Fonte:
Il Fatto Quotidiano
Autore:
Silvia Truzzi
“La vendetta degli Alleati moralmente discutibile”
Il giudice Jackson – procuratore al processo di Norimberga, disse: “Il fatto che quattro grandi nazioni, ricoperte di vittoria e colpite dall’ingiustizia rifiutino la vendetta e sottomettano i nemici al giudizio della legge è uno dei più significativi tributi che il potere abbia mai pagato alla ragione”. Angelo d’Orsi, storico del Fascismo, ordinario di Storia del pensiero politico a Torino, la commenta così: “E’ una giustificazione, molto altisonante, della giustizia dei vincitori. Norimberga è stata giuridicamente un fatto inaccettabile, politicamente utile, moralmente molto discutibile”.
Perché moralmente molto discutibile?
Con il senno di poi, sappiamo che il mondo non era diviso in buoni e cattivi in una maniera così netta. I buoni avevano sulla coscienza altrettante efferatezze dei cattivi. A cominciare dalla politica dei bombardamenti a tappeto. Di cui Dresda è un po’ il simbolo, anche perché è stata semidistrutta quando ormai la guerra era finita. E con l’aggiunta gravissima del mitragliamento della popolazione in fuga. Senza L’effetto più importante è stato far conoscere alla popolazione tedesca cos’era stato il nazismo Giuridicamente si è creato un poderoso e pericoloso precedente: chi vince, pretende di avere ragione sul piano della giustizia dire di Hiroshima e Nagasaki. Poi è ovvio che l’hitlerismo ha una sua specificità nell’aver perseguito l’eliminazione sistematica di un popolo, ma anche di tutti quelli che erano considerati da eliminare.
Politicamente?
Fu utile per i vincitori, per urlare solennemente al mondo che loro rappresentavano la parte della verità e della giustizia. Dunque fu utile per costruire il mito della guerra giusta. L’effetto cui io do più importanza è stato quello di far conoscere alla popolazione tedesca cos’era stato il nazismo. La tesi di Goldhagen, per cui tutti i tedeschi erano stati I volonterosi carnefici di Hitler è molto discutibile: non è vero che tutti sapevano. A Norimberga comunque cadde l’alibi. Il processo è stato utile sul piano simbolico. Tanto è vero che Norimberga può essere usato come metafora, anche fuori dal contesto: io stesso l’anno scorso ho chiesto con un appello pubblico una Norimberga per Israele, dopo l’infame aggressione a Gaza. Giuridicamente si è creato un poderoso (e pericoloso) precedente: chi vince, non solo ha vinto militarmente, ma pretende di avere ragione sul piano della giustizia.
Churchill avrebbe detto che non ci fu una Norimberga italiana perché Mussolini era già stato ammazzato.
Lì si voleva dire che non ce n’era bisogno. In realtà non abbiamo avuto una Norimberga e non abbiamo nemmeno fatto i conti con il passato. Non c’è stata una resa dei conti morale e politica con il fascismo. Mentre la Germania l’ha fatta, eccome. Improvvisamente in Italia, appena caduto il regime, i fascisti sono scomparsi. Nessuno era mai stato fascista. In Germania c’è stato un processo diffuso di presa di coscienza. La controversia degli Anni 80, il “passato che non passa” di Habermas, è stato un tentativo di mettere una parola chiara su tutto questo. La posizione di Nolte,secondo cui il nazismo non era stato altro che una risposta al bolscevismo, per cui l’Europa doveva essere grata a Hitler, storicamente non regge ed è anche una boiata pazzesca.
L’amnistia Togliatti ha favorito la rimozione?
L’amnistia non era così blanda: il guaio è stato che coloro che l’hanno applicata erano stati tutti fascisti. L’amnistia aveva una ragione politica: