Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Paolo Salom
Libri negazionisti,
museo della Shoah
contro Amazon
Anche testi italiani
tra i più venduti
Su Amazon si può trovare in vendita di tutto. Forse troppo. È di ieri l’ultima polemica tra il gigante online e il museo dell’Olocausto di Gerusalemme. Robert Rozett, direttore della biblioteca dello Yad Vashem, come è chiamato in lingua ebraica («un monumento e un nome»), ha inviato una lettera a Jeff Bezos chiedendogli di agire senza indugio per «arginare la diffusione dell’antisemitismo in un momento che vede questo fenomeno nuovamente in espansione nel mondo». A questo scopo, nella missiva si chiede a Bezos di ritirare dalla vendita alcuni testi per lo meno controversi Perché il colosso americano del web, tra i suoi tanti articoli, offre anche libri che propagandano il negazionismo, ovvero quelle opere a-scientifiche che pretenderebbero di dimostrare la «truffa della Shoah», negando il fatto che sei milioni di ebrei sono passati perle camere a gas nei tragici anni della Seconda guerra mondiale. Rozett non ha ancora ricevuto risposta ma dice che in passato simili richieste erano state respinte perché, avevano fatto sapere i responsabili di Amazon, «non possiamo limitare la libertà di informazione». E qui probabilmente è il punto fondamentale — l’equivoco — che permette di trovare facilmente su Internet prodotti quali «Il mito dello sterminio ebraico», autore l’italiano Carlo Mattogno, personaggio vicino all’ultra destra (lui si ritiene un «radicale»), senza alcuna certificazione accademica ma attivo sin dagli anni Settanta nel variegato universo negazionista internazionale; e altri titoli, in diverse lingue, tutti incentrati sull’«invenzione» delle camere a gas. Ora, il confine tra «libertà di informazione» e «libertà di diffondere menzogne» può apparire scivoloso. Certamente Bezos e compagnia non intendono contribuire alla diffusione di teorie razziste quanto ignobili Tuttavia nessuno dovrebbe sottrarsi al dovere di verificare e giudicare ciò che propone al proprio pubblico. In ultima analisi: di scegliere. È una semplice e intuitiva responsabilità prevista, per legge (almeno in Italia), a carico di editori e direttori responsabili di pubblicazioni di ogni genere. Dunque è anche un fatto di cultura: quella vera. Proprio ieri, la comunità ebraica ha protestato contro un’iniziativa che sarà ospitata domani in un locale del Campidoglio, la «Settimana contro l’Apartheid israeliano». «Chiediamo un intervento del sindaco Raggi — ha detto il vicepresidente della comunità romana Ruben Della Rocca — perché revochi la concessione di locali del Campidoglio a questa campagna d’odio anti-Israele».