Fonte:
la Repubblica
Autore:
Michele Bocci
“Mi dicono: sei negra non meriti il dieci ma non mi fermeranno diventerò un avvocato”
Lettere contro la studentessa modello senegalese che frequenta una scuola di Pisa. Le frasi razziste scritte dai compagni Ma lei non è disposta a rinunciare ai suoi sogni. E scuola e carabinieri indagano
«Sei negra e quindi non meriti 10 in diritto. Sei negra e perciò non diventerai mai avvocato. Sei bella ma sfortunatamente sei nata sporca, con la tua famiglia ve ne dovete tornare al vostro paese. Mica come me che sono di razza pura». Invidia, ignoranza, razzismo e rabbia sono condensate in sei lettere anonime scagliate come bombe dentro una scuola superiore pisana. L’obiettivo è una ragazza senegalese di 14 anni che frequenta la prima e prende sempre ottimi voti. Dall’inizio di aprile ha ricevuto scritti pieni di minacce che qualcuno le ha fatto trovare sul computer di classe o vergati a mano su fogli lasciati nel suo diario, sul banco, nel cestino. Le hanno anche rotto quaderni e libri, strappando le pagine una ad una. Gli ultimi episodi, avvenuti giovedì e sabato scorsi, sono stati denunciati dal padre ai carabinieri. Ora indagano anche loro, oltre alla scuola, per capire chi è l’autore di quel delirio razzista Certamente si tratta di compagni di classe, sono almeno due, perché senza qualcuno che faccia da ‘palo’ rischi di essere visto mentre lasci le lettere o rompi i libri a scuola, dice il preside, che annuncia provvedimenti severi per i colpevoli, la sospensione e probabilmente la bocciatura. Sono ragazzi che invidiano i risultati a scuola di Aida (il nome è inventato), e mescolano la gelosia per le sue capacità con insulti razzisti. «Non si è mai vista una negra che prende 10 in diritto», è un passaggio di una delle lettere arrivate dopo un compito in classe della settimana scorsa. E ancora «Non diventerai mai avvocato.»
La famiglia di Aida è musulmana e lei indossa l’hijab, il velo che copre i capelli. Ieri non era a scuola, è rimasta a casa con la madre in una palazzina popolare alla periferia della città. «Io non mollo, al mio 10 non ci rinuncio.», dice seduta al tavolo della cucina Quando parla della sua materia preferita, il diritto, le si illuminano gli occhi. «Pensare che prima di iniziare le superiori nemmeno sapevo cosa fosse. E invece adesso mi appassiona. SI voglio fare l’avvocato e non saranno quelle persone a fermarmi.» Ma forza e determinazione lasciano spazio al dispiacere. «Ho fatto tutte le scuole, dalle elementari in poi, qui a Pisa e non ero mai stata vittima di razzismo. In classe tutti dicono di essere dalla mia parte e qualcuno mente. Spero che la scuola prenda provvedimenti. All’inizio credevo fosse una ragazzata ma poi la cosa è diventata troppo pesante. Questo è razzismo, non c’entra l’invidia Agli altri compagni bravi nessuno manda lettere di insulti.» Il padre di Aida, che lavora come operaio, alcuni giorni fa è andato a parlare con la classe della figlia. È stato saggio e pacato, «è come se foste figli miei.», ha detto. E ha strappato un applauso da tutti, perciò anche da chi ha mandate le lettere. «È una cosa brutta — commentava ieri— ma i ragazzi non hanno colpa lo penso invece ai loro genitori, forse non hanno svolto al meglio il loro ruolo. Fare figli è facile, curare la loro crescita invece è difficilissimo. I giovani sono come un foglio bianco, lo puoi sporcare o ci puoi scrivere sopra bene.»
La scuola di Aida si è riunita più volte per discutere del caso di razzismo. E anche in classe se ne è parlato molto. Una professoressa ha fatto addirittura riscrivere una delle lettere a tutti gli alunni per confrontare le calligrafie. Ma chi ha scritto quei messaggi di certo non ha usatola sua scrittura. «All’inizio pensavamo di aver individuato l’autore e avevamo aperto un procedimento disciplinare— racconta il preside — Poi ci siamo resi conto che mancavano le prove. È un peccato non riuscire a risolvere questa cosa con le nostre forze e che ci sia bisogno dei carabinieri». Nei prossimi giorni verranno sentiti i professori per capire che cosa pensano, per farsi raccontare i rapporti tra i ragazzi della classe. Non è ancora detto che vengano convocati anche gli alunni. «È una prima un po’ movimentata — racconta ancora il preside — ma i problemi fino ad ora erano quelli disciplinari classici. Una tale violenza razzista qui, dove il 10 per cento dei nostri 850 studenti sono stranieri non l’avevamo mai vista». Tutta Pisa è rimasta colpita dalla storia di Aida, dal sindaco Marco Filippeschi, che ha sottolineato come la città non accetta che fatti del genere siano considerati normali e quindi reagirà, ai sindacati, con la Cgil che parla di «frutto avvelenato della propaganda xenofoba e razzista che ha toccato di recente anche la nostra comunità.. Tutti dalla parte della ragazzina senegalese con gli occhi che brillano quando parla di diritto, anche il presidente dell’Ordine degli avvocati e il capo locale della Anm, che hanno promesso di portarla al più presto a fare un giro in tribunale. Aida felice, perché lei il sogno della toga non lo vuole abbandonare.