Fonte:
La Stampa
Autore:
Ariela Piattelli
“Respinti”: così Mussolini condannò gli ebrei croati
1942, in fuga dai nazisti e dagli ustascia cercavano riparo in Italia La prova in un appunto scovato nell’Archivio Centrale dello Stato: conferma la corresponsabilità del Duce già prima dell’8 settembre
«Respinti». Con una parola, laconica quanto feroce, seguita dalla sua iniziale autografa, Benito Mussolini respinse gli ebrei croati che, minacciati dagli atroci massacri degli ustascia, dalle deportazioni naziste, e destinati a «sicura morte», chiedevano nel ’42 di entrare in Italia per trovarvi rifugio. Io rivela un documento inedito trovato recentemente dallo storico della Shoah Michele Sarfatti, che è stato direttore per molti anni della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. L’appunto, datato 4 ottobre 1942, testimonia la connivenza di Mussolini con la macchina dello sterminio prima dell’8 settembre 1943. «Ho scoperto questo documento nell’Archivio Centrale dello Stato grazie alla segnalazione di due studiosi, Giorgio Fabre e Anna Pizzuti», racconta Sarfatti. «L’ho reperito nel corso delle ricerche su come l’Italia fascista aveva trattato gli ebrei croati che cercavano di entrare nella provincia di Fiume e sul ruolo di Giovanni Palatucci in quella vicenda». Il risultato di questo studio uscirà sul prossimo numero della rivista Italia Contemporanea. «II documento inedito consiste in un “appunto” per Mussolini: era uno dei modi con cui il sistema burocratico chiedeva direttive al dittatore. Quando lui scrive su questo la parola “respinti”, risponde in modo inequivocabile. È ovvio che si riferisce a tutti, senza eccezione, si tratta di un ordine di carattere generale». L’importanza dell’appunto di ottobre sta nel fatto che per la prima volta viene riportata alla luce una carta che testimonia la decisione esplicita di Mussolini di respingere verso morte certa un gruppo di ebrei, nel secondo semestre del 1942. «Sono accadimenti che precedono l’Armistizio; dopo, il coinvolgimento di Mussolini nello sterminio degli ebrei italiani, sotto la Repubblica Sociale Italiana, è fatto ormai notorio». Degli ebrei in pericolo di vita il duce avalla la morte, «siglando con le tre stanghette, che raffigurano la consueta M stilizzata, l’ordine di respingerli».
La decisione
Dopo la spartizione della Jugoslavia tra Italia e Germania nel ’41 e la creazione dello Stato indipendente croato, governato dagli ustascia, terribili persecutori di rom e serbi ed ebrei, questi cominciano ad affacciarsi verso Fiume, la città più vicina a Zagabria. «Gli ustascia erano veri e propri massacratori», continua Sarfatti. «L’Italia, che aveva espulso gli ebrei stranieri già dal ’38, è incerta su cosa fare: da una parte non vuole nuovi ebrei, dall’altra pensa che quei croati, pur se non ariani, potrebbero essere utili. Fino alla primavera del ’42 nella provincia di Fiume si accavallano accoglimenti e respingimenti di centinaia di profughi. Durante la seconda fase della Shoah in Croazia, dopo che Zagabria ha stretto un accordo con Berlino per la deportazione degli ultimi ebrei croati, questi premono sulla provincia italiana di Lubiana. La questura locale lo segnala a Roma, precisando che sono in pericolo di vita, e la direzione centrale della polizia chiede direttive a Mussolini, che è anche ministro dell’Interno: è a quel punto che arriva la sua decisione».
«Nulla osta» allo sterminio
L’eccezionale testimonianza del documento diviene ancor più drammatica e significativa se si mette a confronto con un altro appunto siglato da Mussolini e già noto agli storici. «La storia non è una fotografia, ma è come se fosse un film, e bisogna vederlo sempre in un’ottica “processuale” poiché tutto è graduale. Nell’agosto del ’42 l’ambasciata del Terzo Reich chiede all’Italia di consegnargli gli ebrei che si trovano nelle zone croate presidiate dall’esercito italiano, esplicitando che sono destinati allo sterminio». E infatti nell’apposito appunto per Mussolini si parla esplicitamente di «dispersione ed eliminazione» e si informa il dittatore che la «liquidazione degli ebrei in Croazia starebbe ormai entrando in una fase risolutiva». «Su questo foglio Mussolini scrive “nulla osta”, formula che contiene un assenso senza esplicitare un ordine esecutivo. Lui dunque lo aveva letto e sapeva del destino riservato agli ebrei croati da ustascia e nazisti. Quando in ottobre scrive “respinti”, già sa dalle stesse autorità tedesche dell’azione di deportazione e eliminazione. Sa, quindi, che quello che dicono gli ebrei croati sulla “morte sicura” che li attende è vero». La storia di quello che è avvenuto agli ebrei al confine orientale è ancora oggetto di indagine. «C’è dibattito tra gli storici, si sentono voci di un Mussolini che avrebbe protetto gli ebrei croati, ma non è così. C’è una politica dall’estate ’41 all’estate del ’42 composta da accoglienza e respingimenti, dopodiché, con il nullaosta un po’ ambiguo dell’agosto e poi con il successivo chiaro ordine di respingimento di ottobre, Mussolini esplicita la sua connivenza nell’assassinio degli ultimi ebrei croati».