Fonte:
La Stampa edizione di Torino
Autore:
Massimiliano Peggio – Ludovico Poletto
L’imam anti Israele non c’è
L’incontro dell’Ong islamica diventa uno spettacolo pop
E dal palco l’invito a ribellarsi contro chi “sporca l’Islam”
Priska è arrivata da Venezia l’altro ieri e se ne va da Torino già oggi in giornata. Biondissima. Italianissima. Accompagnata dalla mammasergente, Lorena, che non la molla un attimo, del mondo islamico ne sa ben poco. Ma sa che i cantanti che devono esibirsi in questa giornata che « Islamic Relief» ha organizzato a Torino, per raccogliere fondi a favore degli orfani nel mondo musulmano sono i Vasco Rossi di lingua araba. Ed è per questa semplicissima ragione che se ne infischia bellamente di tutto il resto. Anche della lunga tirata che l’Imam del centro culturale islamico di Piacenza, Yassin El Yafie, fa dal palco del teatro Colosseo, location strapiena per la convention pro raccolta fondi.
L’imam assente
Ieri è stata la quarta tappa di cinque che la Ong tiene in Italia. Ma Yassin El Yafie è un moderato, ed è l’ospite a sorpresa di questa giornata . Lui non ha niente a che vedere con l’ospite annunciato e temuto e considerato un osservato speciale, Omar Adbelkafi, uno che in tempi relativamente recenti ha pronunciato fra si che hanno fatto gridare allo scandalo. Del tipo: «Il Corano riferisce che gli ebrei hanno portato nella loro sto ria la corruzione sulla terra». Oppure aver giudicato gli attacchi contro Charlie Hebdo e il negozio kosher a Parigi come «la commedia alla quale i musulmani sono assoggettati fino alla nausea in tutto il mondo». Ma il «cattivo», il «duro», l’«integralista» non c’è e sotto le volte del teatro Colosseo va in scena un’altra storia. In questa giornata-evento le parole dell’Imam piacentino, infatti, hanno sapore della riconciliazione, anzi della ricucitura di uno strappo, quello del 13 novembre. «Non dobbiamo lasciare Tizio o Caio macchiare l’Islam» predica per venti minuti in lingua araba. «La miglior pubblicità per l’Islam è il nostro comportamento. Comportamento e non sigle». I pochi che non parlano arabo lo ascoltano in cuffia: «Dobbiamo ripristinare l’immagine dell’Islam delle origini. Siamo ambasciatori di misericordia». Come in una gigantesca moschea, la gente che è qui ascolta in silenzio. Niente telefonini alzati per riprendere la predica. E dopo nessuna polemica , distinguo, limature tra i presenti. I morti di Parigi, le polemiche sul mondo islamico, sono il non detto di questa giornata.
L’appello ai fedeli
Yassine Fram, uomo di punta della Ong che aiuta i bambini e le vedove del mondo islamico rincara la dose: «Non lasciamo che in nome della nostra religione vengano commessi dei misfatti che nulla hanno a che vedere con l’Islam ». E ancora: «Dobbiamo essere parte integrante del territorio e delle città nella quali viviamo». Niente applausi, questo non è uno spettacolo, è il dogma di una giornata che s i concluderà con un crowdfunding. Niente fotografie all’Iman, basta la sua parola: «Che va custodita nel cuore». Il resto è la musica, che qui è parte integrante della giornata, non è il male assoluto come sostiene un certo integralismo musulmano. Per dirla con una battuta sembra una serata Theleton . E i due ospiti Maher Zain e Humood Alkhudher, uno libanese e l’altro kuwaitiano, sono rockstar per cui i ragazzi si strappano i capelli. Noti anche a latitudini che non ti aspetti.
La soddisfazione
Il signor Rachid Jamal, responsabile di Islamic Relief Italia a fine giornata è più che soddisfatto per come è andata. «Quando si parla di musulmani c’è un po’ la tendenza a generalizzare. È come se si dicesse che i siciliani sono tutti mafiosi. Non è così. Noi siamo un’altra roba, un’altra realtà. E con l’integralismo non abbiamo nulla che vedere». E l’imam Abdelkafi che doveva venire a Torino? «Ha cambiato idea».