Fonte:
Moked.it
Autore:
Ada Treves
DEMENZA DIGITALE Tripla parentesi: la nuova frontiera dell’intolleranza (e di chi la combatte)
Un altro simbolo di odio è andato ad aggiungersi al già lungo elenco dell’Anti Defamation League, l’organizzazione non governativa internazionale – ma basata negli Statu Uniti – che combatte l’antisemitismo e tutte le forme di fanatismo, e difende ideali democratici e tutela dei diritti civili per tutti attraverso “informazione, istruzione e legislazione”. La tripla parentesi, nota anche come (((eco))) è usata da qualche tempo dai suprematisti bianchi per evidenziare il nome di personalità di origine ebraica (vera o presunta), prevalentemente su twitter. Così segnalato, l’”obiettivo” viene poi preso di mira dagli estremisti, che costruiscono campagne mirate di incitamento all’odio, principalmente online. Una pratica adottata soprattutto da gruppi razzisti di estrema destra, protetti dalla difficoltà di individuare quello che fino a qualche settimana addietro era una sorta di codice sconosciuto ai più, probabilmente nato nel 2014, quando “The Daily Shoah”, il podcast del blog di destra “Right Stuff”, iniziò a usare l’eco come effetto sonoro che andava a sottolineare qualsiasi nome di origine ebraica venisse pronunciato.
Lineare la spiegazione: “The inner parenthesis represent the Jews’ subversion of the home [and] destruction of the family through mass-media degeneracy. The next [parenthesis] represents the destruction of the nation through mass immigration, and the outer [parenthesis] represents international Jewry and world Zionism.” (La parentesi più interna rappresenta l’eversione ebraica della casa e la distruzione della famiglia attraverso la degenerazione dei mass-media. La successiva parentesi rappresenta la distruzione della nazione attraverso l’immigrazione di massa, e la più esterna rappresenta l’ebraismo internazionale e il sionismo mondiale).
Un successo, anche se sotterraneo, che ha trasformato (((Echo))) in un vero e proprio movimento “trasversale” noto negli ambienti antisemiti, che ha usato le parentesi per segnalare e sottolineare l’identità ebraica di giornalisti e politici, oltre che di celebrità, segnalandoli come possibili target di campagne di odio. Talmente semplice e utilizzato da portare alla creazione di un plug-in per Chrome, il browser di Google, capace di creare l’eco usando un solo tasto, uno strumento apprezzato in particolare dagli appartenenti a “alt-right”, il movimento della estrema destra conservatrice composto in gran parte da giovani troll, attivisti della libertà di parola, più esperti dell’utilizzo di internet rispetto ai “white supremacists”.
L’inserimento dell'(((eco))) nelle liste dell’ADL è arriva pochi giorni dopo la rimozione del plug-in, a sua volta avvenuta qualche settimana dopo la pubblicazione di un articolo in cui Jonathan Weisman, giornalista del New York Times, raccontava la nascita e crescita di una vera e propria campagna di odio. Weisman non ne è stato l’unica vittima, come lui sono stati presi di mira, per restare ai giornalisti, Jeffrey Goldberg di Atlantic, Julia Ioffe di GQ, Bethany Mandel del New York Post, e Ben Shapiro (The Daily Wire).
Uno sviluppatore anonimo, nel frattempo, ha creato “Echo Location”, un sistema che sfruttando le API di twitter permette di ricercare e quindi raccogliere tutti i tweet in cui compare il simbolo ((( ))). Piccolo problema: Ora, però, uno sviluppatore anonimo ha messo a disposizione un sistema che permette di visualizzare in un unico posto tutti i tweet che lo contengono, rendendo così facilmente individuabili gli autori delle aggressioni online. Nell’elenco che si ricava, però, vengono inclusi anche coloro che hanno aggiunto l’eco al proprio nome. Non sono pochi: l’idea di distruggere il simbolo antisemita semplicemente appropriandosene è partita da alcuni giornalisti ebrei – fra i primi Jeffrey Golberg (giornalista di The Alantic) e Yair Rosenberg, del Tablet – e molti non ebrei ne hanno seguito l’esempio aggiungendo le parentesi al proprio nome per confondere gli antisemiti, in esplicita solidarietà con le vittime delle aggressioni. Le parentesi così da strumento di derisione si sono trasformano in uno scudo, in una fascia di protezione e sostegno, trasversale e condivisa.