Fonte:
La Repubblica
Autore:
Tonia Mastrobuoni
Attila, lo chef xenofobo e complottista dietro gli sfregi nei musei di Berlino
Decine di capolavori imbrattati con sostanze misteriose: si indaga sulla star dei fornelli
Berlino – Da quando preferisce le piazze alle padelle, lo chef vegano Attila Hildmann è diventato una bandiera dell’ultradestra. Arrestato a maggio, durante una manifestazione di negazionisti del coronavirus, l’ex star dei mastercheftedeschi è diventato uno specialista in spericolati condensati di complottismo. Nei suoi interventi sui social media accusa il ministro della Salute Jens Spahn di essere servo di Bill Gates e “banchiere”, inteso come insulto. Angela Merkel, secondo lo chef berlinese, è massona, satanista e pedofila (sul profilo Telegram di Hildmann c’è la confessione di un presunto ex schiavo del sesso della cancelliera). A causa delle tirate antisemite e razziste, alcuni supermercati hanno bandito i suoi prodotti. Ma una sorta di nemesi c’è già: nei mesi scorsi sono cominciate a circolare teorie cospirazioniste anche su di lui. Sarebbe una spia dei servizi mandata in giro a rendere ridicoli i negazionisti del virus. E in effetti. Ma ieri quello che è stato ribattezzato Weg-adolf” o “il Goebbels delle insalate” ha conquistato un’attenzione che è andata ben al di là dei confini tedeschi, e per un episodio gravissimo. Nell’Isola dei Musei di Berlino, dove si concentrano alcune delle raccolte di arte antica più importanti del mondo, un vandalo ha imbrattato il 3 ottobre una settantina di opere con una non meglio identificata “sostanza oleosa”. Sarcofaghi, statue antiche e altre opere del Pergamon, della Alte Natlonalgalerie e nel Neues Museum sono state macchiate con un liquido che in alcuni casi richiederà un restauro per essere cancellato. L’n gesto insensato. Ma solo per chi non ha seguito le evoluzioni di Attila Hildmann. Lo chef di origine turca aveva cominciato la scorsa estate a fare comizi xenofobi sulla scalinata dell’Altes Museum (che si trova proprio di fronte al Lustgarten dove Adolf Hitler amava Fare discorsi: difficile che sia un caso). Dopo un po’ era stato cacciato. E la fondazione Preussischer Kulturbesitz che gestisce il museo aveva preso talmente le distanze da lui da affiggere uno striscione inequivocabile all’ingresso: contro ogni forma di razzismo, antisemitismo e nazionalismo. Il bando dalla scalinata ha scatenato ovviamente l’ira, ma soprattutto la fantasia di Hildmann. Mescolando le tesi del gruppo complottista di estrema destra americano QAnon con leggende bibliche, ha cominciato a delirare sull’Altare di Baal che sarebbe in realtà il Trono di Satana e dunque un quartier generale dei satanisti di tutto il mondo che si darebbero appuntamento nei musei berlinesi di notte per sacrifici umani e abusi sessuali su bambini. E un giorno si è perfino chiesto: è un caso che Merkel, massona e satanista, abiti a due passi dal musei? Ieri, quando i giornali hanno puntato il dito contro di lui, Hildmann non ha smentito. Anzi. Nel mezzo di notizie come “13enne muore di mascherina in Portogallo”, battute omofobe sul ministro della Salute Spahn, su Telegram si è limitato a ritwittare compiaciuto le notizie sul suo coinvolgimento. La polizia indaga.