27 Maggio 2024

Il professor Fabio Levi commenta i casi di antisemitismo all’università di Torino

Fonte:

La Stampa

Autore:

Fabio Levi

Fuori gli slogan dall’università

Gentile Direttore, credo che quanto sta accadendo all’Università di Torino abbia un rilievo, oltre che per l’insieme della città, per il resto d’Italia; lo abbiamo visto, con forte preoccupazione e rammarico, sul tema del boicottaggio a Israele e, se continua così, lo vedremo ancora per altro. Ben oltre le aule universitarie è infatti diffuso un forte sentimento di orrore, di angoscia e di solidarietà per le vittime di una guerra in Medio Oriente che non pare avviarsi alla fine. Un sentimento duramente polarizzato e incapace troppo spesso di considerare le ragioni dell’altro, mosso dal massacro del 7 ottobre, dagli ostaggi vilipesi o uccisi presi quel giorno, dalle innumerevoli vittime civili e dalle atroci distruzioni perpetrate a Gaza. Di fronte a tutto questo si può certo capire che ci siano punti di vista divergenti e che molti abbiano difficoltà a farsi un quadro preciso della situazione, anche se l’esistenza dello Stato di Israele è e dovrebbe rimanere a mio avviso un punto fermo irrinunciabile, così come il pogrom del ottobre non può non essere considerato nella sua micidiale concretezza. Non si capisce invece come una piccola e rumorosa minoranza possa arrogarsi il diritto di imprigionare in pochi slogan minacciosi e violenti un problema che per più di cent’anni nessuno è ancora riuscito a risolvere. Non si capisce neppure come si lasci quasi senza risposta che quella minoranza possa rincarare ogni giorno la sua azione propagandistica imponendosi con le sue grida qua e là per Torino, assediando con toni ultimativi consessi di alta responsabilità, organizzando preghiere islamiche in luoghi quanto meno incongrui. Anche se, malgrado questa continua pressione, negli ultimi tempi si è chiaramente dimostrato che, in alcune sedi importanti come il Politecnico di Torino e non solo, l’autorevolezza ben spesa abbia saputo tenere a bada gli estremismi più clamorosi e fermare la spirale del rincaro. Quel che è mancata è però una reazione diffusa che sappia distinguere le ragioni del sentimento e le ragioni vere dalle grida negli altoparlanti. E non basta certo sentirsi dire, come accade troppo spesso: non preoccupiamoci troppo, tanto le loro voci fuori tono si stancheranno presto. Forse si, sul momento si stancheranno. Ma lasceranno tracce irrisolte destinate a germogliare di nuovo. Senza che altre voci si alzino, senza uno sforzo di tanti per ridare spazio a un dibattito serio e pacato sin da subito, la situazione sarà destinata a peggiorare gravemente. E dunque, se un compito l’Università deve avere, e con essa le tante altre istituzioni culturali della città, è quello di aiutare a fare chiarezza, a contrastare con l’informazione, la competenza e il confronto la tendenza prevalente a cancellare i problemi con gli slogan e le semplificazioni faziose; e tanto più i problemi complicati e difficili da risolvere. Fabio Levi è professore onorario di Storia contemporanea, Università di Torino

Photo Credits: La Stampa