europea, nell’immediato secondo dopoguerra, la nuova Europa della pace e della democrazia rappresenta la «risposta politica» storicamente più importante a tutto questo. Ecco perché – incalza il capo dello Stato – è un’illusione alzare muri e ricercare negli Stati nazionali un’inverosimile sovranità perduta. Insomma: bisogna ricordare che le radici di questi settanta anni di pace vanno individuate proprio nel sangue delle vittime innocenti della Shoah. E quindi non rimuovere i ricordi, ma trasmetterli in una sorta di «staffetta della memoria». A rammentarlo c’erano alcuni superstiti dei lager, primo fra tutti Sami Modiano che dopo tanti anni, ha potuto ripercorrere con commozione i momenti più atroci e indelebili vissuti da bambino tra i meccanismi di quella «macchina della morte» attuata dai gerarchi nazisti ad Auschwitz-Birkenau.