Fonte:
http://europe.newsweek.com/
Autore:
Jonathan Sacks
L’antisionismo è il nuovo antisemitismo, dice l’ex Rabbino capo del Regno Unito
Il 27 marzo, parlando al Sundays Times, l’ex arcivescovo di Canterbury Rowan Williams ha espresso la sua preoccupazione per l’aumento del livello di antisemitismo nei campus universitari britannici. Ci sono, ha detto, “preoccupanti echi” della Germania del 1930. Due giorni dopo, sul Times, Chris Bryant, il leader ombra della Camera dei Comuni e un membro anziano del partito laburista britannico, hanno avvertito che la sinistra politica stava mettendo in dubbio sempre di più il diritto dello Stato di Israele ad esistere, una considerazione che hanno chiamato “una forma di antisemitismo non troppo sottile”.
In tutta Europa, gli ebrei se ne stanno andando. Nel 2013 un sondaggio dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali ha mostrato che quasi un terzo degli ebrei d’Europa ha considerato di emigrare a causa dell’antisemitismo, con numeri alti come il 46% in Francia e il 48% in Ungheria.
E non si tratta di un problema solo europeo. Un sondaggio del 2015 di studenti universitari ebrei nordamericani della Brandeis University ha scoperto che tre quarti degli intervistati erano stati esposti alla retorica anti-semita. Un terzo ha riportato episodi di molestie, in quanto ebrei. Gran parte delle intimidazioni nel campus è stata scatenata nelle settimane dell’ “Israel Apartheid” e della campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) contro Israele. Queste sono diventate quello che la Pasqua era nel Medioevo, un periodo per gli attacchi contro gli ebrei.
Qualcosa sta chiaramente accadendo, ma che cosa? Molti a sinistra sostengono di venire ingiustamente accusati. Essi non sono contro gli ebrei, dicono, sono solo in contrasto con le politiche dello Stato di Israele. Qui si afferma l’ovvio. La critica al governo israeliano non è anti-semita. Nemmeno il movimento BDS è antisemita in senso stretto. Molti dei suoi sostenitori hanno una preoccupazione genuina per i diritti umani. E ‘, però, una copertura per il nuovo antisemitismo, una diabolica alleanza tra l’islamismo radicale e la sinistra politica.
Cos’è allora l’antisemitismo? Non si tratta di un insieme coerente di credenze, ma di contraddizioni. Prima della Shoah, gli ebrei erano odiati perché erano poveri e perché erano ricchi; perché erano comunisti e perché erano capitalisti; perché bastavano a se stessi e perché si infiltravano ovunque; perché si aggrappavano tenacemente alle antiche credenze religiose e perché erano cosmopoliti senza radici che non credevano in niente.
L’antisemitismo è un virus che sopravvive mutando. Nel Medioevo, gli ebrei erano odiati a causa della loro religione. Nel XIX e XX secolo sono stati odiati a causa della loro razza. Oggi sono odiati a causa del loro stato-nazione, Israele. L’anti-sionismo è il nuovo anti-semitismo.
La legittimazione è cambiata. Nel corso della storia, quando si cercava di giustificare l’antisemitismo, lo si faceva ricorrendo alla più alta fonte di autorità disponibile all’interno della cultura. Nel Medio Evo, era la religione. Nell’Europa post-illuminista era la scienza. Oggi sono i diritti umani. E’ il motivo per cui Israele – unica democrazia pienamente funzionante in Medio Oriente con stampa libera e magistratura indipendente – è regolarmente accusata dei cinque crimini contro i diritti umani: razzismo, apartheid, crimini contro l’umanità, pulizia etnica e tentato genocidio. Questa è l’accusa del sangue del nostro tempo.
L’antisemitismo è un classico esempio di ciò che l’antropologo René Girard vede come forma primordiale della violenza umana: il capro espiatorio. Quando a un gruppo vanno male le cose, i suoi membri possono porre due domande diverse: “Che cosa abbiamo fatto di sbagliato?” o “Chi ha fatto questo?” L’intero destino del gruppo dipenderà da chi scelgono.
Se ci si chiede, “Che cosa abbiamo fatto di sbagliato?” è iniziata l’essenziale auto-critica per una società libera. Se ci si chiede: “Chi ha fatto questo?” ci si definisce come vittime. Si cercherà poi un capro espiatorio da biasimare per tutti i problemi. Questo classicamente sono stati gli ebrei.
Oggi l’argomentazione è come questa. Da dopo l’Olocausto, ogni essere umano benpensante deve opporsi al nazismo. I palestinesi sono i nuovi ebrei. Gli ebrei sono i nuovi nazisti. Israele è il nuovo crimine contro l’umanità. Perciò ogni persona benpensante deve opporsi allo stato di Israele, e dal momento che ogni ebreo è un sionista, dobbiamo opporci gli ebrei. Questa tesi è del tutto sbagliata. Erano ebrei, non israeliani, coloro che sono stati assassinati negli attacchi terroristici a Tolosa, Parigi, Bruxelles e Copenaghen.
L’antisemitismo è una forma di insufficienza cognitiva. Esso riduce i problemi complessi alla semplicità. Divide il mondo in bianco e nero, vedendo tutta la colpa da una parte e tutto il torto subito dall’altra. Esso individua un gruppo come il responsabile tra centinaia di colpevoli. Mette a tacere il dissenso e non si impegna in autocritica. L’argomento è sempre lo stesso. Noi siamo innocenti; loro sono colpevoli. Ne consegue che, se noi – cristiani, membri della razza ariana o musulmani – dobbiamo essere liberi, loro, gli ebrei, o lo stato di Israele devono essere distrutti. È così che cominciano i grandi crimini.
Gli ebrei sono stati odiati perché erano diversi. Sono stati la minoranza non cristiana più cospicua nell’Europa cristiana dell’anteguerra. Oggi sono la presenza non-musulmana più cospicua in un Medio Oriente islamico. L’antisemitismo ha sempre rappresentato l’incapacità di un gruppo di fare spazio alla differenza. Nessun gruppo che lo applica creerà mai una società libera.
L’odio che inizia con gli ebrei non finisce mai con gli ebrei. In un mondo inondato dall’odio per le divisioni religiose, le persone di tutte le fedi o di nessuna devono restare unite, non solo per sconfiggere l’antisemitismo, ma per garantire che i diritti delle minoranze religiose siano difesi in tutto il mondo.
La storia ci giudicherà per come affronteremo questa sfida. Non dobbiamo fallire.
Jonathan Sacks è stato rabbino capo della Gran Bretagna dal 1991 al 2013.