Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Paolo Conti
«In scuole e università racconto a senso unico L’odio per gli ebrei? Dietro vedo una regia»
Di Segni: i nostri timori siano i timori di tutti
ROMA «Sappiamo cosa sta accadendo nei licei e nelle università italiane: quale sia il racconto su Israele, l’antisemitismo crescente, gli incitamenti all’odio e alla violenza. Penso a una regia che orienta coscienze, che paga, finanzia, indottrina e recluta, che usa i canali del fondamentalismo, gridando al dolore e al male. Vedo tante intelligenze che si pronunciano su ciò che sta accadendo senza conoscere i luoghi, il contesto, la stessa geografia appiattendosi su slogan assurdi. E vedo anche il mondo della marginalità dei centri sociali, che si inserisce in un tentativo di destabilizzazione che non ha nulla a che fare con i palestinesi». Noemi Di Segni dal luglio 2016 è la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. Riflette sull’anniversario del 7 ottobre e sul boom dell’antisemitismo registrato dal Censis in una nuova ricerca: gli episodi di intolleranza, da ottobre 2023 a marzo 2024, sono triplicati.
Cosa pensa di questi dati, Di Segni?
«Gli episodi e i micro episodi sono anche di più. Ciò che allarma è il ribaltamento della verità: non vedere che il vero pericolo per il mondo è l’Iran, invece lo si individua in Israele dal quale ci si aspetta ciò che ad altri non viene richiesto. Nei forum internazionali c’è una condanna assoluta di Israele, attraverso continue risoluzioni, accuse che non vengono contestate ad altri».
Qual è il pericolo?
«Si prende a prestito il linguaggio legato alla tragedia della Shoah per ribaltarlo contro Israele semplificando tutto, senza nessuna indagine sulla reale situazione che riguarda la vicenda palestinese. Questo appiattimento è antisemitismo. Coinvolge tutti gli ebrei, ovunque siano e ovunque vivano. Fenomeno che preoccupa le comunità ebraiche italiane: essendo gli ebrei di questo Paese cittadini italiani, dovrebbe preoccupare l’intera nostra società».
Però le proteste contro Netanyahu ci sono anche in Israele. Non solo in Italia o in altri Paesi…
«La società israeliana è distrutta, sfinita, lacerata da una guerra che toglie ossigeno. C’è una dialettica polarizzata su molte tematiche, per prima quella degli ostaggi. Israele è uno stato animato e democratico: ma non c’è una sua delegittimazione. E protestare è ben altro che vedere in lui, come avviene anche in Italia, l’uomo che decide le sorti del mondo premendo un bottone, o il simbolo di un intero popolo che vuole uccidere i bambini e desidera la guerra a tutti i costi».