Fonte:
La Gazzetta del Mezzogiorno
PARLA LA RESPONSABILE DEL CENTRO DOCUMENTAZIONE EBRAICA
«Sbagliato enfatizzare è solo rancore sociale»
L’Osservatorio antisemitismo di Milano
MILANO. L’antisemitismo «va analizzato in una riflessione più ampia sul rancore sociale, sul disagio, è quasi rischioso enfatizzare troppo, perché prima dell’antisemitismo ci sono molta ignoranza e superficialità». Lo afferma la responsabile dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC onlus) di Milano, Betti Guetta, convinta che «non fare pubblicità, sia più utile che continuare a rilanciare». «Mi fa venire i brividi – afferma Guetta – chi mette su Facebook l’immagine di Anna Frank con la divisa della sua squadra, mi sembra molto demagogico, così come è pericoloso scendere in campo con la stella di David, perché i colpevoli si sentiranno degli eroi». Secondo la studiosa, «quelli delle curve sono gli stessi che buttano le banane ai giocatori di colore, è una minoranza che fa queste cose da sempre. E’ importante che se ne parli, ma leggere Anna Frank allo stadio è inutile demagogia, che regala ancora più importanza a questi fanatici». Contro certe offese, per Guetta, «ci vogliono rispetto e silenzio. Non mi piace chi oggi porta una corona in sinagoga, ci sono tempi e luoghi per ogni cosa. Lotito dovrebbe occuparsene nel suo, non portare delle scuse a una collettività ferita, ma farsi carico del problema con una decisione: il divieto di ingresso allo stadio o una multa in denaro talmente alta che faccia passare la voglia di fare idiozie». Quella di questi giorni, per Guetta, «è una reazione isterica, cui non segue nulla: quanti je suis abbiamo fatto? ogni volta scriviamo je suis qualcosa, ma con questo non si intacca il mondo in cui bisognerebbe uscire ad arrivare, quello delle squadre, delle scuole». Ogni giorno, come osservatorio, “raccogliamo sui social cose che uno nemmeno si immagina, se le rilanciassimo ogni volta – conclude – i responsabili farebbero salti di gioia». L’Osservatorio ha pubblicato, nel 2014, uno studio sull’antisemitismo nei gruppi ultras delle tifoserie calcistiche italiane ed europee. All’epoca, i gruppi di estrema destra erano 17 in serie A e 18 in serie B, uno scenario che sembra ancora attuale. E’ «dagli anni ’90 – si legge nello studio – che gli ultras hanno iniziato ad assumere connotati sempre più violenti, xenofobi e razzisti. Questa ideologizzazione in chiave nazifascista di ampie frange della tifoseria ultras ha per certi versi ridefinito il rapporto amico/nemico tra tifosi, ora basato non solo su criteri di rivalità sportiva ma anche di affinità politica». L’antisemitismo, in particolare, «è entrato a far parte dell’arsenale degli ultras dalla seconda metà degli anni ’80». E da allora non sembra esserne uscito.