Fonte:
https://moked.it
Autore:
Noemi Di Segni
L’intervento della Presidente UCEI
Responsabilità, coerenza, concretezza
Di seguito l’intervento della Presidente UCEI Noemi Di Segni durante la cerimonia istituzionale per il Giorno della Memoria nella sede del ministero dell’Istruzione:
Illustre signor ministro, carissimi ragazzi, sopravvissuti e amici,
In queste giornate e ore convulse per il futuro dell’Italia ci fermiamo doverosamente per un giorno di Memoria dedicato alle vittime della Shoah. Memoria di un popolo, memoria di un intero Paese con le sue istituzioni, di un’intera Europa, di un’intera umanità.
Nello scadere del suo settennato, desidero esprimere profonda riconoscenza al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la sua attenta e partecipe vicinanza alle Comunità ebraiche, per l’attenzione costante per le tematiche della Memoria e per tutto quanto ha fatto per il Paese durante il suo mandato.
Vorrei che immaginaste ora qui accanto a me idealmente tutti i 30mila ebrei che vivono oggi in Italia, tutti gli ottomila ebrei italiani sterminati, tutti i loro discendenti mai nati, tutti i sopravvissuti. Mentre siamo qui anche in altre sedi autorevoli e città europee si stanno svolgendo cerimonie per il Giorno della Memoria. Sono sei milioni di ebrei sterminati, con le altre minoranze e categorie perseguitate con le loro anime ridotte in cenere che ascoltano quello che oggi diciamo. In loro nome, noi non dobbiamo tacere e continuare nel nostro impegno. Dobbiamo ribadire con forza alcune verità, gridare nuovamente l’imperativo universale di non dimenticare, e mi rivolgo in particolare a voi ragazzi. Perché la Shoah non è solo un racconto di parte ebraica che si ascolta (se si ascolta!) con pietà e vicinanza. È la storia vostra, di tutta l’Italia e tocca l’identità, quindi la responsabilità, di ciascuno di noi.
Se il Giorno della Memoria, ancora pochi anni fa, era un giorno di ricordo del passato, per non dimenticare, per omaggiare, per sapere e conoscere quanto avvenuto pur con tutti i perché senza adeguata risposta, oggi questo giorno è un giorno di bruciante attualità. Impossibile disgiungere quanto avvenuto allora da quanto avviene oggi. Un oggi preoccupante che ci fa vivere giorno dopo giorno con più punti interrogativi e più smarrimento. In chi riporre fiducia e cercare salvezza? Alzando gli occhi al cielo al nostro D-o, in noi stessi, nelle parole pronunciate dalle istituzioni? Nel legislatore? Nei vostri insegnanti?
Sistema di comunicazione alle masse, educazione scolastica, scienza e legislazione sono stati i pilastri sui quali si è concatenata la persecuzione e realizzato il disegno di sterminio. Anche in Italia.
La propaganda incentrata sul pregiudizio antiebraico, ben pianificata da un apposito ministero, ha inaridito cuori e menti e creato quel velo di stordimento delle coscienze rendendo tutto accettabile, tutto ragionevole, tutto acclamabile, anche le frasi e i discorsi più mendaci, più contorti e vuoti di senso. Il nemico ancora una volta è stato inventato. Era quindi tutto vero, e quindi, giusto odiare. Giusto discriminare. Giusto perseguitare. Giusto sterminare.
Le leggi, decreti, circolari e sentenze hanno legittimato ogni agire. Un principio di legalità che non solo attribuiva poteri sconfinati e attuava lo smantellamento di ogni equilibrio tra i poteri dello Stato, ancorché monarchico, ma tracciava il profilo del nemico avviando dal ’38 la persecuzione attraverso l’emarginazione dalla vita culturale, lavorativa e sociale. E se lo dice la legge, votata dal Parlamento con il sigillo reale, allora è verità. Se lo dichiarano le sentenze delle più alte magistrature è ancora più corretto. Giusto discriminare. Giusto perseguitare. Giusto sterminare.
La scienza con le sue migliori menti ha elaborato ogni aspetto lungo tutto il percorso. Non scienziati superficiali ma i migliori. Dalla teoria della razza, al sistema delle camere a gas. L’industria nella sua massima pianificazione minuziosa della fabbrica della morte. La medicina al servizio della ricerca con le sperimentazioni anche su neonati. Ogni ramo della scienza – anatomica, chimica, ingegneria edile, economia e statistica. E se lo dicono gli scienziati è verità. Giusto perseguitare. Giusto sterminare.
E se queste formulazioni di discriminazione sono rappresentate in ambito scolastico, fino a scoprire che il compagno di banco è sparito nel nulla, che la sua diversità è spiegata sul libro e “Lo ha detto la maestra”, allora è verità ed anche per un bambino il nemico dal quale difendersi è stato inventato ed è giusto odiare.
La scienza si poneva al servizio del disegno politico di sterminio e al contempo gli scienziati ebrei venivano messi in congedo dall’accademia, radiati dagli albi. Qualcuno per tempo ha pensato di emigrare e fuggire depauperando per sempre l’Italia da un potenziale infinito di saperi e competenze. Questa è la storia della mia prozia Noemi Susani Duru. Credeva nello studio, come tutte le donne della sua famiglia, e desiderava elargire cure al prossimo ma ha dovuto cedere alla menzognera scienza e fuggire per salvarsi.
E mentre questo accadeva milioni di italiani restavano in silenzio. L’indifferenza non è innata. Qualcuno la coltiva.
E siccome decisioni, comunicazione, educazione, legiferazione e scienza facevano capo ad istituzioni e persone ben precise non possiamo dimenticare, non possiamo non comprendere che questo è stato. Non possiamo tralasciare il tema delle responsabilità che ancora a distanza di oltre ottant’anni non ha avuto adeguate risposte.
Per questo la Shoah è un genocidio che non ha precedenti ed ha la sua unicità.
Oggi non solo ricordiamo. Denunciamo fenomeni di negazionismo, distorsione, abuso della Shoah e pensiamo che anche i giovani e giovanissimi devono essere in grado di identificare questi fenomeni e saperli arginare. Non solo gli adulti.
I fenomeni che generano odio ed esplicita violenza si presentano nelle nostre vite quotidiane con forme diverse forse più subdole, ma i pregiudizi che ne sono alla base sono sempre gli stessi. La pretesa che gridiamo in questo giorno di Memoria e ogni giorno, è rivolta proprio a chi può agire su quegli elementi: comunicazione, educazione, scienza e diritto.
Oggi forse non possiamo usare la parola propaganda ma la parcellizzazione, la virulenza del web, la velocità, l’anonimato, l’appiattimento su menzogne formate anche da una sola parola e mille like, le parole degli influencers, generano verità che genera violenza. Chi può limitare questo dilagante odio? Le piattaforme? L’educazione di base? La distrazione verso altre letture e attività?
La legislazione ha dei vulnus e questi vanno affrontati. Con un rigoroso esame tecnico legale ma capendo che così come stanno le cose la legittimazione dell’odio è ancora facile. Mi riferisco all’apologia del fascismo, alla legittima vendita di ogni oggetto che rievoca simboli del nazifascismo, al negazionismo qualificato come aggravante dell’incitamento all’odio. Non possiamo continuare a pensare che la libertà di pensiero si sostanzi anche nell’espressione di odio. Che la libertà di manifestazione si sostanzi nelle cerimonie nostalgiche a Predappio o altri luoghi storici cari al fascismo, che la libertà di stampa si sostanzi nella pubblicazione online e nelle edicole del Mein Kampf e il libello dei Protocolli dei Savi di Sion. Questi sono abusi delle libertà costituzionali affermate per fare recuperare alla Repubblica la dignità di quell’Italia capace di riconoscere diritti e valori. Capace di ricordare il contributo degli ebrei italiani alla difesa e allo sviluppo del Paese, capace di assumersi le proprie responsabilità. Pochi i processi contro i crimini commessi in Italia, molte le assoluzioni, molti di nuovo i silenzi del dopoguerra, del legislatore, così come della magistratura, molte ancora le aberrazioni da correggere.
La scienza si è posta oggi al servizio della vita con innumerevoli invenzioni e sviluppi per donarci vite più agiate, cure mai immaginate. Lo è ancor più oggi con la pandemia. L’imperativo biblico “e sceglierai la vita” accompagna ogni giorno la vita di scienziati e medici. È questa comunità che oggi subisce un processo alle verità e all’impegno per il futuro, subisce negazionismo e distorsione. Ma sulla base di quale ragione la verità di chi non ha nulla studiato, nulla praticato, nulla faticato può prevalere? Ve ne è solo una ed è quella che più ci spaventa. La ragione dell’insicurezza che genera prevaricazione. Perché alla fine quelle forme di contestazione – lo vediamo ogni giorno – generano violenza e purtroppo ancora una volta odio antiebraico.
Nella sede in cui ci troviamo – nel cuore delle politiche educative – ribadiamo il necessario rafforzamento dell’impegno scolastico. Non solo per fare conoscere la Shoah, la storia e la cultura ebraica come patrimonio dell’Italia tutta, ma anche per introiettare concetti di educazione civica, curiosità e interesse verso chi pratica una fede diversa dalla propria. Sono diversi gli strumenti e i percorsi curati dal Ministero dell’Istruzione di raccordo con UCEI ed altri enti ebraici con i quali si offre supporto alla didattica e allo studio. Viaggi di istruzione sui luoghi della Memoria, ascolto dei testimoni sopravvissuti che cambia la vita di chi li ascolta, testi e documentari dedicati e non ultime le linee guida per combattere l’antisemitismo.
Se questo imperativo di consapevolezza del passato e assunzione di responsabilità per il futuro saranno assolti con coerenza e concretezza domani, dopodomani e ancora nei prossimi mesi e anni allora sì forse potremo dare una risposta dignitosa a chi è qui oggi accanto e assieme a me. A quel milione e mezzo di bambini che sognavano di diventare adulti che ascoltano dall’alto voi ragazzi, osservando ciò che studiate e vedendo le opere che avete realizzato, dobbiamo essere in grado di promettere quel “mai più” e saperlo vivere affinché un giorno anche voi possiate agire da testimoni, forse diventare attenti comunicatori, grandi scienziati, coscienziosi giuristi, eccellenti educatori.