Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Stefano Montefiori
Allo show di odio che la Francia non può fermare
Folla per Dieudonné che deride stupri, ebrei e gay
Lo spettacolo inizia con un uomo solo sul palco, in tunica gialla, che guarda verso il cielo e poi si rivolge al pubblico: «Sì sto pregando, e allora? C’è gente che vota, altri che si drogano, altri ancora che si dedicano a pratiche omosessuali (la frase originale è impubblicabile, ndr), io invece prego per evitare una guerra termonucleare». Gli spettatori cominciano a ridere e applaudire, e per oltre un’ora non smetteranno più. Sono quasi le 21 di giovedì al Théâtre de la Main d’Or di Parigi, e il comico Dieudonné Mbala Mbala, pluricondannato per antisemitismo, incitamento all’odio razziale e frode fiscale, da poco tornato da una «missione di pace» in Corea del Nord con l’amico ideologo «nazionale» e «socialista» Alain Soral, pronuncia le prime battute di «La Guerre». Il nuovo show è cominciato con quasi mezz’ora di ritardo perché c’era ressa alla biglietteria, gli inservienti hanno dovuto aggiungere sedie in platea. A fine 2013 il governo francese provò a fermare gli spettacoli di Dieudonné e la moda della «quenelle», una specie di saluto nazista alla rovescia. Niente libertà di espressione, sosteneva l’allora premier Manuel Valls, per un ex comico che si è trasformato in agitatore politico a partire da un famoso sketch televisivo, quello in abiti da ebreo ortodosso, braccio teso e il grido «IsraHeil!». Oggi, a quattro anni dalle battaglie legali per impedire gli spettacoli, Manuel Valls non è più al governo e il nemico pubblico (così ama dipingersi) Dieudonné torna a riempire le sale. Ogni show è preceduto da polemiche e ricorsi ma, se riesce ad andare in scena, Dieudonné fa sempre il tutto esaurito. Al Dôme di Marsiglia erano 8.000 a tributargli una standing ovation, a Tolosa 4.000, a Parigi 300 ma solo perché Il Théâtre de la Main d’Or, suo quartier generale, non ne contiene di più. Nessuna promozione sui canali tradizionali, nella Francia di Macron la figura di Dieudonné resta «maledetta» proprio come piace a lui. Anche se i biglietti si possono comprare alla Fnac e i dvd su Amazon. Dal sito ufficiale «Dieudosphère» il comico-uomo politico si rivolge direttamente al «popolo», e dice che «qualcosa sta accadendo. Il sistema politico-mediatico non è riuscito a farci sparire». Valls giudica «insopportabile» che Dieudonné possa ancora esibirsi e incolpa gli spettatori, «è in gioco la responsabilità di ognuno». Ma loro non sembrano sfiorati dal problema. Anzi, l’alone di proibito rende forse il gioco più divertente. Pubblico della classe media, tra i 20 e i 50 anni, molte giovani coppie che ridono con apparente innocenza alla retorica truce su gay, ebrei, donne, politici, «il sistema». Un ragazzo ripete «Top!» a ogni battuta: quella su Macron definito «il frocetto (petite pédale) salito all’Eliseo», quella complottista sul Bataclan, «che è a 800 metri eppure ero qui e non ho sentito niente», sulle donne che nei conflitti si fanno sempre stuprare («dovreste svegliarvi e giocare d’anticipo»), sugli ebrei Attali e Rothschild trattati come profittatori di guerra, e su quelli che piagnucolano «sono vittima di genocidio»: «Bisognava stare più attenti». Finale con Dieudonné che invita a comprare il ricco merchandising (magliette, tazze e magneti per il frigo con la «quenelle»), «anche perché a vendere c’è Nolan, il ragazzo che ha dato un ceffone a Valls (e che venne condannato, ndr). Sì, l’abbiamo assunto: ora sapete quel che dovete fare per entrare nella nostra équipe». In coda per acquistare un cappellino, un signore sulla quarantina dice che «in fondo qui siamo bianchi, neri, maghrebini: Dieudonné è capace di unirci tutti».