Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Massimo Gaggi
Facebook mette al bando i cospirazionisti di QAnon (che Donald chiama patrioti)
New York II misterioso mister Q inventore di complotti che vanno dal raccapricciante al ridicolo e grande produttore di fake news, potrà continuare a imperversare sui canali del dark web e su piattaforme periferiche, ma non avrà più a disposizione l’immensa piazza mediatica del gruppo che controlla tre quarti del traffico delle reti sociali mondiali: Facebook ha, infatti, deciso di mettere al bando non più solo singoli contenuti cospirativi o incitazioni all’uso della violenza, ma l’intera galassia dei movimenti QAnon. Il gigante mondiale dei social network (che controlla anche Instagram e Whatsapp) dimostra così di fare sul serio sul terreno del contenimento dei messaggi eversivi e delle campagne di disinformazione, divenute un tam tam assordante alla vigilia delle elezioni presidenziali del 3 novembre. Ma, secondo molti, il gruppo di Mark Zuckerberg sta ancora facendo poco e, soprattutto, si è mosso troppo tardi: i QAnon, che fiancheggiano Donald Trump e lo esaltano come una specie di salvatore dalla corruzione dei governi del mondo, diffondono campagne di disinformazione da almeno tre anni. E i messaggi razzisti e di odio sa no diventati talmente intensi da spingere l’anno scorso l’Fbi — ormai guidato da capi nominati dal presidente repubblicano — a dichiarare i QAnon una potenziale minaccia terroristica. La decisione di Facebook era, insomma, diventata in qualche modo inevitabile, anche in seguito alla «mutazione genetica» del movimento. I QAnon si sono trasformati da setta cospira torca con un numero limitato di adepti, convinti dal misterioso mister Q che Trump è venuto a liberare il mondo dal dominio di una rete di capi di Stato e di governo che compiono abusi sessuali sui bambini, in una rete sterminata di disinformazione. Una rete con centinaia di migliaia di sostenitori e legami con le milizie annate dei suprematisti bianchi che appare almeno in parte ispirata (se non pilotata) dalla Casa Bianca. Trump ha più volte rifiutato di condannare i QAnon: li ha definiti patrioti e in qualche caso ha anche ritwittato i loro messaggi. Innumerevoli I tentativi di influenzare la campagna elettorale. Un caso esemplare è la teoria cospirativa secondo la quale, nel dibattito con Trump, lo sfidante Joe Biden sarebbe stato «telecomandato» attraverso un congegno elettronico inserito nel suo orecchio. Secca smentita, ma le tesi dei QAnon sono state ugualmente riprese dal team del presidente. A quel punto la storia, per quanto smentita da Biden, è finita sui grandi media conservatori, a partire dalla rete tv Fox. Una storia inesistente divenuta argomento di dibattito nazionale. Così Facebook, che fin qui aveva bloccato i messaggi QAnon in modo selettivo, eliminando 1.500 profili, ha deciso di mettere al bando tutti gli account di questo fronte: il suo team di sorveglianza denominato Dangerous Organizations Operations ha verificato che dietro questa sigla è cresciuta una campagna di disinformazione ben organizzata e ramificata. Ogni pagina, account o evento dei QAnon serve a diffondere teorie prive di contatti con la realtà: uno strumento micidiale per confondere parti importanti dell’opinione pubblica e diffondere un veleno che toglie forza alla verità oggettiva dei fatti.