Fonte:
Moked
La maggior parte dei giovani ebrei italiani ha deciso di modificare anche solo in parte «le proprie abitudini quotidiane» alla luce dell’antisemitismo in crescita nel paese.
Spesso ciò avviene nelle università, ritenute l’epicentro «di un crescente clima di odio e intolleranza, dove gli studenti israeliani ed ebrei si sono ritrovati in prima linea di fronte all’odio antiebraico».
Lo si apprende da un rapporto dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia (Ugei), a conclusione di un’indagine svolta tra un campione di oltre 400 studenti e lavoratori nella fascia d’età 18-35 anni, ascoltati tra novembre e maggio.
«Decisamente allarmanti» i risultati, sottolinea l’Ugei, segnalando come l’82% dei giovani ebrei italiani (erano l’83% a novembre) si ritenga «molto d’accordo» sulla percezione di un antisemitismo in aumento rispetto al passato.
Più della metà ritiene in particolare che la propria identità possa costituire «motivo di discriminazione» sul posto di lavoro o studio.
Per quanto riguarda gli atenei, spesso sfondo delle campagne propal più aggressive, l’Ugei racconta che la «vasta maggioranza» degli studenti ebrei «non si sente al sicuro» nel manifestare al loro interno la propria fede e le proprie opinioni: il 71% nel dichiararsi ebreo, l’86% rispetto all’opportunità di intervenire con un commento su Israele.
L’indagine registra anche una diffusa insoddisfazione verso la risposta data finora dalle istituzioni: il 39% del campione la ritiene «insufficiente», mentre il 33% la valuta «scarsa».
Si ricava da questo e altri dati un quadro di «crescente preoccupazione tra i giovani ebrei italiani, che si sentono giudicati e discriminati a causa della loro identità», ha commentato il presidente Ugei Luca Spizzichino in una nota.
Spizzichino ha chiesto «un impegno concreto e immediato» da parte di tutte le componenti della società «per combattere l’antisemitismo in ogni sua forma». Non deve essere concesso, aggiunge, «che l’odio e la discriminazione diventino la norma».