Fonte:
L'Unione informa - Corriere del Trentino
Da Roma a Gaza, il paragone impossibile
“Sergio Mattarella qualche giorno fa ha prestato giuramento alla Costituzione italiana davanti al Parlamento. Mattarella, in un passaggio del suo ampio discorso, ha ricordato Stefano Gaj Taché, il bambino ebreo di due anni che il 9 ottobre 1982, fuori dalla sinagoga di Roma, è stato ucciso da un commando di terroristi palestinesi (40 persone rimasero ferite). Io, da privato cittadino, vorrei qui rammentare – senza ovviamente fare i nomi – tutti quei bambini che sono morti durante i raid israeliani nella Striscia di Gaza o in altre campagne militari condotte dallo stesso esercito contro i palestinesi”.
È il testo di un delirante intervento di un lettore apparso ieri sulle pagine trentine del quotidiano L’Adige sotto il titolo “In ricordo di Stefano Taché e di tutti i bimbi morti”. Un accostamento improponibile e tendenzioso che suscita tra gli altri l’indignazione della presidente della Comunità ebraica di Merano e consigliere UCEI Elisabetta Rossi Innerhofer. “L’autore non è nuovo a interventi in cui emergono nitidamente l’odio che prova verso Israele e il mondo ebraico. Come ha ricordato il presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento il piccolo Stefano Gaj Taché era un ‘bambino italiano’ e con quell’attacco si è voluto chiaramente colpire una Comunità ebraica e la sua sinagoga. Trovo quindi molto grave – afferma – che un quotidiano come l’Adige continui a dare spazio alle farneticazioni di questa persona”.
Sul tema da segnalare anche l’intervento del direttore del Corriere del Trentino Enrico Franco, che oggi in un editoriale scrive: “A nemmeno un mese dalla Giornata della memoria, occorre solo prendere atto di come a qualcuno dia fastidio che il presidente della Repubblica renda tardivo omaggio a un bambino italiano ucciso solo in quanto ebreo. Il dramma dei palestinesi merita difensori più nobili e non antisemiti”.
Parole di sdegno arrivano anche dal presidente della locale associazione Italia-Israele Marcello Malfer.
Corriere del Trentino
Un bimbo ucciso senza giustificazioni
(e. fr.) È legittimo odiare uno Stato, anche se la critica politica, per quanto feroce, non dovrebbe sfociare nell’odio. Sarebbe più civile attaccare un governo, piuttosto che una nazione in cui convivono opinioni diverse, ma ciò richiede un equilibrio che non tutti hanno. Appare invece intollerabile accostare un crimine senza giustificazione ad altre tragedie, quasi che quel crimine possa essere in qualche modo compreso. Ieri un giornale ha pubblicato la lettera di un certo Carlo Andreatta di Rovereto nella quale si ricordava l’omaggio del Capo dello Stato a Stefano Gaj Tachè, il bambino di due anni ucciso nel 1982 davanti alla sinagoga di Roma in seguito a un attacco terroristico palestinese. I terroristi non avevano attaccato un’ambasciata, un consolato o un simbolo israeliano, bensì un luogo di culto frequentato da cittadini italiani. Il bersaglio, dunque, non era Israele, bensì gli ebrei. Andreatta, autore di numerose lettere anti-israeliane, nello scritto pubblicato ieri accosta il barbaro omicidio del piccolo Stefano ai bambini morti durante i raid israeliani. Non mi interessa discutere nel merito delle responsabilità israeliane o palestinesi, di quante siano le vittime da una parte e dall’altra, delle opposte propagande o del conflitto medio-orientale, perché qui argomenti fuori contesto. A nemmeno un mese dalla Giornata della memoria, occorre solo prendere atto di come a qualcuno dia fastidio che il presidente della Repubblica renda tardivo omaggio a un bambino italiano ucciso solo in quanto ebreo. Il dramma dei palestinesi merita difensori più nobili e non antisemiti.