Fonte:
Il Foglio
L’Europa che giustifica i terroristi
Ci sono tre mesi di tempo per evitare che Hamas apra sedi nell’Ue
A leggere le motivazioni della Corte europea di giustizia che ha tolto Hamas dalla lista dei gruppi terroristici, si scopre che il vizio di fondo è che l’Europa non ha mai verificato in autonomia se Hamas è davvero un gruppo terroristico. Non ha raccolto prove, non ha raggiunto conclusioni che non siano prese dagli organi d’informazione. Dal dicembre del 2001, mese e anno di quella decisione (2001: ricorda qualcosa, ma cosa?), la Corte sostiene che l’Unione europea continua a mantenere Hamas sulla lista del terrorismo perché si fida di quello che le viene detto, e questo non va bene, il gruppo palestinese deve essere cancellato dall’elenco. Se non ci sarà un appello entro tre mesi, Hamas potrà aprire conti bancari e sedi in Europa.
Ora, è in effetti deplorevole che l’Unione europea in tredici anni non abbia scritto un rapporto su Hamas e il terrorismo. Il problema dei settlement è stato sollevato innumerevoli volte, la barriera anti attentati è stata criticata, i boicottaggi di prodotti israeliani in alcuni stati membri sono ormai una notizia di routine, i politici israeliani rischiano l’arresto se atterrano nell’aeroporto sbagliato. Eppure, non è stato ancora provato dall’Unione europea un collegamento certo tra Hamas e gli attentati contro i civili – bambini inclusi, come a Peshawar, e la differenza tra Gerusalemme e Peshawar è soltanto tecnica, non ideologica: le squadre di Hamas non riescono a fare quello che hanno fatto i talebani pachistani perché finirebbero uccise prima, non per altri motivi. Se soltanto riescono a entrare in una sinagoga con una mannaia, quelli di Hamas provano a fare in piccolo quello che – per ora – non sono riusciti a fare in grande.
Ora, il bello dei gruppi del jihad è che dichiarano le loro intenzioni, a beneficio dei seguaci del mondo e, perché no, anche dell’Unione europea. Hamas proclama in modo chiaro e cristallino la necessità di eliminare l’entità sionista e il dovere di farlo con ogni mezzo, anche e soprattutto attraverso il terrorismo sui civili, che è un concetto aggirato dichiarando che “non esistono civili israeliani”. E’ grazie a questo caposaldo ideologico che Hamas spende le sue risorse in una campagna missilistica permanente contro le cittadine israeliane nel sud (scuole incluse).
Di tutto questo, dice la Corte europea di giustizia, non abbiamo un’esperienza di prima mano e non ci siamo potuti formare un’opinione nostra. Non è un problema insormontabile. Bruxelles mandi un’apposita commissione in udienza a Gaza city, ascolti i discorsi pubblici degli ideologi di Hamas sui cittadini israeliani, si faccia portare indietro i necessari reperti probanti (una cintura esplosiva, una mannaia?) in busta di plastica. Dopo tredici anni in cui credevamo che si fosse capito, ci sono ancora tre mesi di tempo.