Fonte:
www.shalom.it
Autore:
Elisabetta Fiorito
I Rabbini italiani: “Il papa mette sullo stesso piano aggressori e aggrediti. Da lui gelida equidistanza”
Una nota che non lascia spazio a dubbi. I rabbini d’Italia contestano quanto detto da Papa Francesco in Vaticano nell’incontro con le famiglie israeliane e palestinesi. “Ieri l’incontro del Papa con i parenti degli ostaggi rapiti da Hamas, da tempo richiesto e sempre rinviato, è stato finalmente possibile perché è stato seguito da un incontro con parenti di palestinesi prigionieri in Israele, così come riportato dal Papa, mettendo sullo stesso piano innocenti strappati alle famiglie con persone detenute spesso per atti gravissimi di terrorismo”, scrive il Consiglio dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia. “E subito dopo il Papa ha pubblicamente accusato entrambe le parti di terrorismo. Queste prese di posizione al massimo livello seguono dichiarazioni problematiche di illustri esponenti della Chiesa in cui o non c’è traccia di una condanna dell’aggressione di Hamas oppure, in nome di una supposta imparzialità, si mettono sullo stesso piano aggressore e aggredito”.
“Ci domandiamo a cosa siano serviti decenni di dialogo ebraico cristiano parlando di amicizia e fratellanza – continua la nota – se poi, nella realtà, quando c’è chi prova a sterminare gli ebrei invece di ricevere espressioni di vicinanza e comprensione la risposta è quella delle acrobazie diplomatiche, degli equilibrismi e della gelida equidistanza, che sicuramente è distanza ma non è equa”.
A rispondere alla lettera dei rabbini, il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi. “Il Papa è attento e guardate che questo non è mettere tutti sullo stesso piano, il 7 ottobre è stata una tragedia, punto e basta. È stata una tragedia. E quindi l’attenzione, la condanna. Poi c’è quello che sta succedendo a Gaza, perché il Papa chiede il cessate il fuoco? Perché c’è una sofferenza terribile, e guardando lontano mi sembra che spinga per un’altra soluzione perché si combatta davvero il terrorismo, togliendo tutto ciò che per certi versi paradossalmente lo può giustificare. 7 ottobre punto. Questa è la posizione del Papa e non è che non capisce le motivazioni del governo israeliano”, spiega il capo dei vescovi italiani.
Che l’incontro di ieri non fosse andato per il verso giusto si era capito anche quando la Santa Sede si è trovata a dover smentire il fatto che Francesco avesse usato il termine genocidio per descrivere la guerra a Gaza. A Santa Marta il pontefice ha visto dodici parenti di ostaggi israeliani detenuti da Hamas, poi nell’Auletta Paolo VI dieci palestinesi con “parenti prigionieri di Israele”, una definizione quella del Papa che ha scatenato accese contestazioni nel mondo ebraico. Una ventina di minuti per ciascuno dei gruppi per sottolineare che “il popolo palestinese, il popolo di Israele, hanno il diritto alla pace, hanno il diritto di vivere in pace”, sono “due popoli fratelli”, come dirà in un video-appello per la pace in tutte le lingue, compreso l’arabo e l’ebraico.
Una giornata segnata dalla delusione degli israeliani perché Papa Francesco ha parlato di terrorismo senza fare distinzioni. In più la delegazione dei palestinesi – che ha invitato il Papa a recarsi di persona a Gaza – riferisce che il Pontefice ha concordato con loro sul fatto che il popolo palestinese subisca “un genocidio”. Una ricostruzione dell’incontro che viene però smentita, a stretto giro, dal Vaticano. E anche il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, la definisce “irrealistica”.
Critiche subito dopo l’incontro sono arrivate dalla presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, Noemi Di Segni: “Il Papa mette tutti sullo stesso piano di partenza e di arrivo. Ma la partenza è il terrore che esegue il disegno di sterminio degli ebrei nel mondo intero mentre la guerra è necessaria alla difesa di Israele e della sua popolazione. Comporta sofferenza ma alle vittime va associato chi è il vero responsabile”. “Non ci può essere nessuna equivalenza tra Hamas che è un’organizzazione terroristica e si fa scudo dei civili e Israele che difende i civili”, dice Nadav, uno dei familiari degli ostaggi israeliani dopo l’incontro con il Papa. “Delusione” è stata espressa da un altro parente, Yehuda, perché il Pontefice “non ha nominato Hamas e non ne ha parlato come di un’organizzazione terroristica. Ha detto solo che la guerra deve finire”.