Fonte:
Shalom
Autore:
Sarah Tagliacozzo
Una mattina di febbraio del 2020 sono comparse alcune scritte antisemite davanti all’Istituto di Largo Brodolini di Pomezia. Quel giorno la professoressa di letteratura e di storia Deborah D’Auria aveva organizzato un’iniziativa dedicata alla memoria e alla Shoah, invitando ad intervenire alcuni esponenti della Comunità Ebraica di Roma: la presidente Ruth Dureghello, l’artista George De Canino, il direttore del Dipartimento per i Beni e le Attività Culturali della Comunità Claudio Procaccia. Le scritte antisemite suscitarono lo sdegno della scuola e del paese. La professoressa D’Auria decise però di non arrendersi all’intolleranza e cercò una risposta forte e di alta qualità educativa e didattica che coinvolgesse gli studenti e la cittadinanza in un progetto creativo e stimolante, dimostrando come l’insegnamento possa oltrepassare le mura della scuola e diventare una occasione di crescita, comprensione e condivisione comunitaria.
L’artista Georges De Canino, all’indomani dell’episodio delle scritte antisemite davanti alla scuola di Pomezia, aveva proposto la realizzazione di un grande murales che, tuttavia, a causa del COVID non è stato possibile realizzare. Si è quindi cercato un progetto alternativo. «Al termine del corso di perfezionamento in didattica della Shoah dell’Università di Firenze, diretto dalla professoressa Silvia Guetta, ed insieme a due colleghi Simone Evangelisti dell’Istituto B. Pinchetti di Tirano , e Alessandra Forbiti dell’istituto comprensivo di Arcore, abbiamo pensato di immaginare un lavoro didattico da proporre ai nostri ragazzi a partire dalle opere di Georges De Canino» spiega a Shalom la professoressa D’Auria. È così nato il progetto didattico “Sguardi di Memoria”, finanziato con i fondi otto per mille dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia.
L’idea dei professori e dell’artista è di fare in modo che le storie di uomini e donne, non solo di vittime e sopravvissuti alla Shoah, ma anche uomini e donne della Resistenza, possano accompagnare il cammino dei ragazzi e degli insegnanti in un percorso di ricerca.
«Le mie opere sono le storie di perseguitati ebrei, vittime della persecuzione delle leggi raziali, vittime delle persecuzioni fascista e nazista, vittime di eccidi, vittime dei campi di sterminio. Poi ci sono anche delle belle storie di Giusti tra le Nazioni, di persone che hanno operato a favore dei perseguitati. Poi ci sono gli antifascisti, i politici, i combattenti, i militari. È un universo complesso» spiega De Canino.
Le sue opere consentono ai docenti di approfondire molteplici tematiche, soggetti e storie su cui riflettere. Il progetto infatti si rivolge agli studenti ma anche agli insegnanti con attività di formazione da parte degli storici e prevede la mostra itinerante di alcune opere create dell’artista, venti delle quali sono state donate da De Canino alla scuola di Largo Brodolini di Pomezia e dieci al Museo della Liberazione di Roma di Via Tasso.
«Io vivo in un territorio abbastanza difficile, perché Pomezia è nata ottant’anni fa a seguito della riforma dell’Agro Pontino e quindi spesso mi trovo a dover interfacciarmi con i nipoti degli antichi coloni. C’è quindi questo aspetto particolare di coloro che avevano avuto dei privilegi dal Duce. Però devo dire che i ragazzi sono straordinari perché la loro curiosità, la voglia di investigare e partire dai volti ci dà la possibilità eccezionale di poter capire che tipo di feedback i ragazzi hanno quando incrociano lo sguardo dei volti che vengono raccontati dalle opere Georges De Canino. La risposta va sempre al di là delle nostre aspettative» precisa la professoressa D’Auria.
I lavori prodotti dai ragazzi partendo dalle opere dell’artista vengono esposti e accostati ai volti da cui sono partiti. A seconda dell’indirizzo di studi, i ragazzi danno il loro contributo alla mostra. Ad esempio, gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore ‘Carlo Urbani’ di Ostia, istituto di grafica e comunicazione, hanno lavorato sulle storie dei volti ed hanno costruito il materiale grafico: i cataloghi,le locandine, i segnalibri.
“Sguardi di Memoria” ha già avuto diverse tappe: Pomezia, Tirano, Arcore, Portici, Nemi, Villa Altieri Roma. Secondo D’Auria, «l’idea è quella di recuperare le storie più note ma anche quelle meno note. Quindi ogni tappa prevede un volto di punta che racconta una esperienza del posto che ospita la mostra. Così è stato per esempio per Portici. Lì la mostra era incentrata sul volto guida di Ciro Siciliano, il Carabiniere che a Forno, in Toscana, dove era in servizio, ha dato la sua vita per le donne ed i bambini del posto. È stato fucilato dai fascisti guidati dalla Xª MAS di Bertozzi. Ciro Siciliano era di Portici».
De Canino per ogni tappa arricchisce gli ‘Sguardi di Memoria’. I volti sono oggi diventati 45. « Ogni tappa riceve un dono dall’artista » spiega la professoressa. «È come se si fermasse lì uno sguardo. Come se fosse un continuo monito ai cittadini della città per non dimenticare».
L’Italia è solo l’inizio. La professoressa D’Auria è inarrestabile e infatti la prossima tappa sarà all’estero. La docente ha presentato il progetto in occasione di un seminario di formazione organizzato in Romania dal TOLI Institute (che si occupa di formazione di docenti sulle tematiche di Shoah e dei diritti umani), che ha coinvolto docenti di tutta Europa: un collega greco, entusiasta del progetto, ha proposto un gemellaggio e così ‘Sguardi di Memoria’ volerà a Patrasso insieme a 20 studenti dell’istituto di Pomezia.
Il progetto ricerca la preziosa partecipazione delle amministrazioni comunali che ne consentono la realizzazione in collaborazione con le scuole che vogliono partecipare. «La presidente della CER Dureghello ha creduto da subito nel progetto, lo ha accompagnato patrocinandolo con il logo della CER. Siamo stati sostenuti anche da tanti partner fondamentali sul territorio per la didattica e l’insegnamento della Shoah come la Fondazione Museo della Shoah, Associazione Progetto Memoria CDEC, UCEI, Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia, il Museo della Liberazione di via Tasso» aggiunge la professoressa.
È un metodo efficace per contrastare l’antisemitismo? Secondo la professoressa «Assolutamente sì. Noi teniamo sempre a mente le linee guida della definizione dell’IHRA. Il progetto non è soltanto una possibilità di fare didattica e storia, ma diventa anche una occasione per poter dire il nostro ‘NO!’ all’antisemitismo e per poter insegnare i diritti umani , soprattutto in un tempo come quello che stiamo vivendo in cui l’antisemitismo viene ancora fuori con la tutta la sua portata e distorsione della storia. Anche questo approccio, che può sembrare squisitamente artistico, può essere utile per tornare in maniera forte alla storia. È un impegno che speriamo di poter onorare. Dopo aver visto anche la pubblicazione dei report dell’osservatorio contro l’antisemitismo, vediamo i dati che continuano a crescere e che devono essere un campanello d’allarme!».