Fonte:
moked.it
FIRENZE – Campagna d’odio contro Marco Carrai
Da alcuni giorni un gruppo di dipendenti dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze sta chiedendo le dimissioni del suo presidente, l’imprenditore Marco Carrai, che è anche console onorario di Israele per la Toscana, l’Emilia Romagna e la Lombardia. A detta dei contestatori la sua figura sarebbe in contrasto con “i valori fondanti il codice etico della fondazione”. E questo perché console di “uno Stato che da anni disattende le numerose risoluzioni Onu a suo carico e che recentemente ha risposto a un attentato, sicuramente grave e per questo assolutamente da condannare, in modo chiaramente sproporzionato”. Confrontandosi con Pagine Ebraiche, Carrai parla di “pretestuosa campagna contro di me” montata da “centri sociali di Firenze, alcuni movimenti di estrema sinistra e presunte sigle pacifiste”. Una campagna “fatta di odio, mistificazioni e malafede”, aggiunge Carrai, sottolineando anche che l’adesione riguarda comunque “un numero piccolissimo di dipendenti”, che ieri si sono raccolti in un presidio all’esterno della struttura. I contestatori, afferma, “dicono che in quanto console sono correo delle azioni militari israeliane nella striscia di Gaza” e “dicono che non avrei mai pubblicamente condannato le azioni israeliane”. Al riguardo il console ricorda che Israele “è stato colpito con un attacco terroristico il 7 ottobre da parte di una associazione terroristica, Hamas, riconosciuta come tale dall’Italia e dell’Unione europea non più né meno come Al Qaeda attaccò gli Stati Uniti e tutto il mondo occidentale e i suoi valori l’11 settembre 2001”. E ancora che ad oggi “ci sono donne, bambini, uomini civili detenuti come prigionieri da Hamas”, senza dimenticare che “durante quell’attacco sono state compiute atrocità indescrivibili” e che Israele “ha intrapreso una campagna per neutralizzare Hamas né più né meno di come ha fatto tante volte la coalizione internazionale per fermare Al Qaeda e l’Isis”. A riconoscerlo è anche la Corte internazionale dell’Aja, prosegue Carrai: difatti non ha chiesto a Israele “di fermare il fuoco”, ma di “rispettare le norme internazionali di guerra”, invocando al tempo stesso “l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ora e subito”. Secondo Carrai, le persone che stanno chiedendo il suo passo indietro “non capiscono o forse capiscono anche troppo bene che il popolo ebraico è Israele”, un paese che è “la loro patria”, un luogo di sicurezza “dopo millenni di persecuzioni culminate nella tragedia della Shoah”. Nel merito il presidente del Meyer, che nelle prossime settimane curerà dieci bambini provenienti da Gaza, si chiede cosa farebbe l’Italia se ad esempio Napoli fosse attaccata “da missili provenienti dal Niger”. Non è una città scelta a caso, visto che la distanza tra il Niger e Napoli “è la stessa che c’è tra lo Yemen e Israele”. Cosa farebbe ancora l’Italia “se dalla Savoia tutti i giorni partissero razzi contro Torino? Tra Gaza e Tel Aviv c’è la stessa distanza”. Cosa farebbe infine l’Italia o cosa farebbero paesi come Francia o Gran Bretagna “se fosse successo loro quello che è successo in Israele? Lo sappiamo bene cosa successe dopo il Bataclan”. Le guerre sono tutte brutte, ricorda Carrai, e “lo fu la Seconda guerra mondiale sicuramente culminata nell’abominio delle due bombe atomiche, ma pongo a tutti una domanda: cosa sarebbe oggi il mondo se avesse vinto Hitler?”. Un ultimo, amaro interrogativo: “La Seconda guerra mondiale ha avuto come culmine la Shoah e come prologo le leggi razziste: chiedere a una persona di lasciare una fondazione benefica solo perché console di uno Stato democratico come Israele pone una domanda molto seria: davvero il passato è passato?”.