Fonte:
Moked.it
Autore:
Sergio De Bernardin
“Il nostro impegno per l’educazione”
Eccellenze, Signore e Signori,
Qualche settimana fa, alla vigilia della Giornata della Memoria, l’ottantasettenne Liliana Segre è stata nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella.
Questa donna, deportata ad Auschwitz a soli otto anni, è una dei 25 bambini italiani (su un totale di 776) sopravvissuti alla realtà dei campi di concentramento e di sterminio. Dal momento della sua liberazione, la signora Segre non parlò mai pubblicamente della sua esperienza per molti decenni, ma negli anni ’90 ebbe finalmente il coraggio di iniziare a raccontare la sua storia durante incontri e conferenze e, quindi, nelle scuole.
Da allora, ha sempre dedicato la sua vita a mantenere accesa la memoria, presentando la sua testimonianza in numerosissimi libri e documentari. Conferendole una delle più alte onorificenze del paese, il presidente Mattarella riconosce esplicitamente il “massimo merito sociale” delle sue iniziative, in cui ha dimostrato di saper trasformare l’esperienza tragica vissuta in un vero e proprio messaggio di pace.
Sia la destra che la sinistra hanno accolto con grande approvazione la decisione del Presidente, confermando, così, un sostegno bipartitico a favore della commemorazione dell’Olocausto in Italia. Tutto ciò ha permesso al nostro governo uscente di impegnare l’Italia nella presidenza della International Holocaust Remembrance Alliance alla vigilia di elezioni politiche. Infatti, assumo dal mio collega svizzero la responsabilità della presidenza due giorni dopo le elezioni e non ho idea di chi sarà a capo del nostro prossimo governo. Tuttavia, mi sento al sicuro perché sono convinto che la posizione e l’impegno dell’Italia a favore della memoria dell’Olocausto non cambieranno.
Signore e Signori,
Questa sera vorrei, innanzitutto, ringraziare l’ambasciatore Baetting per aver dimostrato di saper guidare la IHRA in maniera magistrale e proficua nel corso di questi ultimi anni. Il principale lascito della presidenza svizzera è la nuova strategia organizzativa che permetterà alla nostra Alleanza di far fronte alle sfide del presente in maniera più efficace.
La ragion d’essere della IHRA e il suo obiettivo sono ben lontani dall’essere sbiaditi dal tempo. Troppi fattori preoccupanti inquinano oggi le nostre società che sembrano avere sempre più bisogno di attenzione e di una risposta decisa da parte delle autorità.
Rimane essenziale difendere la verità; la verità di quanto è successo ieri, così come la verità di ciò che sta accadendo oggi. Il contributo della IHRA a questo fine continua ad essere, di fatto, un elemento determinante.
È in quest’ottica che la troika della IHRA – composta dall’ambasciatore Baetting, dal sottoscritto e dall’ambasciatore Santer che sarà il prossimo a presiedere per conto del Lussemburgo – guarda con preoccupazione, membro storico e profondamente stimato all’interno dell’alleanza.
La comunità della IHRA, Polonia compresa, è impegnata ad attenersi a quanto stabilito nel nostro statuto, la Dichiarazione di Stoccolma. Quest’ultima esplicita l’impegno condiviso dei nostri paesi membri a promuovere lo studio dell’Olocausto in tutte le sue dimensioni ed a sostenere la sua verità contro chiunque la neghi. L’emendamento legislativo recentemente approvato getta dubbi sulla capacità della Polonia di onorare tale Dichiarazione.
La salvaguardia della memoria storica è di primaria importanza per la IHRA, tanto che costituirà il principale obiettivo del nostro lavoro nel corso dei prossimi cinque anni, insieme alla lotta contro le distorsioni della Storia. Per la presidenza italiana, la priorità sarà iniziare l’attuazione della nuova strategia, razionalizzando in particolare le nostre strutture operative e rafforzando il Segretariato Permanente. Date le risorse limitate di cui dispone, la IHRA dovrà concentrarsi su ambiti e iniziative in cui fare la differenza è concretamente possibile.
Un obiettivo parallelo sarà rendere sempre più visibile e autorevole l’IHRA, cominciando dall’Italia. Quest’ambizione ha originato – tra le altre iniziative – l’emissione ieri del francobollo che vedete riprodotto.
Aiutare il grande pubblico e le istituzioni a conoscere e comprendere ciò che l’IHRA è e fa è cruciale per accrescere il ruolo dell’IHRA quale influencer e il suo contributo all’elaborazione di politiche basate su consapevolezza storica.
In questa prospettiva, oltre a organizzare i due consueti incontri plenari della IHRA (che avranno luogo il primo a Roma negli ultimi giorni di maggio e il secondo a Ferrara durante l’ultima settimana di novembre), stiamo preparando due conferenze a livello internazionale che saranno aperte al mondo accademico e al pubblico.
La prima, che si svolgerà il prossimo 27 maggio a Roma, sarà incentrata su modelli storici e pratiche delle leggi razziali. In questo 2018 ricorre, infatti, l’ottantesimo anniversario dall’inizio della persecuzione legalizzata degli ebrei italiani e vorremmo, di conseguenza, che anche la IHRA dedicasse una parte del suo lavoro di quest’anno alla questione delle leggi razziali.
Il secondo incontro aperto al pubblico avrà luogo a Milano il 16 novembre e sarà dedicato al contrato dell’incitazione all’odio, una piaga sempre più alimentata dal forte impatto dei social media in rete.
L’arma più potente che ci rimane per sconfiggere questa piaga, così come qualunque tipo di negazione o distorsione dell’Olocausto, è l’educazione.
Ecco perché, mentre l’Italia muove i suoi primi passi alla presidenza della IHRA, il nostro Ministro dell’Istruzione ha già provveduto ad emanare orientamenti amministrativi per un insegnamento efficace sul tema dell’Olocausto. A tutti i docenti italiani sono stati forniti criteri chiari e precise informazioni affinché possano parlare della Shoah partendo da solide basi storiche e pedagogiche.
Il Ministero dell’Istruzione sta anche lanciando un sito web per permettere agli insegnanti di condividere le loro esperienze e i metodi più efficaci.
È in produzione un nuovo documentario, pensato appositamente per le scuole e che raccoglie le testimonianze di superstiti italiani dell’Olocausto. Per finire, sarà lanciato a breve un film d’animazione, in coproduzione con la RAI, sulla storia di due giovani (e fortunate) sorelle italiane sopravvissute ad Auschwitz. Il film avrà lo scopo di introdurre i bambini agli avvenimenti dell’Olocausto nel modo meno traumatico possibile.
Signore e Signori,
“Combattere la distorsione della storia e tutelare le testimonianze” (Counter Distortion and Safeguard the Record) è l’obiettivo principale della nuova strategia dell’IHRA.
Abbiamo l’obbligo di difendere la memoria per chi è morto e per chi non è ancora nato: il ricordo non è fondamentale solo per rendere omaggio alle vittime e i superstiti del passato, ma anche per proteggere il futuro dei nostri figli.
Se, come disse Zygmunt Bauman, l’Olocausto non è stato un incidente ma una conseguenza logica della modernità, non possiamo abbassare la guardia. Bauman puntò il dito contro il progresso, che rende più difficile comportarsi moralmente perché aumenta la distanza tra noi e il risultato delle nostre azioni, isterilendo la nostra percezione della responsabilità individuale. Internet e i social media ingigantiscono questa distanza.
Inoltre, è lì che proliferano le fake news, diventando ancora più dannose. Per secoli gli ebrei sono stati vittime di diffamazioni basate su fake news: basti pensare alle accuse di infanticidio rituale o ai Protocolli dei savi Anziani di Sion.
Per questo è fondamentale il lavoro dell’IHRA, i cui esperti lavorano per conservare informazioni e testimonianze e condividere le migliori prassi, chiedendo ai governi di usufruire di quei materiali per scopi educativi e nella definizione delle proprie politiche.
Ci aspettiamo che le definizioni operative dell’IHRA di antisemitismo e di negazione e distorsione dei fatti dell’Olocausto diventino punti di riferimento per l’azione dei governi nazionali.
Chi può negare che la distorsione e la banalizzazione dell’Olocausto siano un rischio crescente? E che l’antisemitismo si presenti oggi in molti modi diversi, in molti Paesi diversi?
L’antisemitismo è un veleno che può essere iniettato a piccole dosi e con mezzi diversi. Uno dei più insidiosi è la banalizzazione. Dobbiamo distruggere qualsiasi quantità di veleno, seppur così piccola da non sembrare letale. Altrimenti, prima o poi, raggiungerà un livello letale.
Non possiamo vedere la memoria e la tutela delle testimonianze come compiti secondari. Forse ricorderete che, di fronte al problema del razzismo negli Stati Uniti, i presidenti statunitensi decisero che agire secondo le regole della normale amministrazione non era abbastanza, e che c’era bisogno di affirmative action (azione positiva).
Possiamo noi oggi considerare la negazione dell’Olocausto una semplice manifestazione della libertà di pensiero? Se è così, anche l’inquinamento ambientale potrebbe essere considerato una semplice conseguenza della libertà dell’attività economica: eppure i governi ricorrono a misure straordinarie per contrastare questo fenomeno. Lo fanno perché la salute è un “bene comune”, la cui salvaguardia merita provvedimenti straordinari. Anche la verità storica è un “bene comune”, perché le nostre società non possono sopravvivere basandosi su presupposti falsi e viziati dall’antisemitismo che li alimenta.
Signore e Signori,
Ricordiamo! Ricordiamo che il 2018 è l’ottantesimo anniversario delle leggi razziali in Italia, ma anche della Conferenza di Evian, nella quale dei Paesi civilizzati hanno deciso di chiudere gli occhi davanti alla tragedia che incombeva sugli ebrei in Germania. È anche l’ottantesimo anniversario dell’Accordo di Monaco, con il quale le democrazie occidentali hanno chiuso gli occhi davanti al pericolo della tirannia e si sono rifiutate di essere coinvolte in una tragedia che consideravano troppo lontana dalle loro frontiere.
Nel 1938 la comunità internazionale si è rifiutata di cogliere i segnali di quello che stava accadendo. Oggi, quella stessa comunità internazionale ha ancora bisogno di un guardiano e di sentinelle per risvegliare le nostre coscienze. È questa la missione dell’IHRA, la nostra missione: assicurare che la consapevolezza prevalga sull’ignoranza, la responsabilità sull’indifferenza.
Come scrisse Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.
Grazie dell’attenzione.
Sandro De Bernardin
Traduzione di Anna Pagetti e Federica Alabiso, studentesse della Scuola Superiore Interpreti e Traduttori dell’Università di Trieste, tirocinanti presso la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane