Fonte:
www.ynetnews.com
Autore:
Tova Tzimuki, Itamar Eichner
Shaked e Erdan incontrano i dirigenti di Facebook per rimuovere i posts che incitano l’antisemitismo
Il ministro della Giustizia Ayelet Shaked (Bayit Yehudi) e il ministro dell’informazione Gilad Erdan (Likud), lunedì hanno incontrato numerosi dirigenti di Facebook per chiedere che il social media globale rimuova tutti i messaggi in cui appaiono parole come “Intifada”, “nazisti”, “accoltellamenti”, ”shahid”, “morte agli ebrei” e “morte agli arabi”, sostenendo che tale linguaggio incita al terrorismo.
A causa di un aumento degli attacchi terroristici eseguiti in modo indipendente “lone wolf Intifada” nel corso degli ultimi mesi, il ministro della Giustizia Ayelet Shaked (Bayit Yehudi) e il ministro dell’informazione Gilad Erdan (Likud) lunedì si incontreranno con il Vice Presidente della Public Policy di Facebook Joel Kaplan , il Responsabile della gestione Global Policy di Facebook Monica Bickert e il capo della politica e delle comunicazioni di Facebook Jordana Cutler.
Essi si incontrano nel tentativo di contenere e ridurre al minimo l’incitazione antisemita online. I due ministri stavano cercando di ottenere che Facebook rimuova espressioni quali “Intifada”, “nazisti”, “accoltellamenti,” e “shahid”, “morte agli ebrei” e “morte agli arabi”, che a loro parere possono e di fatto incitano al terrorismo.
Nel corso degli ultimi mesi le forze dell’ordine in Israele hanno lavorato con i rappresentanti di Facebook, nel tentativo di controllare i contenuti di incitazione all’odio. Finora, la risposta di Facebook è stata ampiamente positiva e accomodante, eliminando molti post che le forze dell’ordine israeliane ritenevano pieni d’odio, sebbene ci sono stati anche casi in cui non è stato fatto.
Attualmente, Facebook si attiene a proprie norme e regolamenti in materia di discorsi d’odio e libertà di parola, rimuovendo solo i messaggi che si ritengono istiganti. Tali contenuti includono: esortazioni a commettere omicidio, sequestro di persona, e altri crimini, così come i messaggi che li celebrano. Nonostante questo, Facebook permette agli utenti di postare cose che comprendono, ad esempio, le istruzioni su come diventare uno shahid, video di istruzioni su come effettuare gli accoltellamenti e imam che esprimono istigazione e sermoni pieni d’odio.
Per il fatto che Facebook si attiene a un suo proprio regolamento riguardo la libertà di parola, parlamentari come Revital Swid (Zionist Union) hanno iniziato a promuovere disegni di legge che costringano Facebook a rimuovere i messaggi che lo Stato di Israele trova ad incitare l’odio di gruppo. Il disegno di legge prevede che il procuratore generale potrebbe pubblicare che le società come Facebook o Google rimuovano contenuti che costituiscono un illecito penale e una vera e propria minaccia per la sicurezza di un individuo, del pubblico o di quello stato.
Shaked: Israele è impegnata in ‘una democrazia difensiva’
Shaked e Erdan anche sei mesi fa hanno avuto un colloquio con diversi capi di Facebook, in cui hanno sottolineato il legame tra l’incitazione on-line e la realizzazione di recenti atti di terrorismo. Per quanto riguarda questa affermazione, si deve notare che, mentre molti credono che i singoli attacchi siano personalmente motivati, alcuni hanno cominciato a vedere i terroristi occasionali come parte di un sistema più ampio, guidato da organizzazioni terroristiche come Hamas, e diventati più bravi nel coprire le loro tracce.
“Siamo impegnati nella ‘democrazia difensiva’,” ha detto Shaked. “Sarebbe stato meglio se tale legge non fosse stata necessaria, e che i fornitori dei servizi Internet avessero agito in maniera più responsabile. Ora i gruppi terroristici stanno utilizzando Internet in modi inaccettabili, e dobbiamo fermarli rapidamente e efficacemente, aggiornando la nostra normativa vigente. Israele è in prima linea nella lotta contro il terrorismo e non può rimettersi a una legislazione dal contenuto nocivo.”
Erdan ha aggiunto “Gran parte dei terroristi durante l’ultima ondata sono stati ispirati da atti di incitamento sul web. Purtroppo, dal momento che Facebook sembra non avere alcuna fretta di rimuovere da solo i contenuti d’istigazione, e dal momento che solo alcune delle richieste della polizia per rimuovere tali contenuti sono state accettate, questa legge è essenziale per dare alle forze dell’ordine gli strumenti necessari per rimuovere i contenuti che potrebbero portare al terrorismo e all’omicidio “.
La conferenza sull’antisemitismo delle Nazioni Unite trova il 60% di tutti i messaggi di odio negli Stati Uniti
Riflettendo su larga scala di discorsi sull’odio on-line, una recente conferenza delle Nazioni Unite sull’antisemitismo digitale ultimamente ha scoperto che circa 250.000 messaggi antisemiti sono stati resi pubblici ogni anno attraverso le piattaforme dei social media.
La conferenza è stata guidata dall’ ambasciatore ONU d’Israele Danny Danon (Likud) e dall’ambasciatore degli Stati Uniti Samantha Power. Ha incluso accademici di alto livello, compagnie di media internazionali e colleghi ambasciatori. I partecipanti hanno discusso dell’influenza che l’incitazione antisemita online ha sul pubblico, dei modi per monitorare tali azioni e dell’utilizzo di tecnologie avanzate per combatterle.
L’Amministratore Delegato Vigo Raviv Tal, la cui società controlla e guarda verso i fenomeni dei social media, ha dato presentazioni in merito in occasione della conferenza. Egli ha osservato che ogni ora, una media di due messaggi antisemiti sono condizionati dalla richiesta di un’azione violenta contro gli ebrei, che rappresenta il 7% di tutti i messaggi antisemiti, e un altro 18% tra tutti i messaggi antisemiti raffigura ebrei come adoratori del diavolo. Il 75% dei messaggi antisemiti trovati sono stati scritti da giovani, uomini bianchi, il 60% dei contenuti antisemiti sono scritti negli Stati Uniti, il 25% in Europa e il resto nei paesi arabi.
L’antisemitismo è risultato essere la terza più grande forma di odio di gruppo, anti-nero, e di omofobia. Nonostante la loro diffusione, però, le piattaforme dei social media non eliminano i messaggi di odio che prendono di mira interi gruppi a meno che non sia presentato un reclamo ufficiale. Tal ha spiegato che secondo i loro dati, le reti dei social media tendono a ignorare tali denunce, dal momento che i messaggi che scatenano odio probabilmente generano più traffico, che a sua volta genera più reddito per l’azienda che fornisce loro una piattaforma pubblica.