23 Giugno 2015

Interviste ad Alexander Dugin, ideologo del presidente russo Putin

Fonte:

Il Tempo, Libero

Autore:

Antonio Rapisarda, Sebastiano Caputo

Il Tempo

L’ideologo di Putin lancia la Lega «Ultima speranza per l’Italia»

«Matteo Salvini? Ha le caratteristiche per risolvere il conflitto del futuro: tra un’Italia che sarà sovrana o sottomessa». Parola di Alexander Dugin, studioso del «grande gioco» della geopolitica ma soprattutto intellettuale tra i più vicini a Vladimir Putin. Per il professore, a Milano per un convegno organizzato dall’Associazione Lombardia-Russia (animata da Gianluca Savoini) e da L’intellettuale dissidente proprio sulla figura performante del presidente russo, è l’altro Matteo, assieme a Marine Le Pen, a rappresentare il blocco identitario che dovrà costruire un’Europa «amica» della Russia in un’ottica multipolare. Un’attestazione significativa, da parte del padre del neo-eurasiatismo, che arriva il giorno dopo il raduno di Pontida, dove il leader della Lega ha rivendicato ancora una volta la sua stima per l’azione politica di Putin.

Professor Dugin, perché nei discorsi di Putin, di Salvini e di Marine Le Pen si insiste sempre sul concetto di sovranità?

«Nel processo della mondializzazione non può esistere nessuno Stato sovrano. Tutti devono essere dipendenti dall’unico centro della decisione: così si manifesta il trionfo di ciò che chiamo imperialismo liberale sulla forma democratica. Faccio l’esempio della Russia. Se è d’accordo a seguire questa agenda imposta dagli Stati Uniti, tutto va bene, deve “distruggersi sempre di più”. Quando invece la Russia non vuole andare in questo senso, come sta facendo Putin che vuole riaffermare se stessa, tutto diviene un problema ».

Come sta succedendo nella crisi ucraina nei confronti della Russia?

«L’Occidente ha iniziato una crociata contro la resistenza a questa dominazione di stampo globalista che minaccia non solo la Russia ma anche tutti i Paesi ancora sovrani. Questa è la spiegazione della tensione che cresce a Est: proprio perché la Russia è abbastanza forte per affermare la propria indipendenza».

Le sanzioni alla Russia sono state un boomerang per l’economia italiana. A chi giovano?

«La stragrande maggioranza degli italiani sono a favore degli accordi con la Russia ma Matteo Renzi è limitato nelle sue possibilità a causa delle pressioni dei circoli finanziari internazionali».

Se Renzi «non corrisponde» chi potrebbe allora?

«L’unico politico che può rappresentare gli interessi reali degli italiani è Matteo Salvini, perché Berlusconi non gioca più un ruolo importante. Questa stella emergente di Salvini invece, che sostiene il nuovo polo di dialogo con la Russia, è la compensazione di questa mancanza di democrazia sostanziale incarnata da Renzi».

Cosa pensa, a proposito, del gruppo euroscettico appena nato nel Parlamento europeo?

«La coalizione degli euroscettici rappresenta l’alternativa ideologica a questa onnipotenza mondialista. Non è un fenomeno marginale, ma centrale per la politica europea».

Perché la Russia di Putin piace tanto agli identitari europei?

«Rappresenta un’alternativa culturale: all’ideologia gender, che attacca la società con la promozione dei diritti gay, a tutte queste “formule” dell’ideologia attuale. La Russia difende i valori della famiglia e dell’identità. È diventata la forza centrale di questa resistenza globale. Molta gente sta con Putin non perché siano russofili ma perché sono contro questa dominazione geopolitica americana».

Il ruolo dell’Italia in questo scacchiere?

«Non può continuare con questo sviluppo inerziale. Deve prendere una decisione esistenziale: essere o non essere. Se il governo liberale, gay friendly, continuerà con la stessa agenda come oggi, per inerzia, nel futuro immediato la catastrofe è inesorabile, l’identità italiana scomparirà. Ma la continuazione della stessa politica scatenerà la reazione popolare: e l’Italia sarà o sovrana o sottomessa. O in un contesto multipolare, sviluppando relazioni paritarie con la Russia, o con gli Stati Uniti. I politici che sapranno fare questa scelta saranno i capi dell’Italia del futuro».

Chi secondo lei?

«Tra i politici attuali Salvini è il più predisposto. Per il momento risponde alle sfide più concrete. Dovrà fare spazio alle diverse competenze, allargare lo spettro degli argomenti. Superare questa forma per puntare ancora più in alto. Del resto già Berlusconi, malgrado se stesso e non grazie a se stesso, è diventato il politico numero uno in Italia».

Libero

Russia, parla Dugin, il guru di Putin: “Isis strumento degli Usa, stiamo andando verso il disastro”

Già professore all’Università di Mosca, Alexander Dugin è politologo e filosofo russo tra i più vicini al Cremlino. Lo abbiamo intervistato in occasione della presentazione svoltasi ieri a Milano del libro Rinascita di un Impero. La Russia di Vladimir Putin (Circolo Proudhon Edizioni) organizzata dal quotidiano online L’Intellettuale Dissidente e dall’Associazione Culturale Lombardia-Russia presidiata da Gianluca Savoini.

In questo momento storico si parla molto di sanzioni alla Russia. Lei le vive sulla sua pelle perché ha delle difficoltà a viaggiare nei Paesi alleati degli Stati Uniti. Per quale motivo?

«Le sanzioni contro di me sono in vigore negli Stati Uniti ma non ancora in Europa. Vedremo col passare dei mesi o degli anni cosa succederà. È importante perché io sono il primo uomo che è stato sanzionato dagli americani per le sue idee: per i miei pensieri, per le mie dichiarazioni. Io non faccio parte di nessun gruppo terroristico, sono un intellettuale. Questo è emblematico. La democrazia liberale arriva in un momento di contraddizione: nel nome della libertà di espressione si sanzionano le personalità che esprimono opinioni diverse dal Pensiero unico. L’Occidente condanna i totalitarismi, eccetto il terzo totalitarismo, che è quello liberale che censura nel nome della libertà di pensiero e di espressione. La nostra è una realtà orwelliana, o peggio, viviamo nel “migliore dei mondi” di Huxley: il nostro è un totalitarismo soft».

Dall’altra parte, anche Vladimir Putin ha stilato una lista di personalità non gradite. Tra queste vi è anche un intellettuale, se così possiamo chiamarlo: Bernard-Henry Levy…

«Si tratta di una provocazione. Bernard-Henri Levy è un mio nemico diretto. Ha fatto una lezione intera a Kiev contro il mio libro La quarta teoria politica. Ha criticato le mie idee, è a favore del governo golpista ucraino, appoggia il nazionalismo e il liberalismo russofobo. Le sanzioni non sono solo contro di lui, ma anche contro altri personaggi come il leader dei Verdi francesi Daniel Cohn Bendit. Putin ha quindi ricambiato, si tratta di una risposta alle sanzioni. In più i nomi nella lista non sono intellettuali ma vere e proprie spie…».

Vladimir Putin è stato tagliato fuori dall’ultimo G7, ma in compenso Matteo Renzi lo ha accolto festosamente a Milano quando è venuto a visitare l’Expo. Non c’è una schizofrenia in questo atteggiamento? 

«La volontà di escludere la Russia dal G7 è stata puramente simbolica. Pensate che il summit divenne G8 dopo il crollo del muro di Berlino con la presa del potere di Boris Elstin, il quale ha tradito allora la Russia. Il suo invito è legato alla perdita di sovranità del nostro Paese. Quando la Russia con Putin ha riacquistato maggiore sovranità è stata tagliata fuori. Per i russi questa non è di un’umiliazione ma un premio».

E riguardo alle sanzioni economiche europee che opinione si è fatto? 

«Credo i Paesi europei abbiano tutte le ragioni per continuare a cooperare con la Russia. Per motivi economici, energetici, finanziari, industriali e commerciali, le sanzioni non giovano ai loro interessi. Le società europee non possono comprendere il perché di queste sanzioni, non ci sono basi economiche. Eppure i vertici di Bruxelles, tutti i capi europei, sono schizofrenici. Da una parte hanno interesse a cooperare con i russi, dall’altro invece non sono liberi per colpa della volontà statunitense per cui c’è una situazione di equilibrismo. Il mondo unipolare diretto da Washington ci porta al disastro e Matteo Renzi è ostaggio di queste relazioni internazionali».

Quali sono le conseguenze per noi italiani, un Paese storicamente legato alla Russia? 

«È il Nord dell’Italia che paga soprattutto questa politica delle sanzioni. Di meno, invece, la Russia che ha rapporti commerciali anche con il mercato asiatico. Penso all’export italiano legato all’agricoltura, all’artigianato, ai prodotti industriali».

Parliamo di politica internazionale. Lei sembra convinto che ci sia un collegamento tra gli Stati Uniti e l’Isis.

«È evidente che il fondamentalismo islamico è stato manipolato fin dall’inizio dagli americani. Inizialmente è stato lo strumento per la lotta ai movimenti islamici filo-sovietici, poi è stato il pretesto e il nemico perfetto per le battaglie degli Stati Uniti in Medio Oriente, così dalla guerra in Afghanistan in poi. Credo che l’Isis non sia una realtà omogenea, all’interno ci sono diverse correnti, e una di queste è legata a doppio filo con gli Stati Uniti, ci sono documenti che lo dimostrano tra questi anche quelli di Edward Snowden. La politica estera americana tradizionalmente governa attraverso il caos e l’Isis fomenta questo caos».

Il fondamentalismo islamico è stato affrontato dal governo russo negli anni della guerra in Cecenia. In che modo? Come possiamo noi europei sconfiggere l’Isis? 

«La Russia ha utilizzato una strategia delle divisioni tra un Islam tradizionale, euroasiatico, un islam politico, artificiale e antitradizionale, antisufista. Facendo questa divisione noi siamo riusciti a separare due rappresentazioni appoggiando l’islam tradizionale, garantendo molte libertà ai capi tradizionali. Detto ciò, i musulmani tradizionali hanno ricevuto più di quello che immaginassero. Anche il potere, la libertà di introdurre le leggi islamiche nella società, come nella Cecenia; ma il prezzo era quello di lasciare l’islam radicale, politico, atlantista. Questa è la doppia anima dell’islam, esistono correnti tradizionalisti e correnti pro-americane e pro-saudite che sono pericolose».

Nel Caucaso fa presa l’Isis sui musulmani?

«Al Nord del Caucaso ci sono piccoli gruppi legati all’Isis, ma non i numero tale da mettere in pericolo la nostra sicurezza. L’Islam tradizionale riconosciuto in Russia fa la guerra a queste frange».

Recentemente nei Paesi Baltici c’è un dispiegamento delle forze militari della Nato. Sempre al Nord dell’Europa, nei Paesi Scandinavi, la Russia ha ammonito il governo svedese qualora dovesse entrare nella Nato. Cosa sta succedendo da quelle parti?

«Gli americani spingono l’Europa alla guerra con la Russia. Giocano sui rancori e i risentimenti storici tra il nostro Paese e i Paesi dell’Est europeo. La Russia non ha interesse in questo conflitto e vuole evitarlo a tutti i costi».