Fonte:
Moked.it
Autore:
Gadi Luzzatto Voghera
Liliana e Chiara
Snob e detrattori di professione si sono ampiamente esercitati nel criticare la scelta “scandalosa” compiuta da Liliana Segre di invitare Chiara Ferragni al Memoriale della Shoah di Milano. Penso che ci si dovrebbe allontanare da quell’area di comfort intellettuale. L’incontro fra queste due donne è, al contrario, molto significativo. Con l’incrocio delle loro immagini pubbliche la comunicazione contro il discorso d’odio e contro l’indifferenza cambia pelle. La loro foto su Instagram, immediatamente rimbalzata sulle altre piattaforme e “naturalmente” fatta oggetto di sarcasmi e di insulti (oltre che di molti, preponderanti messaggi di simpatia), è stata una vera e propria dichiarazione di guerra all’hate speech. L’anziana testimone e la giovane influencer hanno scelto di dirci che i social sono un luogo che può e deve essere fondamentalmente buono. Un mezzo dove comunicare parole di responsabilità civile positive, che non deve essere considerato con sufficienza e, appunto, indifferenza (si vedano gli snob di cui sopra). Liliana Segre è stata molto chiara nel suo intento: il Memoriale della Shoah, con i suoi vagoni piombati, i nomi della deportazione, la scritta contro l’indifferenza (ma anche la biblioteca e l’archivio del CDEC, le iniziative culturali, le mostre, le attività didattiche, la ricerca) è un luogo che deve essere visitato sempre di più, soprattutto dai giovani. E per questo motivo una testimonial di eccezione non può che essere la benvenuta, perché in questo momento della storia la sua voce è ascoltata, la sua immagine è seguita. Non si può che ammirare questa semplice scelta che è al contempo un esempio di buona comunicazione e di intelligente azione di politica dell’educazione. E non si può che dire grazie a Chiara Ferragni, che avendo accettato l’invito di Liliana Segre ha compiuto una decisa scelta di campo, né scontata né gratuita, anche per le conseguenze che potrebbe avere sulla sua immagine pubblica.