Fonte:
www.revuedesdeuxmondes.fr
Autore:
Antoine Legadec
Pierre-André Taguieff: “Nella nuova giudeofobia, gli ebrei sono equiparati non solo ai razzisti ma ai nazisti”.
Il filosofo e storico Pierre-André Taguieff ritorna sul caso del tweet antisemita di Gérard Filoche e analizza i momenti fondanti dell’odio ebraico nel mondo moderno.
Revue des Deux Mondes – Che cosa pensa del tweet di Gérard Filoche e dei suoi argomenti per difendersi?
Pierre-André Taguieff – Se Gérard Filoche non è l’autore di quest’ operazione di connotazione antisemita (dovuta a Alain Soral), ha comunque aderito immediatamente al pensiero che veicola, un messaggio che mescola anti-sionismo radicale e grossolano anti-americanismo . La centralità del motivo anti-ebraico è in effetti innegabile: la bandiera israeliana e il ritratto di tre ebrei apparentemente ricchi mostrano l’assimilazione degli ebrei alla finanza. Nel dettaglio, questa immagine evoca tre controverse polemiche: “Israele = sionismo = razzismo”, “ebrei = denaro” e “ebrei = potere di manipolazione”. Gli ebrei sono accusati, secondo questo fotomontaggio, di essere razzisti, predatori della finanza e manipolatori, con Macron che è il loro burattino.
Al di là dell’immagine, l’uomo stesso è emblematico poiché Gérard Filoche rappresentava, fino alla sua sospensione in atto, l’ala sinistra del Partito socialista. Ovviamente, ha twittato perchè affascinato: sembra aver ritrovato la sua visione del mondo in questo fotomontaggio anti-ebraico. Questo miscuglio discutibile non lo ha messo in imbarazzo, lo ha sedotto al punto di fargli trascurare ogni prudenza, in un campo in cui i leader politici agiscono, in linea di principio, secondo l’etica della responsabilità. Gerard Filoche ha qui dimenticato qualsiasi responsabilità a favore della diffusione delle sue convinzioni più profonde.
Questo caso svolge il ruolo di una rivelazione. Mette in luce cose nascoste fin dalle origini del socialismo. Oggi pensiamo spesso all’antisemitismo nazionalista o razzista, dimenticando la fase rivoluzionaria, socialista, anarchica e comunista dell’antisemitismo nel XIX secolo. Eppure l’antisemitismo rivoluzionario e anticapitalista, che ebbe inizio in Francia con Fourier, Toussenel e Proudhon, precedette l’antisemitismo nazionalista. Il mito repellente dell’ebreo come parassita sociale e predatore, questa invenzione dell’anticapitalismo rivoluzionario, prese posto accanto alla figura dell’ebreo in quanto principio della dissoluzione delle nazioni. Il caso dei tweet di Gérard Filoche ricorda a coloro che non conoscono la storia delle dottrine e degli atteggiamenti anti-ebraici, uno dei momenti “chiave” dell’odio per gli ebrei nel mondo moderno.
Revue des Deux Mondes – Tweet di Gérard Filoche, all’inizio di novembre seconda profanazione della lapide eretta in memoria di Ilan Halimi, ondata di antisemitismo sullo sfondo di un complotto giudeo-sionista nell’affare Tariq Ramadan … Che cosa ci dicono questi ultimi episodi del clima di oggi?
Pierre-André Taguieff – La vulgata anti-ebraica oggi è ben radicata, specialmente nell’estrema sinistra e negli ambienti islamici. Non c’è nulla di veramente nuovo qui, ma semplicemente la conferma della grande diffusione di temi centrati sulla demonizzazione degli ebrei, in particolare grazie ai social network che sono il principale vettore di insulti e minacce anti-ebraiche, e più in generale di tutto ciò che concerne le voci maligne e le storie di complotto.
È interessante notare che, nella situazione che stiamo attualmente vivendo, l’estrema destra non è molto mobilitata, soprattutto perché ha lo sguardo rivolto verso l’immigrazione di origine estra-europea e la percepisce come un’islamizzazione delle nazioni europee. Se degli emarginati di estrema destra, come le reti di Alain Soral o i presentatori del settimanale Rivarol, sono coinvolti nell’attuale mobilitazione anti-ebraica, l’estrema sinistra, alleata con gli ambienti islamici nell’agitazione “anti-sionista”, svolge un ruolo infinitamente più importante.
Va precisato, inoltre, che Alain Soral è un ex comunista. Se è il responsabile del fotomontaggio diffuso da Gérard Filoche, esprime questa propaganda comunista dimenticata, violentemente anti-israeliana che ha connotazioni anti-ebraiche, lanciata nel 1952 al tempo del processo Slánský seguito, nel gennaio-febbraio 1953, dal presunto “Complotto dei camici bianchi” (quella dei medici ebrei accusati di voler assassinare Stalin e alti dirigenti sovietici, trama assolutamente immaginaria). A quel tempo, in Francia c’era stata un’ondata di sostegno molto importante per Stalin, gli intellettuali comunisti si erano mobilitati. Oggi, mutatis mutandis, si registra un’ondata di sostegno per Tariq Ramadan, pseudo-vittima di uno pseudo-complotto. Tra gli eredi dell’utopia comunista, ora i trotskisti sono i principali difensori di Ramadan, presentato in modo fuorviante come obiettivo di una vasta campagna contro l’islam e i musulmani.
Revue des Deux Mondes – Lei non parla di “nuovo antisemitismo” ma piuttosto di “nuova giudeofobia”. Che differenza c’è tra questi due termini?
Pierre-André Taguieff – Nei primi anni ’80, parlavo di “antigiudaismo contemporaneo” perché mi sembrava che l’espressione “antisemitismo”, creata dagli anti-ebrei intorno al 1879-1880, non permetteva di capire l’ondata anti-ebraica osservabile nel periodo post-nazista. Nelle interpretazioni della “questione ebraica”, le parole hanno una grande importanza e un potere simbolico. Dal mio punto di vista, il termine “antisemitismo” non simboleggiava correttamente ciò che stava accadendo. La ricostituzione di una “questione ebraica” in Europa non si faceva attorno al conflitto razziale tra Semiti e Ariani, ma attorno all’opposizione tra “sionisti” e “antisionisti”.
La strumentalizzazione dell’anti-razzismo mi è sembrata un elemento nuovo nell’anti-sionismo radicale. Ecco perché ho usato il vecchio termine “giudeofobia” ridefinendolo a modo mio. Nella giudeofobia “classica”, chiamata antisemitismo, siamo nel razzismo, nel senso che gli ebrei erano considerati una razza ostile. Nel caso della nuova giudeofobia, è al contrario nel nome dell’antirazzismo che gli ebrei sono stigmatizzati e demonizzati, come “razzisti”. In un caso, gli ebrei sono accusati di essere una razza maledetta, nell’altro gli ebrei sono accusati di essere razzisti. Gli ebrei sono considerati sionisti, reali o potenziali, e il sionismo è accusato di essere un razzismo, una “forma di discriminazione razziale”.
Questa strumentalizzazione dell’anti-razzismo sta totalmente imbrogliando le carte. Così tante persone in buona fede penseranno di essere antirazziste proclamandosi ferocemente contro Israele, denunciando il sionismo come una “forma di razzismo” e erigendo la causa palestinese in una nuova causa universale e assoluta, giustificando tutto. La causa palestinese è un potente catalizzatore per le convergenze tra intellettuali e gruppi ideologicamente eterogenei. Riunisce islamisti e trotskisti, rivoluzionari professionisti e intellettuali “umanisti”, ecc. Nella grande Causa comunicano tra le fiamme Tariq Ramadan o Carlos, Stéphane Hessel, Edgar Morin, Étienne Balibar o Judith Butler. Per non parlare di Edwy Plenel e dei suoi fan. La causa proletaria è alle nostre spalle, la causa palestinese l’ha sostituita, ma rischia di essere incorporata nella causa islamica.
Revue des Deux Mondes – Quali sono i volti di questa “nuova giudeofobia”?
Pierre-André Taguieff – La pagina razzista della giudeofobia è stata girata. Ci siamo spostati sulla sua pagina antirazzista o pseudo anti-razzista. In questo contesto, gli ebrei sono assimilati polemicamente non solo ai razzisti ma ai nazisti. Questa è la grande inversione delle vittime, che permette di presentare i palestinesi come i nuovi ebrei e gli israeliani come i nuovi nazisti. La nazificazione degli ebrei in quanto sionisti è al centro della propaganda antisionista.
Questa operazione di falsa propaganda è collegata a una trasformazione della retorica giudeofobica: la crescente islamizzazione del discorso anti-ebraico e delle mobilitazioni antiebraiche. Per comprendere questa islamizzazione, che oggi rende il vecchio antigiudaismo cristiano un arcaismo, è necessario percepire e riconoscere il dinamismo internazionale dell’islamismo nelle sue diverse forme (fratelli musulmani, salafismo separatista, salafismo jihadista). In questo contesto di riflessione, il caso non è più franco-francese, nel senso che non dobbiamo cercare origini propriamente francesi della nuova giudeofobia. Questo, ciò che sta succedendo in Francia, è solo un caso particolare di una grande ondata giudeofobica internazionale.
Dopo l’orchestrazione di un antisemitismo globale con la propaganda sovietica dai primi anni ’50 ai primi anni ’80, siamo entrati in una fase in cui il principale focolaio dell’odio anti-ebraico è il mondo musulmano, e più specificamente le fazioni islamiche dell’Islam mondiale. Alla fine degli anni ’80, ancor prima della caduta dell’Unione Sovietica, quando fu lanciata la prima intifada e creato Hamas, la nuova giudeofobia non fu più centrata solo sulla nazificazione degli ebrei, ma sull’islamizzazione dei discorsi d’accusa. Accuse tradizionali che l’Islam silenzioso aveva dimenticato, e che ideologi jihadisti come Sayyid Qutb o il palestinese Abdallah Azzam, la mente dei fondatori di al-Qaida, hanno risvegliato e reinterpretato, soprattutto in relazione al complotto.
Gli islamisti, che siano con una faccia sorridente come Tariq Ramadan o terrorista, riprendono passaggi del Corano interpretati in questo o in quel modo, o gli hadith che sono autorevoli nella tradizione musulmana, per dimostrare che gli ebrei sono complottisti, codardi, traditori e per natura sono nemici dell’Islam. L’ebreo non è più il nemico della cristianità, come è stato a lungo. E’ diventato il nemico del mondo dell’Islam. È questa accusa che oggi si sta diffondendo in maniera massiccia sui social network.
Revue des Deux Mondes – Lei dice che la Francia non è diventata antiebraica ma che c’è una Francia antiebraica nella Francia contemporanea. Come la contraddistinguiamo?
Pierre-André Taguieff – Questa nuova Francia antiebraica non è tutta la Francia. È concentrato nella popolazione che proviene dall’immigrazione di cultura musulmana. Questi sono i fatti: dall’orribile assassinio di Sébastien Sellam per Adel Amastaibou il 20 novembre 2003 fino all’omicidio di Sarah Halimi, torturata e massacrata nella notte tra il 3 e il 4 aprile 2017 da Kobili Traoré, la maggior parte degli attacchi e dei massacri antiebraici sono opera di jihadisti professionisti o dilettanti (cioè musulmani influenzati dalla propaganda jihadista).
Il principale focolaio della Francia antiebraica è quindi questa terza Francia. Qui mi ispiro liberamente alle analisi del geografo Christophe Guilluy. C’è una Francia delle grandi città, quella delle élite globalizzate, una Francia periferica le cui popolazioni sono relativamente povere ed emarginate, e una Francia dei sobborghi a prevalenza culturale musulmana dove l’antisionismo è molto virulento e svolge persino il ruolo di una vera e propria visione del mondo: tutto si spiega con il complotto sionista o ebraico, l’egemonia ebraica nei media, nell’economia o nella politica, ecc.
Revue des Deux Mondes – La violenza anti-ebraica è particolarmente diffusa in Francia ma è un fenomeno mondiale. Quali sono i mezzi di lotta da attuare per combattere queste nuove forme di odio contro gli ebrei?
Pierre-André Taguieff – Dobbiamo prima porre bene il problema. Che lo si chiami “nuovo antisemitismo” o “nuova giudeofobia”, si tratta di identificare il suo nocciolo duro senza diluirlo con il razzismo o l’antisemitismo. Se certamente in alcuni paesi europei esiste la xenofobia o il razzismo anti-immigrati, questo fenomeno non ha nulla a che fare con ciò che io chiamo la nuova giudeofobia. Quest’ultima ha una forte specificità, sia essa diffusa, diluita, di sottofondo o elaborata e che rientra in un odio anti-ebraico altamente intellettualizzato, dove si incontra sempre una forte impregnazione cospirazionista – stavo per dire “cospira-sionista” .
Da Jean Genet a Alain Badiou, passando per i negazionisti Roger Garaudy e Serge Thion, l’intellettualizzazione della giudeofobia è rimasta fissata all’estrema sinistra. Il decadimento intellettuale dell’estrema sinistra attende di essere studiato in modo sistematico.
Riguardo alla lotta diretta, si tratta ovviamente di applicare la legge, ma la cosa più importante mi sembra sia di correggere l’immagine di Israele e del sionismo nell’insegnamento e nei media, responsabilizzandoli. La demonizzazione del sionismo e d’Israele è iniziata alcuni anni dopo la creazione dello stato ebraico. La propaganda sovietica, in seguito diffusa dalla propaganda pan-araba (Nasser) e palestinese e, più recentemente, dalla propaganda islamista ha demonizzato Israele, costruendo gradualmente un’immagine intrinsecamente negativa. Bisogna fare di tutto per correggere questa immagine e bloccare il processo di indottrinamento con cui abbiamo a che fare.
La lotta indiretta passa attraverso la lotta contro l’islamismo in quanto dottrina, come insieme di immagini e convinzioni, e contro la seduzione che esercita.Contrariamente a ciò che si può pensare, non è facile. Ci siamo troppo abituati a trattare gli islamisti come semplici criminali islamizzati o squilibrati. Si tratta di credenti che possono avere un effetto di seduzione molto forte, di formazione o di attrazione. Il fanatismo è contagioso.
Dobbiamo riprendere la lotta intellettuale contro il fanatismo, che oggi deriva principalmente dal mondo islamico. E’ un peccato perché non sono uno di quelli che equipara l’Islam intero ai diversi islamismi che pretendono di rappresentarlo. Su questo punto, rimando la questione agli intellettuali e ai teologi musulmani, ma anche agli studiosi islamici. Spetta a loro mettere ordine in casa propria, cosa che fanno ben poco nonostante gli sforzi molto meritevoli di Abdennour Bidar e del compianto Abdelwahab Meddeb. Due intellettuali che hanno dimostrato di conoscere il mondo dell’Islam, le tradizioni musulmane, le loro corruzioni ideologiche e i loro eccessi politici, e che al di là del bene e del male sapevano come far luce su questo dibattito.