Fonte:
La Stampa
Autore:
Noemi Di Segni
Nel sentiero dell’Europa non c’è spazio per l’odio antiebraico
Caro Direttore, in questi giorni l’Europa intera è chiamata ad esprimersi, ad affidare le proprie speranze alla più democratica e straordinaria delle conquiste: il suffragio universale. Un voto che si annuncia come uno spartiacque storico nel futuro di popoli affratellati oggi da un destino comune dopo che, per secoli, il continente è stato attraversato da guerre, violenze, spargimenti di sangue. Di fronte al risorgere di inquietanti nazionalismi, populismi e sovranismi che esercitano un fascino nostalgico e vertiginosamente crescente, a prescindere dal nostro orientamento politico non possiamo che proclamarci fieri europeisti. E se il progetto di una reale integrazione sociale e di consolidamento di una politica estera europea è ancora lontano dal dirsi pienamente realizzato, questo non può che costituire uno stimolo a irrobustire i presidi che già sono stati impiantati, non certo a fare tabula rasa. Va fatto un passo indietro non per rinunciare a quanto fatto, ma per vederlo meglio. Si possono e si devono migliorare e correggere meccanismi, normative e politiche settoriali ma mai dimenticare che l’Europa, che i nostri giovani sentono come la loro casa a prescindere dal Paese in cui vivono, non è un’entità esterna. Essa è noi e siamo noi a definirla. Rimettiamo al centro la visione dei nostri padri fondatori Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. In un drammatico contesto di privazione di libertà e diritti fondamentali, con il nazifascismo trionfante, la loro intuizione segnò un nuovo punto di partenza. Oggi, con la coerenza che siamo chiamati a mantenere in un presente carico di sfide ma con alle spalle i concreti e benefici effetti di oltre 70 anni di democrazia, non possiamo che ripartire da li. Dal sentiero tracciato da Ventotene, l’isola simbolo della repressione fascista, dall’Europa unita che ha saputo consolidare i propri assetti con negli occhi e nell’anima le ceneri dei campi di battaglia, delle città devastate, dei campi di sterminio in cui per la prima volta si tentò il genocidio di un popolo che per secoli ha donato i propri valori all’umanità e che ha poi saputo risollevarsi e dar vita anche a un suo Stato indipendente che vibra di un’anima europea. Il Parlamento Europeo e tutte le altre istituzioni che verranno riarticolate avranno anche la sfida di definire in modo coerente e coeso le scelte strategiche verso l’esterno e verso il Medio Oriente in particolare. Il mio invito, anche nell’interesse dell’Europa allo sviluppo, è a una cooperazione con Israele che sia fondata sulla comprensione di quanto lo Stato ebraico sia una democrazia da tutelare e con la quale crescere. È urgente allora che sia bandito da ogni aula e luogo di propaganda un movimento dai chiari connotati antisemiti come il BDS, come ha stabilito negli scorsi giorni il governo tedesco, e che ogni Stato membro dell’Unione adotti la definizione di antisemitismo formulata dall’«International Holocaust Remembrance Alliance» che ha tra i suoi cardini proprio la condanna del rifiuto di Israele ad esistere in quanto tale.