Fonte:
La Stampa
Autore:
Ilario Lombardo
Reato di propaganda fascista
Il M5S: è una legge liberticida
Renzi:”Studiate la storia”. Imbarazzo tra i grillini: troppo a destra
«Neanche la destra – racconta Emanuele Fiano, del Pd – ha osato usare il termine liberticida, ma come stanno?». Ci si arrovella per tutto il giorno su un aggettivo che racconta quasi un secolo di storia e si porta dietro polemiche che all’occorrenza riaccendono l’orgoglio di una parte e dell’altra. In mezzo, i 5 Stelle con la loro «strategia del né-né», del costante astensionismo che permea i loro comportamenti parlamentari e G rende bersaglio degli avversari o di delusi ex sostenitori. Dopo lo ius soli tocca a una legge che vuole ripulire l’Italia dalla paccottiglia fascistoide e di tutta la propaganda sul Duce. «Liberticida era il fascismo non la legge sull’apologia di fascismo. Almeno la storia!» attacca il segretario del Pd Matteo Renzi. In realtà la legge non è sull’apologia del fascismo, perché quella c’è già dal 1952, e a votare contro sono stati anche Forza Italia e i verdiniani. «Se non avessimo usato il termine “liberticida”, saremmo qui a parlare del nostro parere? – si chiede Alfonso Bonafede, del M5S – La verità è che quel testo è scritto con i piedi». Parlano solo del nostro termine, la verità è che quel testo è scritto coni piedi .Parliamo di una legge a prima firma Fiano, Pd, che punisce la propaganda fascista e nazista. Tipo quella del venditore di tazze con il faccione di Mussolini o di cartoline da Predappio con la scritta W il Duce. Con una aggravante che prevede l’aumento di un terzo della pena se il revival nostalgico passa dal web. «Ai tempi della legge Scelba sull’apologia non esisteva internet ed è questo che dovrebbero capire i 5 Stelle». Si perché tra gli argomenti con cui hanno motivato il proprio parere negativo in commissione Affari costituzionali, i grillini hanno detto che «le leggi ci sono già e non se ne sentiva il bisogno di un’altra» (Vittorio Ferraresi). O anche: «Non vogliamo che siano punti quattro ragazzotti che fanno il saluto romano» (Andrea Cecconi). In controluce, anche se questa volta ostentata meno che nel passato, c’è il dogma pentastellato in difesa della libertà di opinione e del web «contro qualsiasi bavaglio». Solo che l’argomento fascismo in Italia è spinoso e i 5 Stelle, che già si erano astenuti sul negazionismo, si accorgono troppo tardi che la parola «liberticida» affiancata a una norma sull’ideologia reduce del Ventennio è fuori luogo. Anche Luigi Di Maio si rende conto del pasticcio e la comunicazione cerca di metterci una toppa con un comunicato riparatore che prova a rilanciare sugli emendamenti migliorativi proposti dal M5S e accolti dal Pd. Non abbastanza però da far propendere per un voto favorevole alla legge, come confessa Ferraresi, deputato della commissione Giustizia e co-autore della bocciatura. I 5 Stelle, fuori dalle comunicazioni ufficiali, ammettono «di essersi esposti alle strumentalizzazioni per colpa di quell’aggettivo» e «di non aver colto il momento politico». Da mesi, infatti, la strategia del M5S è rivolta a destra E questo passaggio sul fascismo non è sembrato altro che essere perfettamente in linea con il temerario corteggiamento di un certo elettorato. Infatti i grillini hanno subito incassato il sostegno di Fratelli d’Italia e della Lega, rinnovando la suggestione di una probabile convergenza futura. «Le idee non si processano» sostiene Matteo Salvini. In più i 5 Stelle hanno avuto il plauso dei ragazzi di Casa Pound, gli eredi al momento forse più in forma tra i figli e figliastri del Duce, quelli che nel 2013 Beppe Grillo disse che erano «i benvenuti nel MSS». E appena della settimana scorsa il pubblico elogio di Alessandro Di Battista per bocca del leader Simone Di Stefano: «Ha un animo da camerata, lo vorrei in Casapound». E proprio attorno a Di Battista, o meglio a suo padre che più volte si è detto «orgogliosamente fascista»,è andato in scena un siparietto tra il Pd e i grillini, costretti ad ammettere scherzando che «se passasse questa legge avremmo un problema in casa, con uno dei nostri genitori…».