Fonte:
www.corriere.i
Autore:
Stefano Montefiori
Se diventa un problema condannare l’antisemitismo
Le difficoltà incontrate dal francese Glucksmann per superare gli ostacoli posti dalla France Insoumise al mettere nel programma la lotta all’antisemitismo. È lo stesso clima che spinge Keshet Italia, organizzazione ebraica queer, a non partecipare al Gay Pride a Roma per paura di aggressioni
Nel vasto caos della politica francese di questi giorni emerge un problema diffuso anche in Italia e in tutto l’Occidente, ovvero la quasi accettazione sociale, la riduzione a opinione, quindi legittima come tante, dell’antisemitismo. Se il nuovo Front Populaire (l’alleanza di sinistra) ci ha messo tanto a nascere, è anche perché i negoziati si erano incagliati su questo punto: come definire il 7 ottobre? Massacro terrorista o nobile atto di resistenza? E si può mettere nel programma la lotta all’antisemitismo, che in Francia è cresciuto del 1.000% (tra insulti, aggressioni fisiche, vandalismi etc.), oppure qualcuno si offende? Qualcuno si stava offendendo, e infatti c’è voluta tutta la determinazione di Raphaël Glucksmann, semi-esautorato vincitore del 9 giugno, per superare gli ostacoli posti dalla France Insoumise, interessata a ingraziarsi gli islamisti di casa (che votano) più che i palestinesi di Gaza. Glucksmann, che in campagna elettorale ha dovuto sopportare le svastiche dipinte sui suoi manifesti, dopo comprensibili esitazioni ieri è entrato a far parte dell’alleanza rivendicando il ruolo di «garante» della lotta all’antisemitismo.
Come se fosse una questione che sta a cuore a lui, e non una preoccupazione che dovrebbe essere di tutti. In Occidente, negli ambienti di certa sinistra, condannare le stragi di civili palestinesi, le scelte del premier israeliano Netanyahu e anche i pogrom dei terroristi di Hamas rende sospetti. Il sacrosanto no all’antisemitismo sta diventando un segno di mollezza borghese e di connivenza col nemico imperialista. È lo stesso clima che spinge Keshet Italia, organizzazione ebraica queer, a non partecipare al Gay Pride di oggi a Roma per paura di aggressioni: la lotta intersezionale incoraggia l’unione di tutte le minoranze, ma gli ebrei è meglio che restino fuori. Hamas e l’Iran, noti paladini dei diritti civili specie LGBT+, non avrebbero potuto sognare vittoria più grande.