30 Maggio 2024

Intervista al Presidente della Comunità ebraica di Bologna sul gesto pro pal del sindaco Lepore

Fonte:

La Repubblica edizione di Bologna

Autore:

Emanuela Giampaoli

“Così si crea solo divisione E si incita l’antisemitismo”

Un gesto divisivo, che non aiuta né la pace né i palestinesi ed espone la comunità ebraica ulteriormente a episodi di antisemitismo. È una condanna netta quella che arriva dal presidente della comunità ebraica di Bologna Daniele De Paz alla scelta del sindaco Matteo Lepore di esporre la bandiera della Palestina da palazzo d’Accursio. «Ieri mattina ci siamo sentiti — racconta De Paz — quando il sindaco mi ha rivelato le sue intenzioni ho fatto di tutto per scoraggiare il gesto. Al termine del colloquio l’ho pregato, se proprio non avesse voluto rivedere l’iniziativa, almeno di appendere a fianco di quella palestinese quella israeliana. Quello sì che sarebbe stato un gesto per aprire la strada al dialogo, qualcosa che in Italia non ha ancora fatto nessuno. Invece in risposta a poche centinaia di persone che martedi hanno invaso i binari della stazione ha scelto questa strada poco comprensibile oltre che non condivisibile». A prevalere sono delusione, rammarico, preoccupazione. «C’è il rischio di legittimare il terrorismo, non dico che sia fatto con quell’intenzione, ma il rischio c’è. Tra l’altro ci obbliga come comunità ad esporci e già siamo molto esposti. Arrivano mail, la mia faccia gira…». Su quest’ultimo passaggio non dice di più. Nella serata di ieri è arrivato un lungo comunicato. «Una decisione che la Comunità Ebraica di Bologna rigetta senza se e senza ma» si ribadisce. «Una scelta evasiva rispetto alla matrice del problema del conflitto tra Israele e Hamas che ha nelle sue intenzioni lo sterminio del popolo ebraico, ribadito nel suo statuto siglato nel 1998, art. 7 paragrafo 6». De Paz ricorda che è una guerra e che a scatenarla sono stati gli attacchi del 7 ottobre. «Ce ne si dimentica troppo spesso — continua — si può essere contro il governo di Netanyahu, pensare che Israele così come la Palestina abbia bisogno di una nuova leadership ma questo non può annullare il diritto di Israele di difendersi. Ci sono ancora 200 ostaggi, arrivano su Israele missili dal Libano e da Gaza. Se Israele non avesse la capacità di difendersi avrebbe lo stesso numero di vittime civili. Noi non possiamo comprendere cosa significhi salutare un figlio la mattina che va a scuola e non sapere se lo rivedrai la sera». Non significa non piangere le vittime palestinesi — ripete più volte — ma «ciò che sta accadendo in Israele e a Gaza è la terribile conseguenza di una situazione che la leadership palestinese in ottant’anni non ha mai avuto sincero interesse a risolvere» e ancora «pensiamo sia giusto riconoscere i diritti dei palestinesi ad avere un loro Stato, ma in un percorso di reciproco riconoscimento di volontà e di pace». Per questo due bandiere avrebbero mandato un messaggio diverso. Oltre al fatto che «la legge italiana vieta l’esposizione di bandiere di stati esteri tranne che in occasione di visite di Stato, e l’esposizione di bandiere di parte su edifici pubblici perché essi sono di tutti. Servirsi del bene pubblico per promuovere la causa palestinese nel presente conflitto a Gaza, in un contesto di crescente violenza e manifestazioni di carattere squadrista è un gesto non di pace».