Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Paolo Conti
«Dal presidente straordinario equilibrio L’Italia non tollera le minacce agli ebrei» Sacerdoti: cruciale condannare l’indifferenza
ROMA Giorgio Sacerdoti, giurista, già docente di Diritto internazionale e di Diritto europeo anche alla Bocconi, ex presidente della Comunità ebraica di Milano e oggi presidente del Centro di documentazione ebraica contemporanea. Ieri era al Quirinale per la Giornata della Memoria.
Cosa pensa di questo appuntamento e del discorso del presidente Mattarella?
«Un momento molto importante. Sarebbe stato facile cavarsela con una atmosfera da “vogliamoci bene”. Invece il presidente ha detto cose significative e chiare. Ha ricordato la strage di Hamas del 7 ottobre e l’ha definita inammissibile proprio perché replica gli onori della Shoah. Mi ha molto colpito quando, condannando l’indifferenza di tanti negli anni delle persecuzioni degli ebrei, ha citato i Giusti delle Nazioni, coloro che non voltarono lo sguardo e li aiutarono: “Hanno dimostrato, a rischio della propria vita e di quella dei loro familiari, che il senso di umanità, se rettamente coltivato, resiste in ogni condizione e supera persino i confini del tempo e della morte. L’esempio dei Giusti rischiara la nostra via”. Parole di gran peso, così come è stato eloquente il saluto a Liliana Segre a ottant’anni dalla sua deportazione».
Il presidente ha parlato anche della situazione in Medio Oriente chiedendo che Israele non neghi il diritto a uno Stato per un altro popolo.
«La posizione di Mattarella mi è parsa di straordinario equilibrio. Ha detto che l’Italia non tollera le minacce agli ebrei, che l’antisemitismo è inammissibile, che Israele è uno stato democratico col pieno diritto di esistere, un Paese amico dell’Italia con una condivisione di storia e di valori. E ha anche auspicato la tutela del popolo palestinese e del suo diritto a uno Stato».
Lei pensa che questa posizione sia condivisa dall’ebraismo italiano?
«Penso di sì e non ho notizia di dissensi. Personalmente mi sembra del tutto condivisibile».
Il presidente ha anche parlato del negazionismo, delle responsabilità del fascismo.
«Non poteva essere più esplicito: “Non c’è torto maggiore che si possa commettere nei confronti della memoria delle vittime che annegare in un calderone indistinto le responsabilità o compiere superficiali operazioni di negazione o riduzione delle colpe”. E poi ha indicato le responsabilità del fascismo con le “ignobili leggi razziste” e della Repubblica di Salò, con tanti esponenti che collaborarono alla cattura degli ebrei. Il tutto davanti agli esponenti dell’attuale maggioranza di governo…».
Cosa ha provato vedendo il grande applauso dedicato a Sami Modiano?
«Un magnifico momento. Sauri Modiano è una persona così cara e spontanea: intensa la sua dichiarazione di fiducia nei giovani, ha dialogato con i ragazzi sui loro viaggi ad Auschwitz».
E invece, da giurista, che opinione ha della sentenza dell’Aia?
«Un atto molto equilibrato: lo dimostrano le reazioni contrastanti. Il Sudafrica parla di vittoria, in Israele si sottolinea che non c’è un ordine per il cessate il fuoco. Dunque vedo una Corte assai cauta che si sta muovendo in una fase preliminare. A me sembrano importanti due passaggi, oltre al richiamo a tutte le parti al rispetto del diritto umanitario. Il primo: la richiesta di rilascio degli ostaggi. Il secondo: Israele deve astenersi da tutti gli atti vietati dalla Convenzione e che possano portare alla distruzione della popolazione civile. Una guerra del genere, in un Paese democratico come Israele, è una grande sfida. Deve combattere, come si dice, con un braccio legato dietro alla schiena contro il terrorismo: proprio perché è una democrazia».