14 Giugno 2024

La condanna dell’antisemitismo sta diventando un segno di mollezza borghese

Se diventa un problema condannare l’antisemitismo
Le difficoltà incontrate dal francese Glucksmann per superare gli ostacoli posti dalla France Insoumise al mettere nel programma la lotta all’antisemitismo. È lo stesso clima che spinge Keshet Italia, organizzazione ebraica queer, a non partecipare al Gay Pride a Roma per paura di aggressioni

Nel vasto caos della politica francese di questi giorni emerge un problema diffuso anche in Italia e in tutto l’Occidente, ovvero la quasi accettazione sociale, la riduzione a opinione, quindi legittima come tante, dell’antisemitismo. Se il nuovo Front Populaire (l’alleanza di sinistra) ci ha messo tanto a nascere, è anche perché i negoziati si erano incagliati su questo punto: come definire il 7 ottobre? Massacro terrorista o nobile atto di resistenza? E si può mettere nel programma la lotta all’antisemitismo, che in Francia è cresciuto del 1.000% (tra insulti, aggressioni fisiche, vandalismi etc.), oppure qualcuno si offende? Qualcuno si stava offendendo, e infatti c’è voluta tutta la determinazione di Raphaël Glucksmann, semi-esautorato vincitore del 9 giugno, per superare gli ostacoli posti dalla France Insoumise, interessata a ingraziarsi gli islamisti di casa (che votano) più che i palestinesi di Gaza. Glucksmann, che in campagna elettorale ha dovuto sopportare le svastiche dipinte sui suoi manifesti, dopo comprensibili esitazioni ieri è entrato a far parte dell’alleanza rivendicando il ruolo di «garante» della lotta all’antisemitismo.

Come se fosse una questione che sta a cuore a lui, e non una preoccupazione che dovrebbe essere di tutti. In Occidente, negli ambienti di certa sinistra, condannare le stragi di civili palestinesi, le scelte del premier israeliano Netanyahu e anche i pogrom dei terroristi di Hamas rende sospetti. Il sacrosanto no all’antisemitismo sta diventando un segno di mollezza borghese e di connivenza col nemico imperialista. È lo stesso clima che spinge Keshet Italia, organizzazione ebraica queer, a non partecipare al Gay Pride di oggi a Roma per paura di aggressioni: la lotta intersezionale incoraggia l’unione di tutte le minoranze, ma gli ebrei è meglio che restino fuori. Hamas e l’Iran, noti paladini dei diritti civili specie LGBT+, non avrebbero potuto sognare vittoria più grande.