23 Ottobre 2020

Gadi Luzzatto Voghera, Direttore della Fondazione CDEC, interviene sulla polemica relativa alla trasmissione Rai “L’eredità”

Fonte:

Moked.it

Autore:

Gadi Luzzatto Voghera

Gerusalemme capitale

“Quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito”. Un detto popolare che si addice alla paradossale vicenda con risvolti giudiziari che ha visto coinvolta la Rai, due associazioni di solidarietà con i palestinesi, la nuova associazione delle amicizie Italia Israele e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. La storia è semplice e presto detta: durante la trasmissione “L’eredità” viene formulata una domanda a un concorrente che prevede come risposta corretta l’indicazione di Gerusalemme come capitale dello stato d’Israele. Il concorrente indica come capitale Tel Aviv, risposta che il conduttore ritiene, giustamente, sbagliata (ci si consenta il gioco delle parole). Davanti alle rimostranze del concorrente la Rai annulla in seguito la domanda e il conduttore annuncia in una trasmissione successiva che la Rai ha così deciso essendo la questione della capitale d’Israele controversa dato che si tratta di materia giuridicamente dibattuta a livello di diritto internazionale. Due associazioni palestinesi, insoddisfatte, citano allora la Rai in giudizio davanti al Tribunale di Roma pretendendo una dichiarazione pubblica dall’emittente nazionale nella quale si dichiari “che il diritto internazionale non riconosce Gerusalemme come la capitale di Israele”. Non certo una rettifica della rettifica ma una vera e propria dichiarazione politica. Nella vicenda intervengono quindi la nuova Udai e l’UCEI, e il tutto sfocia in un ulteriore ricorso dopo che il Tribunale in prima battuta dà ragione alle associazioni palestinesi. La fine della storia si legge tutta nella sentenza definitiva del Tribunale ordinario di Roma che sostanzialmente manda tutti a casa: UCEI e Udai perché non titolate a intervenire nel procedimento e associazioni palestinesi perché pretendono una rettifica ingiustificata. Ha ragione la Rai, ci dice il Tribunale, perché anche se la materia è discussa in sede di diritto internazionale, “non possono tacersi proprio le prassi e le consuetudini internazionali riguardanti le vicende relative alla città di Gerusalemme divulgate anche ad un pubblico di ‘non addetti ai lavori’, secondo le quali non è inusuale assistere alle visite in Israele da parte dei Capi di Stato e di Governo degli altri Paesi presso la città di Gerusalemme e non è mai messa in discussione la ‘centralità’ della Città Santa rispetto alle altre città di Israele, ivi compresa Tel Aviv”. In questo caso la luna di cui scrivevo all’inizio è Gerusalemme, che da millenni è centrale punto di riferimento della civiltà ebraica e oggi è sede del parlamento, del governo e dei ministeri dello Stato d’Israele. Non riconoscere questo fatto storico, che è vero e difficilmente opinabile, aiuta oggettivamente poco ad attivare quei percorsi di dialogo e comprensione reciproca che dovrebbero condurre – speriamo il più presto possibile – a un futuro di pace nella regione.