1 Luglio 2024

Intervista al direttore della Fondazione CDEC Gadi Luzzatto Voghera sull’antisemitismo nei partiti italiani

Fonte:

La Repubblica

Autore:

Zita Dazzi

Luzzatto “La premier prenda esempio dal modello laburista e cacci chi odia Israele

MILANO Gadi Luzzatto Voghera, storico e direttore della Fondazione CDEC, autore del recente “Sugli ebrei” (Bollati e Boringhieri), l’Italia è un caso unico in Europa per il problema dell’antisemitismo all’interno dei partiti?

«La diffusione dell’antisemitismo nel mondo politico esiste da decenni e di volta in volta conosce momenti di maggiore picco, in alcuni luoghi particolari. Il caso più evidente è stato quello di Jeremy Corbin e del partito laburista inglese che fino al 2020 avevano avuto un serio problema al riguardo».

Che cosa era successo?

«C’erano state affermazioni pubbliche sia del segretario, sia di altri esponenti di spicco che, riferendosi alla dinamica mediorientale, avevano mostrato una forte e profonda tendenza antisemita radicata nel partito».

Quindi che cosa si fece?

«Nel 2020 la dirigenza decise di avviare un percorso virtuoso, culturale e profondo di cambiamento dentro la struttura laburista. Non era la prima volta, anche il partito Conservatore aveva avviato questo stesso percorso nel passato. L’azione dentro ai laburisti venne condotta da Sir Keir Rodney Starmer, attuale leaderdell’opposizione parlamentare e probabile futuro primo ministro».

Che cosa fece Starmer?

«Istituì una commissione autonoma per la rimozione delle situazioni connotate da antisemitismo. La Equality and Human Rights Commission ha lavorato tre anni, entrando nella scuola di partito, facendo interviste e indagini in profondità, monitorando i social, segnalando ogni evento poco adatto. Sono state rimosse le persone che presentavano questa ideologia inaccettabile per il partito, compreso l’ex segretario Corbin. Esiste una commissione simile anche nel Parlamento britannico e una in quello europeo».

L’azione di Giorgia Meloni è sufficiente?

«No. Contrastare l’antisemitismo significa attivare processi, riconoscere che esiste una sottocultura antisemita in tutti i partiti e che questa sottocultura è un pericolo per la democrazia».

In Italia c’è la commissione presieduta dalla senatrice Liliana Segre che si occupa di contrastare l’istigazione all’odio.

«Sì, è un organismo particolarmente attivo nelle audizioni, ma non ho ancora visto un intervento concreto, compresi gli insulti contro la suaattuale vicepresidente Ester Mieli, presa di mira dai giovani di FdI».

L’antisemitismo sta crescendo per il conflitto in Medio Oriente?

«È un pretesto fra i tanti, offre lo spunto per utilizzare quel linguaggio politico antisemita per cui Israele diventa l’avamposto dell’imperialismo per l’oppressione dei popoli e per lo sfruttamento delle loro fonti di energia. Un discorso di fantapolitica che ripropone la teoria del complotto, uno dei capisaldi, del linguaggio antisemita contemporaneo».

In quali partiti il problema è più forte?

«Ce l’ha Salvini quando urla nel comizio elettorale che bisogna sconfiggere Soros e il suo progetto di sostituzione etnica in Europa, sapendo che Soros, figlio di deportati, è ebreo. Ma l’antisemitismo è in tutti i partiti politici italiani, come nei salotti. È qualcosa su cui occorre lavorare in profondità, con un lavoro culturale continuo. Se i partiti non lo capiscono, vuol dire che non capiscono quanto l’antisemitismo è pericoloso per la democrazia in Italia».