26 Aprile 2017

Intervista a rav Giuseppe Laras sulle manifestazioni in occasione del 25 aprile

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Paola D’Amico

«L’antisemitismo cresce

C’è troppa ignoranza

L’Anpi? È cambiata»

Il clima è cambiato perché la politica contingente ha iniziato a mescolarsi con questi momenti rievocativi

Milano Non doveva andare così. La contestazione alla Brigata ebraica a Milano, il doppio corteo a Roma. «C’è troppa ignoranza», dice Rav Giuseppe Laras, 82 anni, presidente del Tribunale rabbinico del Centro Nord Italia e già rabbino ad Ancona, Livorno e per 25 anni nel capoluogo lombardo, dove l’amicizia con il cardinale Carlo Maria Martini segnò forse il punto più avanzato del dialogo tra ebrei e cristiani. «Nessuno sa cos’è questa Brigata ebraica. Manca l’informazione. Erano giovani che hanno combattuto al fianco degli alleati lungo la linea gotica, hanno contribuito a sfondarla, ebbero molti morti».

Invece?

«Il nome stesso richiama dei guerrafondai. Non è così. Consiglio di andare nel cimitero militare di Piangipane: è costellato di stelle ebraiche, tutti soldati della Brigata che hanno dato la vita per liberare l’Italia».

II rischio?

«Se perdura questo stato di non conoscenza si rischia che l’antisemitismo trovi ulteriore alimento».

II 25 Aprile dovrebbe essere una grande festa.

«Un tempo lo era. Certamente. Negli anni immediatamente successivi alla guerra, ho vissuto insieme a mio padre che era stato comandante garibaldino nelle valli di Lanzo l’atmosfera di commozione e festa che si respirava in quei momenti. In anni più recenti ho sempre partecipato ai cortei del 25 Aprile e parlato anche talvolta dal palco. Oggi è tutta un’altra cosa».

L’Anpi a Milano ha tenuto insieme le varie anime.

«E possiamo mettere un segno più. Ma L’Anpi è un altro elemento di debolezza. Un tempo rappresentava coloro che si erano distinti in quella guerra contro l’oppressione e la violenza. Oggi è un’associazione di persone perbene ma si è un po’ svuotata di significato».

Quindi?

«Arrivano a consentire di partecipare al corteo, come è accaduto a Roma, a rappresentanti dei movimenti islamici, messi sullo stesso piano della Brigata ebraica».

Da quando è cambiato il clima?

«Da quando la politica contingente ha cominciato a mescolarsi con questi momenti rievocativi che non dovrebbero diventare un terreno di scontro».

Una riflessione finale?

«Cerchiamo nei momenti di depressione morale e politica come sono i tempi attuali di contrapporre pensieri alti e propositi nobili. Questo impegno è l’unico farmaco per guarire forse la malattia dell’oggi. E combattere la superficialità mettendo insieme i pezzi di storia. In questa direzione va la mostra sul Genocidio degli Armeni organizzata al Memoriale della Shoah che si apre domani».