Fonte:
Moked.it
Cdec a confronto con Mattarella
L’Italia fra eroismo e vergogna
Una Storia ancora da leggere
L’Italia dei carnefici, l’Italia degli eroi. Il paese di chi per malvagità o per vigliaccheria si piegò all’orrore delle persecuzioni e della Shoah e quello che attraverso una catena di atti piccolo e grandi di giustizia e di compassione si attese. È stato un alto e sincero momento di confronto sulle ferite della storia e sui valori nazionali, quei valori costantemente minacciati e costantemente riscoperti che soli possono salvare l’Italia, l’incontro fra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la delegazione della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea. Nelle sale della Prefettura di Milano, dove il Presidente ha accolto gli ospiti assieme al Commissario di governo Luciana Lamorgese, sono intervenuti la storica del Cdec Liliana Picciotto, autrice della recentissima Salvarsi – Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah 1943-1945 pubblicata da Einaudi Storia, il presidente e la vicepresidente del Centro di documentazione Giorgio Sacerdoti e Raffaella Mortara, il direttore Gadi Luzzatto Voghera. Con loro anche il presidente della Associazione italiana editori Ricardo Franco Levi.
Proprio la consegna nelle mani del Presidente del libro ha aperto la riflessione sulla necessità di fare i conti con la Storia e sul ritardo italiano nel difficile lavoro di riconoscimento e di interpretazione del proprio passato. Nel corso del colloquio Liliana Picciotto e Raffaella Mortara hanno rievocato molti episodi che segnarono quegli anni di sofferenze e quelle storie del bene e del male, tutte riconducibili a responsabilità o a meriti di italiani. Un flusso di vicende complesse dove talvolta i sentimenti dell’onore nazionale si espressero in una concatenazione di atti di valore che si concretizzarono spesso senza una direzione o senza un coordinamento, ma solo al fine di proteggere la dignità umana.
È stata poi la volta del presidente della Fondazione Giorgio Sacerdoti consegnare a Mattarella un documento dove si riassume il lavoro partito dalla documentazione pazientemente raccolta dal Cdec, ma si tracciano anche le linee di un’azione futura per questa importante istituzione archivistica, storica e culturale.
“Nel 2009 – ha detto Sacerdoti rivolgendosi al Presidente della Repubblica – il suo predecessore Giorgio Napolitano si complimentò con elevate parole con noi, segnatamente con la autrice, quando gli presentammo la nuova edizione del precedente volume frutto delle ricerche della stessa Liliana Picciotto e del CDEC. Era Il Libro della Memoria, il dolente indice ragionato degli oltre 8000 ebrei vittime in Italia tra il 1943 e 1945 delle persecuzioni antisemite del nazifascismo, un imperituro memoriale agli scomparsi, un implacabile atto di accusa verso i persecutori.
“Questa volta Le presentiamo il frutto di una ricerca altrettanto meritoria, anch’essa durata anni di indagine e ricerche promosse dal nostro Istituto, sempre condotte da Liliana Picciotto. Questo volume, Salvarsi, non è tanto il rovescio quanto il dritto della stessa medaglia. E’ la narrazione rigorosa ed insieme commossa e coinvolgente, di come avvenne che gli altri ebrei che si trovavano in quegli anni in Italia, oltre 30.000, sia cittadini italiani che profughi a vario titolo nel nostro paese, riuscirono invece a scampare ai nazisti che occuparono l’Italia dopo l’8 settembre 1943 e ai loro squallidi ma temibili assistenti, le forze della così detta repubblica sociale italiana.
“Con rigore documentario e metodo storico questo libro ci presenta le tipologie dei salvatori: i vicini di casa e i domestici nelle città, i contadini nelle campagne e sui monti, gli antifascisti, gli ospedali, i conventi e i parroci, l’accoglienza in Svizzera. E sullo sfondo l’importanza della preveggenza e dell’informazione, e il ruolo della fortuna e della sfortuna come in tutte le vicende umane.
“In una seconda parte, il libro raccoglie storie, testimonianze e memorie, quelle dei salvati e quelle dei salvatori, di cui tanti riconosciuti, personalmente o alla loro memoria, Giusti tra le Nazioni dall’Istituto Yad Vashem di Israele. Ne esce un variegato affresco di vicende che spesso hanno dell’incredibile. Risaltano le difficoltà di nascondersi e venire nascosti, per singoli e famiglie, per vecchi e bambini, in una Italia squassata dalla guerra, con vie di comunicazione interrotte. Un’ Italia al freddo e alla fame, dove era un’impresa ottenere un credibile documento falso per stare precariamente al sicuro, o una tessera annonaria, pure essa contraffatta, necessaria per poter sopravvivere, e questo per mesi e mesi.
E tutt’intorno i rastrellamenti, l’indifferenza dei tanti e purtroppo anche il rifiuto dell’accoglienza, la delazione e il tradimento. Tra i salvati anche un gruppo di profughi ebrei da Sarajevo, giunti per singolari vicende in Emilia. Nascosti e protetti dagli abitanti del borgo dove erano stati internati prima del 25 luglio 1943, furono aiutati a raggiungere la Svizzera. Tra loro una bambina, Erna Finci, la compianta moglie di Andrew Viterbi, che da bambino coi genitori fuggì in America nel 1938 dalle persecuzioni fasciste, diventando negli Stati Uniti un grande scienziato – l’inventore niente di meno dell’algoritmo che fa funzionare tutti i nostri cellulari – e un grande benefattore. In ricordo di quel salvataggio ha finanziato la nostra ricerca, che Einaudi è stata fiera di pubblicare. Anche lui – ci spiace non abbia potuto venire oggi qui dalla California dove risiede – vogliamo ringraziare per il suo sostegno e la sua fiducia”.
“Signor Presidente – ha aggiunto il professor Sacerdoti – la consegna a Lei quest’oggi di questo volume, vuole rappresentare da parte nostra, del principale istituto storico-culturale ebraico italiano, un segno di gratitudine che gli ebrei italiani esprimono verso la miglior parte del popolo italiano, verso i loro concittadini che sentirono il richiamo dell’imperativo morale, della solidarietà e della giustizia, spartendo col perseguitato il poco che avevano, spesso a pericolo della loro incolumità. Io stesso non sarei qui se ancora in fasce non fossi stato protetto e salvato insieme ai miei genitori da amici e vicini sulle montagne di Stresa e poi a passare il confine svizzero mentre le SS naziste si davano a stragi indicibili sulle sponde del Lago Maggiore. Anche il salvataggio fu dunque Resistenza, non con le armi ma con il coraggio civile. Anzi, come scrisse sul Corriere della Sera nel 1955 Dino Buzzati, tra l’altro un amico e compagno di classe di mio padre, in occasione della consegna da parte dell’Unione delle comunità ebraiche di medaglie di riconoscimento ad un gruppo di salvatori nel decimo anniversario della Liberazione: “Non c’è nessuno più ammirevole di chi, pur essendo estraneo, interviene a proteggere degli innocenti dalle persecuzioni autorizzate, dalle guerre civili, dalle lotte religiose, sfidando l’anatema e il supplizio, per pura bontà d’animo. È il massimo e più nobile coraggio. Perché chi sfida la morte sul campo di battaglia è sorretto dall’estimazione universale e dinanzi a lui splende la gloria. Mentre chi affronta l’autorità costituita o l’odio settario per difendere dei poveri infelici, ha soltanto la coscienza che l’aiuti e che lo premi”
“Oggi purtroppo- ha concluso Sacerdoti – il razzismo becero, l’antisemitismo degli ignoranti si manifestano di nuovo, in particolare tra la tifoseria sportiva e in altre occasioni. Ci tocca di vedere il ritratto di Anne Frank, agnello sacrificale del popolo ebraico nella Shoah, diventato simbolo universale dell’innocente vittima dell’odio prevaricatore, diventare segno di dileggio senza che i responsabili provvedano e, in difetto, vengano adeguatamente sanzionati. Una vergogna per tutto il nostro Paese! Non possiamo che concludere auspicando che la memoria di ciò che è stato – anche nel bene -, racchiusa in questo libro, possa servire da esempio e da monito, anzitutto per tutti coloro che nella scuola, nelle istituzioni civili, nella politica e nello Stato hanno la responsabilità di salvaguardare i valori fondanti della nostra Repubblica e della nostra convivenza civile e trasmetterli alle successive generazioni”.