Fonte:
La Regione
Un divieto dei simboli nazisti e razzisti è possibile, ma complicato. Lo sostiene l’Ufficio federale di giustizia (Ufg), secondo cui “si scontrerebbe con grandi ostacoli giuridici e redazionali”. Inoltre, gli operatori del settore non vedono la necessità di agire. Nella maggior parte dei casi, l’uso pubblico di simboli nazisti, razzisti, estremisti o inneggianti alla violenza è già oggi punibile, indica l’Ufg in un rapporto pubblicato oggi. Le leggi cantonali forniscono alle forze dell’ordine strumenti sufficienti per intervenire, in particolare durante le manifestazioni.
Se si volesse estendere l’attuale legge penale, oltre ai simboli nazisti dovrebbero essere inclusi tutti i simboli di discriminazione razziale, aggiunge l’Ufg. Se l’accento venisse messo sulla repressione, occorrerebbe avere una soluzione uniforme in tutta la Svizzera. Sarebbe possibile completare l’articolo del Codice penale sulle discriminazioni “con un divieto esplicito di utilizzare simboli nazisti e razzisti”. In alternativa, si potrebbe adottare una legge speciale per regolare il divieto in modo più dettagliato.
Se, invece, il divieto fosse finalizzato a un effetto principalmente preventivo e quindi nell’ottica di impedire il ricorso a simboli nazionalsocialisti e razzisti, sarebbe più appropriata una soluzione nel diritto di polizia cantonale.
Difficoltà pratiche
Tuttavia, l’Ufg sottolinea le difficoltà pratiche nel formulare un divieto. “La norma dovrebbe essere redatta in modo sufficientemente ampio, in modo che i tribunali possano prendere in considerazione il contesto specifico di ciascun caso. D’altra parte la formulazione dovrebbe essere sufficientemente chiara e precisa, in modo che tutti possano sapere cosa è permesso e cosa è vietato”, viene indicato. Dovrebbero inoltre essere previste eccezioni per consentire l’uso dei simboli in questione per scopi scientifici, educativi, artistici o giornalistici.
Necessità di agire con urgenza
Le organizzazioni ebraiche prendono atto delle opzioni delineate dall’Ufg. In contrasto con gli operatori citati nel rapporto, la Federazione svizzera delle comunità israelite (Fsci), la Piattaforma degli ebrei liberali della Svizzera (Pels) e “ampi circoli socio-politici” ritengono che “sia urgente agire”, sottolineano in un comunicato congiunto. “Gli innumerevoli incidenti durante le manifestazioni suscitate dalla crisi del coronavirus, in cui si sono visti saluti hitleriani o l’uso delle stelle gialle, non fanno che rafforzare questo dibattito”, aggiungono. In questo contesto, Fsci e Pels chiedono che ci si concentri in un primo tempo sui simboli nazisti. I tentativi di vietare i simboli razzisti, estremisti e discriminatori sono finora sempre falliti perché non è stato possibile raggiungere un accordo su un elenco di tali simboli.