Fonte:
moked.it
LIBRI – “Il nuovo antisemitismo” di Améry in libreria con Bollati Boringhieri
«Non ho dovuto prendere nessuna decisione, in pratica: la notizia di questo libro mi è arrivata direttamente dalla Germania, tramite una rete di editori stranieri, ma non si è trattato neppure di una proposta vera e propria, ho avuto l’indicazione che questo testo era in uscita e Jean Améry è un “nostro” autore da sempre. Se avessi avuto qualche dubbio sarebbe stato molto più difficile dire no piuttosto che sì alla pubblicazione». Così Michele Luzzatto, dal 2018 direttore editoriale di Bollati Boringhieri, racconta come è arrivato alla pubblicazione de Il nuovo antisemitismo. Interventi, 1969 – 1978. Jean Améry, pseudonimo di Hans Chaim Mayer, è stato una figura di assoluta rilevanza nella riflessione filosofica e letteraria del Novecento, lucido autore di testi sulla condizione umana e sull’identità ebraica. Sopravvissuto ad Auschwitz non ha solo testimoniato l’orrore della Shoah: con la sua opera più nota, Intellettuale a Auschwitz, ha avviato meditazione sulla frattura irreparabile che l’esperienza del lager infligge alla coscienza dell’individuo. La Memoria diventa un fardello etico, e un dovere che impedisce qualsiasi forma di riconciliazione o oblio. La memoria è una ferita che resta aperta, un monito contro ogni tentativo di minimizzare o giustificare la barbarie e l’annientamento della dignità. Il dolore, diventato elemento costitutivo dell’essere, ridisegna per la percezione del sé e dell’altro, in una accezione che rispetto al pensiero di Primo Levi sottolinea maggiormente l’impossibilità di risanare la frattura con la società. Ancorato a una visione radicalmente pessimistica, convinto che la memoria della violenza non potesse mai tradursi in riconciliazione, Améry nella scrittura portava una negatività profonda. Le riflessioni sul significato dell’identità ebraica in un’Europa che aveva sterminato milioni di ebrei, contenute principalmente in Auschwitz e il senso della colpa, sono incentrate sulla necessità di ridefinire il proprio posto nel mondo. Il passato per Améry poteva essere solo affrontato con radicale onestà, escludendo ogni possibilità di perdono. Continua Luzzatto: «Si tratta di una scelta di articoli scritti nel corso di una decina d’anni, dalla fine degli anni Sessanta fino alla sua morte, che abbiamo affidato per la traduzione a un grande germanista, Giulio Schiavoni, pubblicati con una prefazione di Irene Heidelberger-Leonard, che di Jean Améry è la biografa tedesca. Abbiamo in catalogo tutto quello che è stato pubblicato in Italia perché Bollati ha acquistato i diritti del suo Intellettuale ad Auschwitz negli anni Ottanta, nel periodo in cui Améry dialogava con Levi, ed è stato il primo titolo di una nuova collana della casa editrice. Si chiama tutt’ora Varianti ed è una collana di “narrative contaminate”, che stata introdotta da Bollati quando è entrato in casa editrice come variante, appunto, rispetto a quello che era lo scopo principale dell’editore». Il nuovo antisemitismo è una raccolta di saggi che, ha spiegato Luzzatto, potrebbero essere stati scritti oggi. Fra questi si legge che l’antisionismo, allora sempre più diffuso tra i suoi compagni politici, rappresenta il volto nuovo e presentabile di un discorso difficile da estirpare e sempre pronto a riemergere: quello dell’antisemitismo.